Vedi PROTOATTICI, Vasi dell'anno: 1965 - 1996
PROTOATTICI, Vasi
Lo stile protoattico segue allo stile geometrico nella decorazione vascolare in Atene. Si suddivide in genere in tre fasi stilistiche che, in base a sincronismi con la ceramica corinzia, si possono così determinare: Protoattico Antico 710-680 a. C.; Protoattico Medio 680-630 a. C.; Protoattico Tardo 630-600 a. C. Nelle datazioni anteriori all'èra nostra il margine di errore può essere non più di un venticinquennio, ma la sequenza interna del Protoattico può considerarsi ora stabilita con notevole sicurezza. Lo stile protoattico antico si distingue dal geometrico per la relativamente improvvisa trasformazione dei singoli elementi decorativi, ma mantiene ancora molto il carattere geometrico. Nel Protoattico Medio nuove tecniche divengono dominanti nella decorazione dipinta e si avvertono più larghi effetti pittorici. Il Protoattico Tardo vede culminare lo stile monumentale nella pittura vascolare, ma la tecnica è già a figure nere (v. attici, vasi).
Tralasciando piccoli vasi con semplice decorazione, conosciamo finora all'incirca più di un centinaio di vasi dipinti in stile protoattico antico; provengono soprattutto da tombe e una gran parte è costituita da vasi completi. Il numero dei vasi del Protoattico Medio è più grande, ma molti sono frammentarî; comprende l'importante deposito scavato ad Egina (ora in gran parte a Berlino), altri dall'acropoli di Atene, dall'agorà, e soprattutto dal Ceramico. Uno studio intenso durante quest'ultimo trentennio ha portato al riconoscimento di circa quattordici ceramografi od officine di queste due fasi. Nel Protoattico Antico il restante numero di vasi senza attribuzione non è grande ed i nuovi trovamenti tendono a rientrare nel quadro dei gruppi già noti. Sembra probabile che il nucleo maggiore dei vasi dipinti più finemente in questa fase derivino da non più di mezza dozzina di officine e che in molte domini la personalità di un solo maestro.
Il periodo del Protoattico Medio è più lungo e nello stile elevato, che raggiunge la sua acme verso la metà del secolo, i confini dei caratteri individuali appaiono confusi. Tuttavia una considerevole quantità della produzione può essere aggruppata intorno a pochi ceramografi individuali e la completa pubblicazione delle tombe e dei canali di offerte nel Ceramico potrà aiutare a chiarire i problemi.
Il Protoattico Tardo non potrà essere esaurientemente studiato finché la gran massa di materiali da Vari in Attica non sarà completamente pubblicata; finora si possono riconoscere cinque o sei importanti ceramografi. Pare che ci sia una chiara continuità nella tradizione di un'officina del Tardo Geometrico (Atene 894) fino al Protoattico Antico (Pittore di Analatos) e che pochi motivi peculiari e poche forme siano stati trasmessi da una fase all'altra del Protoattico; ma in un'arte così permeata da stili individuali non è il caso di ricercare una regolare successione di officine.
L'argilla dei vasi è color cuoio e la superficie è normalmente non ingubbiata. La pittura fatta in argilla diluita con pennello, è generalmente di color nero o bruno scuro, benché talvolta nella cottura assuma un color bruno rossastro.
