Vedi PROTOATTICI, Vasi dell'anno: 1965 - 1996
PROTOATTICI, Vasi (v. vol. VI, p. 495)
La ceramica attica dipinta nello stile protoarcaico- orientalizzante del tardo VIII e del VII sec. a.C. subentra a quella di stile geometrico includendo anche la produzione iniziale dello stile a figure nere. I primi vasi p. vennero alla luce nel secolo scorso in scavi minori o come reperti casuali ad Atene, e ancora oggi traggono giustificazione alla propria denominazione dal luogo di ritrovamento (Pireo, Falero, Cinosarge, Analatos, Imetto). J. Böhlau nel 1887 è stato il primo a individuare tale ceramica come gruppo autonomo su basi stilistiche; dal 1894 il santuario presso Capo Colonna a Egina (brocca degli arieti) e la necropoli della città hanno fornito altro materiale di studio. Sono ignote le circostanze del rinvenimento di un gruppo di vasi giunto nel 1936, tramite il commercio antiquario, a Berlino da Egina. Analogamente singoli pezzi, come la prima loutrophòros del Pittore di Analatos al Louvre, l'anfora di Nesso a New York o due crateri a Monaco, sono rimasti senza una precisa indicazione della rispettiva provenienza. Inoltre negli ultimi tempi al di fuori della Grecia sono comparsi, a Boston, un cratere ovoide del Pittore di Nesso-New York, e a Berlino un'anfora con grifi dello stile a figure nere.
Allo studio fondamentale sulla ceramica protoattica, apparso nel 1935 a opera di J. M. Cook, e a un altro sui pittori del primo stile protoattico nel 1947, seguono pubblicazioni di altri ritrovamenti compiuti nell'Attica, fra quella del 1970 su un gran numero di materiali dalla necropoli del Ceramico ad Atene, dove K. Kübler tratta tutta questa classe ceramica su una base ancora più ampia di testimonianze. I reperti sepolcrali e quelli sporadici dell'Agorà di Atene sono stati pubblicati soltanto nel 1962. La necropoli di Eleusi ha fornito altri esemplari notevoli di ceramica protoattica, p.es. la monumentale anfora di Polifemo e un'anfora con sfingi a figure nere. Tuttavia il patrimonio complessivo si è ulteriormente arricchito grazie ai ritrovamenti nella necropoli di Vari-Anagyrous, pubblicati e studiati da S. Karouzou nel 1963 e poi ancora nel 1982 e nel 1985. Negli anni Settanta si sono rinvenuti nuovi vasi sia nel Ceramico sia ad Anagyrous.
Forme dei vasi. - I vasi p. furono prodotti in primo luogo per il fabbisogno locale, soprattutto per un culto dei morti assai dispendioso. Il repertorio delle forme si differenzia in maniera fondamentale da quello della coeva ceramica protocorinzia per il predominio di grandi vasi sepolcrali e per una serie di forme particolari utilizzate a scopo rituale, mentre ad Atene rimane insignificante la produzione di unguentarî, skỳphoi, pissidi e perfino di brocche e piatti, oggetti preferiti invece dalla produzione corinzia. Le anfore, alte talora più di 1 m, servivano come segnacolo di tombe o come vasi-contenitori funerarî. Con l'anfora a collo distinto viene monumentalizzata una forma già usuale nell'VIII sec., mentre la più sottile loutrophòros si aggiunge come nuovo tipo attorno al 700 a.C.
I primi esemplari di anfora panciuta si datano all'ultimo terzo del VII sec., mentre le idrie dipinte rimangono sporadiche e spesso riprendono la forma slanciata della loutrophòros; crateri, calderoni e grandi scodelle con coperchio appartengono ai principali tipi di vasi rinvenuti nelle necropoli. La forma più antica di cratere è quella a orlo diritto, sviluppatasi da modelli precedenti di stile geometrico; a essa viene sostituita la forma ovoidale, che è quella maggiormente rappresentata nella fase protoattica media e che recentemente, con un esemplare da Vari, risulta attestata ancora alla fine del VII secolo.
Dal 650 a.C. fu prediletto il c.d. cratere a skỳphos (detto anche «Kotylenkrater» e perlopiù fornito di coperchio). Nelle tombe sono stati ritrovati esemplari (in qualità di vasi per offerte) senza piedi di sostegno, anche se alla maggior parte dei crateri con tale forma va aggiunto un alto piede. Anche piccole e basse scodelle con coperchio rientrano nelle solite offerte funerarie, mentre sporadicamente compaiono acquai (loutèria) e imitazioni di calderoni metallici con supporti. Il kàntharos, la coppa su piedini e la sottile ciotola da offerta con ansa rivolta verso l'alto appartengono alla serie dei vasi più piccoli, quali forme di età geometrica già esistenti da tempo. Il fatto che la maggior parte di tali recipienti, tazze e piatti compresi, siano forniti di alto piede, va probabilmente messo in stretta relazione al rito dell'esposizione delle offerte, cioè con l'esposizione dei contenitori funerarî prima della cremazione della salma con i suoi oggetti suntuarî.
