ROZANOV, Vasilij Vasil′evič
Scrittore russo, nato nel 1856, morto il 5 febbraio 1919. La sua fama è dovuta soprattutto ad alcuni saggi interpretativi del pensiero di Dostoevskij (La leggenda del Grande Inquisitore), ma la sua opera ha importanza anche nel campo dell'evoluzione del pensiero mistico-filosofico russo nell'epoca del decadentismo e del simbolismo (1890-1910 circa) e in quello dello stile poetico russo. In contrapposizione col filosofo V. Solov′ev, adoratore dell'"eterno femminino" come assoluta purezza, R. ha creato con i suoi, spesso geniali anche se paradossali, aforismi, una specie di culto moderno di Astarte, diretto contro il cristianesimo. Collaboratore in origine del Russkij Vestnik (Il messaggero russo), quando intorno a lui, per l'estremismo delle sue idee, si fu fatto il vuoto, passò al reazionario Novoe Vremja (Il tempo nuovo), in cui scrisse articoli contro i movimenti liberaleggianti del tempo e soprattutto contro gli ebrei.
Opere principali: Nel mondo dell'Oscuro e dell'Indeciso (1899); Presso le mura della Chiesa (1906); Il volto oscuro (1911); Gli uomini della luce lunare (1912); Foglie cadute (1913-1915); L'apocalissi della rivoluzione russa (1918).
Bibl.: Ivanov-Razummik, in Tvorčestvo i kritika (Creazione e critica), Pietrogrado 1922; Z. Hippius, Živyja lica (Volti vivi), Praga 1925; E. Gollerbach, R., Pietrogrado 1922; L. Grossmann, in Russkij Sovremennik (Il contemporaneo russo), 1924 n. 3 (vi sono trattati i rapporti tra R. e Dostoevskij); V. Pozner, Littérature russe, Parigi 1929, pp. 47-65.