1. - Protoattico Antico. - Lo stile vascolare geometrico attico nell'VIII sec. a. C. era ben definito con un limitato repertorio di elementi ornamentali soprattutto rettilinei. La decorazione era generalmente organizzata in schemi equilibrati di fasce con motivi ripetuti, talvolta con pannelli inseriti nelle zone principali; i motivi erano accuratamente adattati alla loro posizione nel sistema decorativo, cosicché, anche le scene figurate appaiono subordinate a tutto il disegno generale. Forme organiche tendevano ad essere elaborate in schemi geometrici equilibrati e le figure umane ed animali erano concepite come una somma delle singole parti che le componevano. Dalla metà dell'VIII sec. i crescenti contatti con la Siria determinarono l'intrusione di varî motivi dell'arte del Vicino Oriente, particolarmente leoni e sfingi, palmette e schemi quasi vegetali. Ma questi motivi estranei erano molto naturalistici e poiché non si prestavano ad una stilizzazione geometrica, furono solo debolmente assimilati nel repertorio conservatore della pittura vascolare ateniese. Quando finalmente si affermarono nel tardo VIII sec., non lo fecero come invasori venuti da lontano, ma come elementi figurativi sostanziali di una rivoluzione artistica indigena che determinò un generale collasso dello stile geometrico. Questa rivoluzione fu sollecitata da una nuova attitudine verso la visione decorativa lineare, e l'indice più ovvio ne è la fiducia nel disegno a mano libera con cui i ceramografi ateniesi della nuova generazione poterono dare volume e coerenza alle forme organiche e ravvivare gli schemi astratti con file di uncini, spirali, lacci.
L'affiorare del nuovo stile protoattico attraverso la rottura del canone geometrico era inevitabile ed è chiaramente adombrato nelle opere dell'ultima mezza generazione del Tardo Geometrico, alcune delle quali potrebbero quasi esser classificate come protoattiche. Ma l'impulso decisivo fu dato da un singolo maestro alla fine dell'VIII secolo. Questi è il pittore della hydrìa trovata ad Analatos (v. analatos, pittore di; nuove importanti scoperte sono state fatte dopo la pubblicazione di questa voce). Il Pittore di Analatos era attivo in un'officina dove si sperimentava la produzione di grandi vasi con un profilo progressivamente più dritto. Le curve appiattite delle pareti di questi vasi offrivano più comode superfici per larghe zone figurate e con l'espandersi dei campi figurati le secondarie fasce di ornamenti geometrici persero la loro importanza. Il grado di questa evoluzione può vedersi nell'anfora del Pittore di Analatos a Parigi. In vasi come questo l'antico equilibrio della decorazione geometrica è scomparso; l'attenzione è concentrata sulle zone figurate dove le silhouettes nere di uomini e di animali ora predominano nel sistema decorativo.
Nella scelta dei temi il Pittore di Analatos e i suoi contemporanei non mostrano una particolare originalità. Animali (cavalli, centauri, leoni, sfingi, uccelli, con cervi in zone secondarie) sono comunemente dipinti in file continue sebbene compaia anche lo schema araldico antitetico. Processioni di carri (talvolta con cavalieri) e file di guerrieri, figure del lamento funebre e danzatori (quelle maschili sempre nude), rappresentano quasi tutte le scene di attività umana; navi equipaggiate appaiono occasionalmente, ma le scene di battaglia sono rare fino alla fine del Protoattico Antico. La nuova coerenza trovata fra le figure umane e quelle animali pare in realtà che abbia agito come freno nella rappresentazione dell'azione. Nello stile geometrico le figure sembrano costituite di parti giustapposte che potevano essere dispiegate in gesti suggerenti un'attività violenta, ma il nuovo stile dava maggior peso al coordinamento del movimento ritmico. Naturalmente il nuovo stile offriva più largo campo all'originalità artistica, e, così facendo, approfondiva il divario tra i ceramografi più dotati e i meno dotati.
Circa due dozzine di vasi possono attribuirsi al Pittore di Analatos e un certo numero di altri sono di uno stile strettamente dipendente da lui. La sua carriera abbraccia tutta la fase del Protoattico Antico. Non solo egli fu il pioniere all'inizio di questa fase, ma un lebete frammentario pubblicato di recente e a lui attribuito dallo Hampe e da annoverare tra le ultime opere del pittore, mostra che egli fu un precursore dei pittori del Protoattico Medio nell'uso dei colori arditamente contrastanti. Nelle ultime opere del Pittore di Analatos il movimento sembra esser più vigoroso e c'è forse una leggera perdita di delicatezza. Ma il suo disegno si distingue sempre per chiarezza formale, per sottigliezza ritmica e per infallibile senso compositivo. Un piccolo frammento di una placca con una bella iscrizione metrica trovata di recente ad Egina può attribuirsi alla sua mano. Ci dice soltanto che il padre del pittore aveva un nome terminante in... son. Ma essendo la più antica firma di artista greco finora conosciuta denota che il Pittore di Analatos era una personalità colta e spiccata. C'è nella sua arte un elemento classico paragonabile a quello nella poesia di Omero; come ha notato lo Hampe egli fa apparire civilizzati anche i suoi mostri.
