VAUDEVILLE
. L'etimo di questo vocabolo francese si fa risalire a "vau de Vire", perché nella Valle di Vire (Bassa Normandia) al principio del sec. XVI sarebbero state intonate certe canzoni satiriche contro il giogo straniero. Sicché per lungo tempo vaudeville non significò altro che una canzonetta satirica. Ma queste canzonette, dal contado, dalle città, dalle sale della corte, finiscono con il fare ingresso nella commedia: fenomeno facile a spiegarsi se si tiene conto degli stretti legami fra il teatro comico e la musica. Così nel sec. XVIII avviene che la commedia fiorita di vaudevilles, o canzonette, in Francia si chiami essa stessa vaudeville: è quella, dice il Lintilhac (Histoire gén. du Théâtre en France: La Comédie, V), dove si rifugia lo spirito comico esulato dall'opera comica. E prima di lui lo Schlegel (Vorlesungeit über dramat. Litteratur, Lez. 12a) aveva detto: "Il vaudeville non è che una varietà secondaria dell'opera comica. La differenza essenziale che ne lo distingue si è che il poeta fa senza del compositore di musica, e si contenta di scegliere arie conosciute e già diventate popolaresche"... "Un Le Sage, un Piron, non disdegnarono di lavorare per il vaudeville, e ancora per il vaudeville dei burattini"... "Questi vaudevilles son come i moscerini che ronzano per l'aria in una sera d'estate; talvolta punzecchiano, ma sempre volteggiano lietamente, finché il sole dell'occasione risplende per essi". Il genere, facile e gradevole, ha gran successo; il 12 gennaio 1792 si crea a Parigi, nella Rue de Chartres, un Teatro del Vaudeville; ma vaudevilles si rappresentano dappertutto. Numerosissimi sono gli autori che, tra la fine del sec. XVIII e la prima metà del XIX, si dedicano a questo genere e alle sue sottospecie (si è voluto distinguere il vaudeville farsa, il vaudeville aneddotico, il vaudeville satirico, il vaudeville a intrigo, ecc.): massimi, Scribe e Labiche.
Infine, il vaudeville rinuncia ai couplets e alla relativa musica la quale si rifugia, se originale, nell'operetta, o se attinta scherzosamente ad arie già conosciute, nella rivista; e diventa nient'altro che una leggiera commedia in prosa, fondata su un intrigo complicato d'equivoci, brillante d'una comicità tutta esteriore e fine a sé stessa, talvolta non senza una piccola dose di sentimentalismo. È in questo senso che dalla seconda metà dell'Ottocento in poi il vocabolo viene usato da Sarcey e dagli altri cronisti francesi; mentre in Italia (probabilmente dal titolo del Théâtre de poche di T. Gauthier) è da un pezzo prevalsa per lo stesso genere l'altra denominazione di pochade.
Musica. - Il vaudeville, come si è detto, penetrò nel teatro di prosa, intercalato alle parti recitate delle commedie, in fomia di couplets rimati e cantati su arie conosciute, per lo più vecchi refrains popolari, giocosi e buffoneschi, talvolta anche arie tratte da un'opera in voga o pure canzoni nuove toccate dal successo popolare: brunettes, pastourelles, airs tendres o airs à boire. Molte di tali arie venivano pubblicate in vaste raccolte che avevano grande diffusione, e l'autore della commedia si limitava a indicare, per ciascuno dei suoi nuovi couplets, le parola iniziali - ciò che si chiamava le timbre o te fredon - dell'aria sulla quale si doveva cantarlo.
I vaudevilles entrarono sempre più numerosi nella commedia, e in talune ve ne erano fino a più di cento, e si distinguevano dalle ariettes per il fatto che queste erano dei couplets con musica originale, scritta, cioè, espressamente da un musicista.
Le raccolte più antiche e quelle più famose di vaudevilles sono: Le Recueil des plus belles et excellentes chansons en forme de Voix-de-ville, tirées des diverses auteurs tant anciennes que modernes, auxquelles a été nouvellement adaptée la musique de leurs chants communs publié par Jehan Chardavoine, le Beaufort en Aujou (1576); Le Recueil des plus beaux airs accompagnés de chansons â danser, ballets, chansons folâtres et bacchanales, autrement dites Vaudevire, non encore imprimés (1615; questo canzoniere normanno contiene le parole e la musica di molti vaudevires attribuiti a O. Basselin); La Chef des chansonniers, ou recueil de vaudevilles depuis cent ans et plus, voll. 2, Ballard 1717; Le Clé du caveau (1807), contenente più di 2000 numeri (2a ed., 1872); La Musette de Vaudeville ou Nouvelle clef du Caveau (1882), contenente circa 500 arie; Le Caveau moderne, Chansonnier périodique (1807).
Bibl.: Favart, Mémoires et correspondance, Parigi 1808; A. Fout, Essai sur Favart et les origines de la Comédie mêlée de chant, Tolosa 1894; A. Gasté, Olivier Basselin et le Vau-de-Vire, Parigi 1887; L. Striffling, le goüt musical en France au XVIIIe siècle, ivi 1912; E. Bücken, Musik des Rokokos und der Klassik, Postdam 1931.