VASSALLO DI TORREGROSSA, Alberto
– Nacque a San Cataldo, presso Caltanissetta, il 28 dicembre 1865 da Rosario Vassallo e da Rosa dei baroni Torregrossa.
La sua era una famiglia di ricchi proprietari terrieri e, per parte di madre, poteva vantare un’ascendenza aristocratica. Proprio questa estrazione sociale gli consentì, dopo i primi studi presso il seminario arcivescovile di Catania e il collegio S. Michele di Acireale, di trasferirsi a Roma per frequentare il pontificio seminario romano maggiore, dove conseguì le lauree in teologia e in diritto canonico e civile. Nel settembre del 1888 ricevette l’ordinazione sacerdotale a Caltanissetta: l’anno seguente, quindi, fu ammesso a frequentare i corsi dell’Accademia dei Nobili ecclesiastici (oggi Pontificia accademia ecclesiastica), istituzione romana nata all’inizio del XVIII secolo e deputata alla formazione del personale diplomatico della S. Sede. Questo percorso fece sì che Vassallo, nel 1892, entrasse in qualità di apprendista nella segreteria di Stato vaticana.
Si era all’indomani dell’enciclica Rerum novarum con cui nel 1891 papa Leone XIII, portando per la prima volta il magistero pontificio a confrontarsi con la questione sociale, aveva dato un impulso decisivo all’elaborazione di nuove forme d’impegno dei cattolici nella società, miranti a soccorrere materialmente e spiritualmente le classi lavoratrici e a scongiurare così la loro adesione al socialismo. Vassallo si trovò dunque a respirare un clima intellettualmente vivace e a godere di possibilità d’incontro e di scambio con figure di spicco del movimento cattolico italiano dell’epoca: tutto ciò lo portò ad acquisire consapevolezza della complessità delle sfide che si presentavano alla Chiesa nella società moderna e contribuì a definire il suo profilo di prete ‘sociale’, capace di manifestarsi fin da quegli anni.
Pur essendo a Roma, infatti, egli tenne assidui contatti con il clero della diocesi d’origine, e fu soprattutto per sua iniziativa che si giunse, nell’ottobre del 1895, alla fondazione di una cassa rurale a San Cataldo – la prima nella diocesi di Caltanissetta, la terza in Sicilia – alla presenza del sacerdote veneto Luigi Cerutti, il ‘padre’ del cooperativismo cattolico nella penisola. Vassallo maturò l’idea proprio a seguito del suo incontro con Cerutti, avvenuto a Roma nel febbraio del 1894, attivandosi quindi per introdurre nel paese natio una forma di associazionismo sociale di matrice cattolica distante dal tradizionale modello caritativo-assistenziale: egli si trovò così a esercitare una «funzione di tramite tra realtà locale e più vasto mondo cattolico italiano» (Naro, 1980, p. 17) che non sarebbe rimasta limitata a questo caso.
Nel 1898 lasciò Roma per Monaco di Baviera: accogliendo una segnalazione del cardinale segretario di Stato Mariano Rampolla del Tindaro, siciliano e suo estimatore, Leone XIII lo inviò a far parte del personale della nunziatura apostolica di quella città. In Germania egli rimase fino al 1905, salvo una parentesi di alcuni mesi trascorsa a Bruxelles come uditore presso la locale nunziatura (1902-03). Successivamente, visto pure l’allontanamento di Rampolla dalla segreteria di Stato a seguito dell’elezione di papa Pio X, Vassallo decise di lasciare la diplomazia pontificia e di far ritorno a San Cataldo. Qui egli si impegnò attivamente in campo sociale e religioso, contribuendo, ad esempio, all’introduzione della Compagnia di S. Orsola nella diocesi di Caltanissetta. Da parte sua, a ogni modo, vi fu anche un marcato interesse per la sfera politica: in contatto con don Luigi Sturzo, fu chiamato nel 1908 a figurare tra i membri del segretariato elettorale cattolico siciliano – presieduto da Sturzo medesimo – nonché a ricoprire il ruolo di delegato regionale presso l’Unione elettorale cattolica nazionale. In occasione delle elezioni politiche del 1909 espresse la propria insoddisfazione per la prassi clerico-moderata, che a suo dire penalizzava lo sviluppo delle forze cattoliche.
L’autunno del 1913 sancì una svolta nel suo percorso personale e un ritorno alla carriera diplomatica: in novembre Pio X lo elevò al rango di arcivescovo titolare di Emesa e lo inviò a Bogotá, in Colombia, nelle vesti di delegato apostolico. La sua attività in Sudamerica proseguì durante il pontificato di Benedetto XV, quando egli divenne il primo nunzio apostolico in Argentina (1916) e in Paraguay (1920). Alla fine del 1920 il prelato siciliano fu individuato quale successore di Eugenio Pacelli alla nunziatura di Monaco: il governo bavarese, tuttavia, richiese espressamente che l’avvicendamento non avesse luogo prima della conclusione dei coevi negoziati per il concordato con la S. Sede. Questo fu stipulato soltanto nel marzo del 1924: l’insediamento di Vassallo in Baviera ebbe luogo nell’agosto dell’anno seguente.