L'emancipazione dalle convenzioni dell'arte geometrica non fu conquistata di colpo. Sfortunatamente i rapporti fra le officine del Tardo Geometrico e quelle del Protoattico non sono molto chiari; tuttavia è evidente che in ambedue le fasi ci fu una considerevole variazione stilistica e che i pittori differivano nel loro atteggiamento di fronte al nuovo movimento. Fra i contemporanei del Pittore di Analatos uno, il Pittore della Mesogeia, pare che si sia sforzato di mantenersi all'altezza dei tempi e la sua opera ha una vigorosa modernità; le singole forme tuttavia sono spesso mal concepite e rozze, come se il pittore forzi fino ai limiti estremi i proprî mezzi espressivi. Il Pittore dell'Avvoltoio, i prodotti della cui officina comprendono per ora quattro o cinque anfore (quella a New York certamente di mano del maestro) e dieci piccoli vasi, aveva più possibilità in riserva del Pittore della Mesogeia. Anch'egli si mantiene in contatto con gli ultimi sviluppi, ma è più distaccato e non teme di apparire fuori moda. Ha un fine senso disegnativo e una considerevole delicatezza nell'esecuzione. Nessun esemplare dell'opera del Pittore dell'Avvoltoio è stato trovato finora in Atene stessa cosicché la sua officina era forse situata fuori della città. Ci sono inoltre alcuni vasi che seguono lo sviluppo ulteriore, ma attualmente non si possono attribuire ad un determinato pittore o ad un'officina.
Leoni che abbattono la preda, cani sguinzagliati che cacciano, uccelli in volo e galli, tutti sembrano estranei all'aristocratico repertorio del Pittore di Analatos, non interamente invece a quello del Pittore dell'Avvoltoio. Può darsi che questa combinazione di temi rispondesse a un gusto più popolare verso i passatempi quotidiani e verso la narrativa; in ogni modo pare che abbia interessato piuttosto una diversa classe di pittori. Ci sono circa due dozzine di vasi che sembrano costituire un gruppo vagamente connesso nel quale questi soggetti trovano un largo campo. L'elemento figurato manca qui generalmente del ritmo e della chiarezza proprî delle tendenze progressivamente sviluppantisi, e le anfore di questo gruppo conservano la vecchia forma arrotondata. È possibile isolare momenti particolari nella carriera di più di un pittore di questo genere, ma non è così facile tracciare uno sviluppo nell'ambito degli stili individuali. Una collezione di frammenti da un deposito funerario ora a Magonza è stata pubblicata nel 1960 dallo Hampe. Provengono da una serie di lebeti decorati e di grandi eleganti sostegni che devono aver costituito un'unica ordinazione per una determinata occasione. Un sostegno e un lebete sono della mano del Pittore di Analatos, e tutto il complesso può esser stato forse eseguito nella sua officina. Ma la maggior parte dei pezzi è dipinta in stile diverso con cani caccianti ed uccelli volanti nella zona principale dei lebeti; sembra molto verisimile che due o tre officine abbiano collaborato a questa ordinazione. Sebbene il colore aggiunto non sia stato usato in alcun luogo così arditamente come nel lebete del Pittore di Analatos, fu applicato liberamente su tutti i vasi del complesso di Magonza, che potrebbe datarsi alla fine del Protoattico Antico.