Iconografia. - I temi figurati e i motivi decorativi rimangono dapprima ancora nell'ambito della tradizione geometrica: la realtà continua a essere riprodotta con cortei di carri, cavalieri, guerrieri in marcia e processioni. Nel VII sec. diventano più rare le raffigurazioni del lamento funebre, mentre scompaiono completamente le scene di viaggi per mare. Il repertorio delle figure zoomorfe si accresce di esseri favolosi (sfingi, centauri), ma soprattutto di leoni, tori, cinghiali e di gruppi di fiere in lotta. Questi temi erano già presenti nell'antica arte orientale, e ora spingevano gli artigiani greci ad ampliare e modificare il loro patrimonio figurativo. Durante la fioritura dello stile protoattico fu soprattutto la figura animale ad aumentare di importanza: difatti mentre il precedente fregio con animali fu sostituito da gruppi disposti in maniera antitetica, così da occupare tutto lo spazio, l'immagine zoomorfa divenne facilmente l'unico e il principale motivo decorativo sui vasi. Nell'ultimo periodo il repertorio fu ulteriormente ampliato con sirene, grifi, cigni e oche. Fra le rappresentazioni narrative anche nella fase protoattica media rimangono sempre preferiti il corteo di carri e i guerrieri (ora soprattutto in lotta), mentre è del tutto nuovo l'interesse per i temi della saga degli eroi: si raffigurano l'avventura di Ulisse presso Polifemo, Perseo inseguito dalle Gorgoni, Menelao e il suo seguito, l'uccisione di Egisto, il sacrificio di Ifigenia (?), Chirone quale pedagogo di Achille, la lotta di Ercole e Nesso, e nell'ultimo periodo Bellerofonte con la Chimera e Prometeo incatenato.
Fasi stilistiche. - La suddivisione in varie fasi avanzata da J. M. Cook mantiene sostanzialmente ancora la propria validità; non si è invece affermata la proposta di K. Kübler, di datare l'inizio dello stile protoattico già al 740/730 a.C. La ceramica protoattica e quella protocorinzia, che offrono appigli per una cronologia assoluta, hanno uno sviluppo parallelo, in cui la fase tarda del pro-toattico comincia quasi contemporaneamente allo stile Protocorinzio Tardo.
Protoattico Antico (710-680 a.C.): Pittore di Analatos (v. vol. I, p. 338), Pittore della Mesogeia (v. vol. IV, p. 1047), Pittore dell'Avvoltoio (v. vol. I, p. 946) e altri. La tecnica pittorica è ancora quella dello stile geometrico, ma si iniziano a spezzare i contorni delle figure e a risparmiarne alcune parti. Per riprodurre i dettagli ci si serve del pennello (con vernice diluita) e già dell'incisione, sebbene in misura minore, così come inizialmente si fa un uso ancora parco di vernice opaca bianca. L'ordinamento e i motivi rappresentati nello stile geometrico vengono limitati, il nuovo stile figurativo è caratterizzato da una concezione maggiormente organica, che si manifesta in volumi più decisi e contorni flessuosi. Giustamente C. Brokaw fa rilevare la compresenza di tendenze stilistiche diverse, cioè di un raffinamento dello stile figurativo accompagnato contemporaneamente da un calo di interesse nei riguardi dell'ornamentazione, oppure di innovazioni nella sistemazione dell'apparato decorativo astratto accanto a un contemporaneo irrigidimento dello stile a figure. Nell'ornamentazione assoluta dominano generalmente ancora spazi a meandri e a losanghe; nell'incorniciatura rimane la fascia a scalette, la spirale in movimento, nodi di losanghe e i primi esempi della fascia intrecciata. Si sperimentano ancora serie di palmette e altri ornamenti vegetali orientalizzanti; le foglie rimangono vistosamente piccole e si prediligono racemi possenti, pressoché spogli. Sul piede del vaso appare la corona di foglie. Nel sistema di decorazione si può osservare un allargamento crescente del fregio principale mentre nel contempo le zone circostanti passano in sottordine.