All’epoca la nunziatura apostolica di Monaco non era più l’unica rappresentanza pontificia in Germania: nel giugno del 1920 Pacelli era riuscito a farsi riconoscere dal governo tedesco quale nunzio per l’intero Deutsches Reich, titolo che egli detenne, unitamente a quello di nunzio di Monaco, fino al termine delle trattative diplomatiche con lo Stato bavarese. Il futuro Pio XII si trasferì a Berlino nell’agosto del 1924, aprendo la strada all’arrivo di Vassallo in Germania. Quest’ultimo si trovò così a dover gestire la pesante eredità del predecessore, ma anche la notevole perdita di rilevanza della nunziatura monacense, che se fino a pochi anni prima era stata il riferimento di Roma per gli affari dell’intera Germania, ora vedeva invece il proprio raggio d’azione confinato alla sola Baviera: il centro delle relazioni diplomatiche fra il Paese mitteleuropeo e la S. Sede si era spostato presso la nuova nunziatura di Berlino, tanto che Vassallo, nel suo periodo a Monaco, non fu chiamato a misurarsi con questioni politico-ecclesiastiche di particolare rilevanza.
La sua nunziatura in Baviera coincise con l’ascesa al potere del partito nazionalsocialista. L’arcivescovo siciliano ebbe più volte modo d’incontrare personalmente Adolf Hitler: in occasione delle elezioni parlamentari del novembre 1933, cui fu associato il referendum sull’uscita della Germania dalla Società delle Nazioni, la propaganda nazista sfruttò proprio l’immagine del nunzio, presentato artificiosamente – in un manifesto elettorale – come sostenitore del Führer, per far breccia tra la popolazione tedesca di fede cattolica. Poco più tardi, ossia nel gennaio del 1934, la legge sulla riorganizzazione del Reich (Neuaufbaugesetz) sottrasse ai singoli Länder i loro diritti di sovranità trasferendoli allo Stato centrale: la cosa riguardò ovviamente anche la Baviera, che perse fra l’altro la prerogativa di ospitare rappresentanze diplomatiche straniere nel proprio territorio. Con ciò il destino della nunziatura di Monaco era segnato. Questa venne chiusa alla fine del maggio 1934: Vassallo tuttavia optò per non tornare immediatamente in Italia, bensì per trattenersi ancora in Germania da privato cittadino, con il consenso delle autorità locali. Fu solo nell’ottobre del 1936 che egli, al cospetto del crescere delle tensioni fra il regime nazista e la Chiesa cattolica, lasciò definitivamente il Paese per rientrare a Roma. Da qui l’ultimo nunzio di Monaco si ritirò poi nella nativa San Cataldo, dove trascorse il resto dei propri giorni e dove morì, a quasi novantaquattro anni, il 7 settembre 1959.
Fonti e Bibl.: Circa gli incarichi diplomatici di Vassallo si segnalano i seguenti fondi dell’Archivio apostolico Vaticano: Archivio Nunziatura Argentina, bb. 63-79d; Archivio Nunziatura Monaco, bb. 416-434. Informazioni sull’attività svolta nella diocesi di Caltanissetta durante i primi anni del Novecento sono reperibili nel periodico cattolico locale L’Aurora. Dalla sua esperienza presso la nunziatura di Bruxelles scaturì lo scritto Piccolo studio sul clero belga, San Cataldo 1906.
G. De Marchi, Le Nunziature Apostoliche dal 1800 al 1956, Roma 1957, ad ind.; C. Naro, Il movimento cattolico a Caltanissetta (1893-1919), Caltanissetta 1977, ad ind.; Id., La fondazione della Cassa rurale di S. Cataldo. Contesto sociale e religioso, San Cataldo 1980, ad ind.; K. Repgen, Vom Fortleben nationalsozialistischer Propaganda in der Gegenwart. Der Münchener Nuntius und Hitler 1933, in Geschichte in Wissenschaft und Unterricht, XXXIV (1983), pp. 29-49; C. Naro, V. A., in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia 1860-1980, III, 2, Casale Monferrato 1984, pp. 881 s.; Id., Dizionario biografico del movimento cattolico nisseno, Caltanissetta 1986, pp. 121 s.; Id., Momenti e figure della Chiesa nissena dell’Otto e Novecento, Caltanissetta 1989, ad ind.; Preti sociali e pastori d’anime, a cura di C. Naro, Caltanissetta-Roma 1994, ad ind.; M.F. Feldkamp, Die Aufhebung der Apostolischen Nuntiatur in München 1934. Mit einem Anhang der Amtsdaten der Nuntien, Internuntien und Geschäftsträger 1786-1934, in Im Gedächtnis der Kirche neu erwachen. Studien zur Geschichte des Christentums in Mittel- und Osteuropa. Festgabe für Gabriel Adriányi zum 65. Geburtstag, a cura di R. Haas - K.J. Rivinius - H.J. Scheidgen, Colonia 2000, pp. 185-234; F. Malgeri, Il movimento cattolico tra Otto e Novecento, in Un paese di nuova fondazione. San Cataldo dalle origini ad oggi, a cura di C. Naro, Caltanissetta 2002, pp. 337-355; L. Sturzo, Carteggi siciliani del primo Novecento, a cura di V. De Marco, Caltanissetta-Roma 2002, pp. 24-28, 189-210; E. Sauser, V. A., in Biographisch-Bibliographisches Kirchenlexikon, XXI, Nordhausen 2003, coll. 1504-1506; T. Brechenmacher, Teufelspakt, Selbsterhaltung, universale Mission? Leitlinien und Spielräume der Diplomatie des Heiligen Stuhls gegenüber dem nationalsozialistischen Deutschland (1933-1939) im Lichte neu zugänglicher vatikanischer Akten, in Historische Zeitschrift, 2005, vol. 280, pp. 591-645; V. Cimino, Norimberga 1931. Mons. A. V. all’Assemblea dei Cattolici Tedeschi, San Cataldo 2009; I «fogli di udienza» del Cardinale Eugenio Pacelli Segretario di Stato, a cura di S. Pagano - M. Chappin - G. Coco, I, Città del Vaticano 2010, p. 501.