VEDĀNTA (o Uttara-mīmāṃsā)
Sistema filosofico indiano che si può considerare il più celebre fra i sei sistemi ortodossi (v. india: Letteratura), come quello che poté trionfare su ogni altra dottrina dell'India antica e moderna, così da contare pur oggi molti milioni di adepti.
Suo fondamento è la dimostrazione dell'unità assoluta dello spirito individuale (Ātman) con l'universale (Brahman): di qui l'altro nome dato al sistema di Brahma- o Śāriraka-mīmāṃsā "Ricerca concernente il Brahman o l'anima incorporata" e la dimostrazione della fallacia di qualsiasi criterio di pluralità fenomenica, dato che nulla esiste all'infuori dell'accennata unità (advaita "non dualità"); che tutto il mondo empirico, vale a dire, non è che illusione (māyā). Si tratta, dunque, di una sistemazione delle dottrine non dualiste contenute, disordinatamente e spesso in modo contradditorio, nelle Upaniṣad. Il Vedānta rappresenta, così, la filosofia brahmanica ortodossa, nel più ampio suo significato. Tale sistemazione si era iniziata col Vedānta-sūtra o Brahma-sūtra, attribuito al mitico autore Bādarāyaṇa che va assegnato a un periodo fra il sec. III e V d. C. (Jacobi), autore noto pure sotto il leggendario nome di Vyāsa. Si tratta di una raccolta di 555 aforismi brevissimi (sūtra), i quali, avendo per fine di segnare la realizzazione dell'unione col Brahman, l'Essere puro e assoluto, combattono tutte le altre dottrine filosofiche, razionaliste o realiste e acosmistiche, e insegnano i mezzi intellettuali e spirituali atti a far raggiungere tale via di salvazione. Ma i piccoli sūtra, per la loro grande oscurità non sarebbero certamente stati comprensibili senza commento.
Tale commento tentarono numerosi filosofi, i quali adattarono, tuttavia, ciascuno alla propria tendenza, il contenuto delle dottrine upaniṣadiche, pretendendo con ciò di rappresentare, rispettivamente, la dottrina pura, originale. Ne conseguirono interpretazioni così diverse, attraverso i varî commenti (bhāṣya), da far sì che potesse apparire nei secoli l'esistenza di altrettanti diversi Vedānta. Su tutti i commentatori succedutisi in più di sette secoli (Śaṅkara, 788-820; Rāmānuja, 1016 o 1018-1137; Nimbārka, morto nel 1162; Madhva, 1199-1275 o 1276; Vallabha, 1479-1531), eccelse di gran lunga Śaṅkara, detto pure Śankarācārya "Il maestro S.", che può essere considerato a buon diritto "il polemista più grande e più dotto dell'India", come colui che combatté vigorosamente contro tutti i sistemi dualistici (v. sāṃkhya) e contribuì pure, con l'oppugnarne le scuole, alla definitiva decadenza del buddhismo. Vedānta nome comprensivo delle Upaniṣad, fu dato appunto per ciò alla sua dottrina, detta pure Kevalādvaita "monismo idealistico assoluto".
Bibl.: P. Deussen, Das System des Vedānta, Lipsia 1920, 3ª ed.; V. S. Ghate, Le Vedānta, étude sur les Brahma-sūtras et leur cinq commentaires, Parigi, 1918; S. N. Dasgupta, A History of Indian Philosophy, Londra 1922, 1923; F. Belloni-Filippi, I maggiori sistemi filosofici indiani, Palermo [1925].