KOSKENNIEMI, Veikko Antero
Scrittore finlandese, nato a Oulu (Uleåborg) nel 1885. Si laureò in filosofia nel 1907, ma già da studente aveva preso parte attiva alla vita letteraria. Nel 1920 ebbe la cattedra di letteratura nazionale e mondiale nell'università finnica di Turku (Åbo); dal 1925 al '32 vi tenne l'ufficio di rettore.
Come poeta esordì con un volume di Runoja (Poesie, 1906), intonate a un pessimismo contenuto e sereno, che si accentua nelle due raccolte seguenti: Valkeat kaupungit (Le città bianche, 1908) e Hiilivalkea (Fuoco di brace, 1913). Soprattutto notevoli le Elegioja (Elegie, 1917; ne diede un saggio, in versione metrica, P. E. Pavolini nel Quaderno Finnico de I nostri quaderni, gennaio-febbraio 1927), per la loro semplicità e umanità, pregi the rifulgono anche in Sydän ja Kuolema (Il cuore e la morte, 1919). Le Usia runoja (Nuove poesie) rappresentano la maturità del poeta. Intermedî tra la poesia e la prosa (come dice il sottotitolo lyyrillinen kertomus, racconto lirico) sono Hannu (Gianni, 1913) e Nuori Anssi (Il giovane Anssi, 1918, in memoria dei giovani morti per la patria). K. è inoltre autore del romanzo Konsuli Brennerin jälkikesä (L'estate di S. Martino del console Brenner, 1916) e di numerosi saggi critici. Finissime osservazioni estetico-psicologiche sono sparse nel volume di "pensieri" (mietelmiä) Matkasauva (Il bastone del viandante, 1926) e in due libri di viaggi (a Parigi e in Grecia). Sono da ricordare, infine, le traduzioni da Balzac, Grillparzer, Keller, Kierkegaard.