Protoattico Medio (680-630 a.C.): Pittore di Polifemo (v. vol. VI, p. 279), Pittore di Nesso-New York, Pittore di Oreste (v. vol. V, p. 743), Pittore dell'Ariete e altri. Dal punto di vista tecnico si afferma uno studio marcato dei dettagli e la definizione dei contorni, contrariamente allo stile pittorico del Protocorinzio Medio, senza però un uso conseguente dell'incisione. Le prime opere interamente a figure nere di questo periodo (skỳphoi, piatti) sono imitazioni dello stile corinzio. Ad Atene si fa ampio uso della policromia a vernici opache tipica di quest'epoca, ma domina soprattutto il contrasto fra superfici scure lucide e parti chiare in vernice bianca opaca (Black and White Style); solo in seguito subentrano il rosso opaco e altri colori composti con terra. La tecnica di rappresentazione mostra di essere giunta a uno stadio ulteriore di fantasia espressiva: le figure acquistano pienezza e plasticità, ma le loro proporzioni non sono ancora equilibrate; nella disposizione delle figure si perviene in misura sempre crescente alla graduazione e alla sovrapposizione, che tuttavia non sono visibili in maniera così coerente come nei vasi protocorinzî coevi. L'ornamentazione mostra il massimo della varietà e quantità: stelle di foglie, rosette, croci di spirali e altri elementi affollano gli antichi spazi campiti a meandro, suddividendoli in compartimenti ridotti. Tralci di palmette, palmette che formano una cornice e fasce di loti e palmette iniziano lentamente a prendere piede come schemi canonici. Prescindendo dai vasi menzionati, ispirati alla produzione di Corinto, lo stile Protoattico Medio è piuttosto simile alla pittura vascolare argiva e ionico-insulare. S. Morris, che ha dedicato allo «stile nero e bianco» una ricerca dettagliata, per motivi storici ed economici suppone che vi sia stata una interruzione della produzione ceramica attica nel secondo quarto del VII sec., e attribuisce a Egina questo stile. Tuttavia poiché Egina non rivela un proprio stile ceramico né prima né dopo tale periodo, mentre importò sempre ceramica attica, e dato che inoltre lo stile nero e bianco appartiene a una tradizione specificamente attica, testimoniato anche da rinvenimenti nell'Attica stessa, questa ipotesi di Morris non è sostenibile.
Protoattico Tardo (630-600 a.C.): Pittore delle Donne (v. vol. III, p. 172), Pittore della Chimera (v. vol. II, p. 554), Pittore di Nesso (v. vol. v, p. 430), Pittore del Leone e altri; gruppi dei primissimi maestri dello stile attico a figure nere, ora rivisti e ampliati da L. Hünnekens. Lo stile a figure registra uno sviluppo progressivo verso proporzioni equilibrate e canoniche, l'espressività precedentemente in auge viene sacrificata a favore di un nuovo consolidamento della forma o accentuata in direzioni violentemente mostruose. Le grandi figure di animali, distese sulle volute dei vasi, si possono paragonare alle rappresentazioni protocorinzie coeve. Il tipo del leone con criniera fioccosa rinvia a prototipi assiri più recenti. Nella ornamentazione si perde quella molteplicità di motivi caratteristica del periodo precedente: ora prevalgono le semplici rosette a punto, tipiche dello stile corinzio di transizione, e le rosette a foglia, più grandi. Anche la decorazione delle cornici di loti e palmette, con disposizione contrapposta o alternata, senza che però si perdano la vecchia fascia a scalette né il meandro obliquo. Gli ultimi esempî di questa fase stilistica si spingono fino agli inizi del VI sec.; in seguito un mutamento del culto funerario, assieme alle riforme di Solone condussero a una tecnica differente di fabbricazione della ceramica: si iniziò a competere con Corinto e a produrre in misura crescente ceramiche destinate all'esportazione.
Bibl.: Ritrovamenti più recenti: D. Callipolitis-Feytmans, Les «louteria» attiques, Atene 1965; K. Kübler, Kerameikos VI, 2. Die Nekropole des späten 8. bis frühen 6. Jahrhunderts, Berlino 1970; Β. ν. Freytag gen. Löringhoff, Neue frühattische Funde aus dem Kerameikos, in AM, XL, 1975, pp. 49-81; D. Callipolitis-Feytmans, Céramique de la petite nécropole de Vari, in BCH, CIX, 1985, pp. 31-47. - Storia delle ricerche: S. P. Morris, The Black and White Style. Athens and Aigina in the Orientalizing Period, Londra 1984, pp. 1-18. - Iconografia: D. Ohly, Die Chimaren des Chimäramalers, in AM, LXXVI, 1961, pp. 1-11; M. Davies, Thoughts on the Oresteia before Aeschylus, in BCH, XCIII, 1969, pp. 214-260; E. Vermeulè, S. Chapman, A Protoattic Sacrifice?, in AJA, LXXV, 1971, pp. 285-293; P. Blome, Phönizische Dämonen auf einem attischen Krater, in AA, 1985, pp. 573-579.
Protoattico Antico: C. Brokaw, Concurrent Styles in Late Geometrie and Early Protoattic Vase Painting, in AM, LXXVIII, 1963, pp. 63-73; S. M. Burke, A Protoattic High Standed Bowl in Buffalo, m AJA, LXXVIII, 1974, pp. 63-65; C. King, More Pots by the Mesogeia Painter, ibid., LXXX, 1976, pp. 79-82; K. A. Sheedy, The Prothesisscene of the Analatos Painter, in AM, CV, 1990, p. 117.
Protoattico Medio: S. P. Morris, loc. cit.; E. Vermeule, S. Chapman, loc. cit.; Β. v. Freytag gen. Löringhoff, loc. cit.
Protoattico Tardo: J. D. Beazley, Paralipomena. Addition to the Attic Black- Figure Vase Painters and to the Attic Red-Figure Vase-Painters, Oxford 1971; S. Karouzou, Le peintre des lions et son élève, in RA, 1982, pp. 33-44; ead., Le peintre de Pégase. Une amphore de la tombe d'Anagyrous, ibid., 1985, pp. 67-76; L. Hünnekens, Kerameikos, X. Die frühe attisch-schwarzfigurige Keramik, in corso di stampa.