Vedanta Desika (noto anche come Venkatanatha Misra)
(noto anche come Veṅkaṭanātha Miśra) Filosofo indiano (Tooppul, vicino Kanchipuram, Tamil Nadu, 1268 - ivi 1369). È, dopo Śrī Rāmānuja, il principale esponente del Viśiṣṭādvaita Vedānta. Nato in una famiglia viṣṇuita e legata direttamente a Rāmānuja, V. studiò con lo zio materno Ātreya Rāmānuja, autore di un’opera in cui il Viśiṣṭādvaita Vedānta si confronta con le teorie della Prābhākara Mīmāṃsā. V. fu autore di numerosissime opere filosofiche, teologiche e poetiche, per lo più in sanscrito ma anche in tamil, dedicate a temi filosofici e teologici. A una lettura teistica della Mīmāṃsā sono dedicate la Seśvaramīmāṃsā («Mīmāṃsā teista»), un commento al testo fondamentale della Mīmāṃsā, in cui V. mostra come Mīmāṃsā e Vedānta siano un unico sistema filosofico, e la Mīmāṃsāpādukā, in cui Dio è la causa della liberazione, e non il merito (apūrva) accumulato con i sacrifici. La Nyāyapariśuddhi mostra invece la conciliabilità di Nyāya e Viśiṣṭādvaita Vedānta. Altre opere sono dedicate alla confutazione dell’Advaita Vedānta e all’elucidazione di opere di Rāmānuja e di Yāmuna. L’opus magnum di V. è l’enciclopedico Tattvamuktākalāpa, che elabora e sistematizza ontologia, epistemologia e soteriologia del Viśiṣṭādvaita Vedānta trattandole fianco a fianco con quelle degli altri darśana indiani. Sul piano ontologico, V. classifica per primo ogni realtà entro le due categorie (padārtha) di sostanza e non-sostanza. La prima si suddivide ulteriormente in materiale (prakr̥ti e il tempo) o immateriale (Dio, le anime individuali, la conoscenza – jñāna – e la «manifestazione eterna» di Dio, una sostanza spirituale in cui risiedono da sempre le anime liberate) ed è definita come il sostrato di ogni modificazione. Una sostanza può cioè essere un attributo di un’altra, ma per essere sostanza dev’essere sostrato di modificazioni (nel caso della conoscenza, che è attributo dell’anima, le modificazioni consistono nell’espandersi e contrarsi). Nella seconda categoria rientrano le qualità (guṇa, ➔ anche Vaiśeṣika), le quali non possono essere sostrato di modificazione. Sostanza e attributi sono distinti ma inseparabili (non è infatti possibile percepire una sostanza senza i suoi attributi). Conseguentemente, V. può spiegare la posizione del Viśiṣṭādvaita Vedānta dicendo che il brahman è la causa sostanziale dell’Universo, ma resta immodificato, poiché le modifiche pertengono a prakr̥ti, che ne è un attributo. Sono attributi del brahman anche le anime individuali.