Lo Hampe ha distinto due nuovi pittori nel deposito di Magonza. Uno dipinse due lebeti e uno dei sostegni, a cui attribuisce anche il vaso inedito di una collezione privata in Atene e che chiama il Pittore di Passas; un'anfora frammentaria dal Falero può certamente essergli assegnata e lo Hampe gli attribuisce anche un'anfora a New York. È possibile che due o tre vasi più piccoli siano della sua mano. Il Pittore di Passas ha una notevole scelta di soggetti (carri e guerrieri, nobili in ricchi costumi, sfingi e uccelli in volo, cani e galli); le sue composizioni sono efficaci. Benché non siano pienamente articolate in tutta la loro struttura le sue figure hanno un particolare slancio. L'altro pittore distinto dallo Hampe, a cui sono assegnati frammenti di un lebete e di un sostegno a Magonza, è detto Pittore N (v.). Due anfore a Oxford e a Londra (già attribuite dalla Davison al suo Pittore di Oxford) sono considerate come uno stadio iniziale della sua attività. Gli sono attribuiti alcuni vasi, in sostanza quelli che il Cook aveva ricollegato genericamente al Pittore di Oxford, e chiamato Gruppo N. Se lo Hampe ha visto giusto nell'assegnare tutti questi vasi ad un'unica mano, il Pittore di Oxford deve allora aver imparato a disciplinare il suo stile inizialmente urtato, perché alcuni dei frammenti più tardi mostrano nelle figure un sorvegliato movimento e una ferma articolazione. Ma lo studio di questo gruppo di opere "popolari" offre particolari difficoltà a causa della disuguaglianza di maturità stilistica in questa cerchia; ancora non è affatto chiaro quante differenti officine e quanti diversi pittori ci siano stati.
2. - Protoattico Medio. - Il Protoattico Medio stilisticamente è più di un periodo e può ora suddividersi in due fasi distinte. La prima, databile all'incirca dal 680 al 650 a. C., è quella dello stile nero e bianco (Black and White). È così chiamato perché per rinforzare l'effetto del progressivo prevalere del disegno a contorno, il color bianco fu largamente applicato per motivi alternati e sulle figure. Quando le figure erano fatte con la corrente silhouette nera, si adoperava talvolta l'incisione per i dettagli interni; ma il colore rosso si usò molto poco.
Nella seconda fase, dopo la metà del secolo, il rosso cominciò ad essere applicato più liberamente e i larghi tocchi bianchi divennero meno frequenti. Fino al 630 a. C. lo stile protoattico si era adattato alla tecnica a figure nere, nella quale le immagini erano rese a silhouette nera ravvivata da incisioni e dall'applicazione di color rosso.
L'esempio più spettacolare dello stile nero-bianco è l'anfora datata intorno al 670-660 a. C. scoperta nel 1954 ad Eleusi. È opera del pittore che ha decorato il sostegno con Menelao a Berlino (A 42), il quale emerge ora come una notevole personalità. Il Mylonas l'ha chiamato il Pittore di Polifemo. Le pitture impressionano l'osservatore per le loro stesse dimensioni; l'anfora di Eleusi è eccezionale sotto questo riguardo (le figure sul corpo del vaso sono alte più di 50 centimetri), ma molti vasi di questo periodo hanno figure alte dai 20 ai 30 centimetri. Questo aumento delle dimensioni offre il campo a un dettagliato rendimento dell'anatomia e del panneggio ed agisce nel senso di amplificare i gesti e l'azione. Al tempo stesso peraltro tende a sbilanciare la visione del pittore in modo che la proporzione è perduta e le figure appaiono spesso rudi. In realtà su alcuni vasi ci sono forme così inaspettate che anche i pittori dovevano rimanere attoniti quando riguardavano il loro lavoro. Anche l'equilibrio dei colori è distrutto, corpi scuri e chiari sono mescolati senza riguardo alle esigenze complessive della decorazione generale. C'è una notevole mancanza di forme e di posizioni convenzionali. Ogni contorno diviene una fresca avventura e c'è un'aria di eccitazione che non si riscontra dappertutto nella primitiva arte greca. L'uomo del Protoattico Medio vive pericolosamente in un mondo di strane belve e di ornamenti minacciosi, quasi organici.
L'anfora di Eleusi del Pittore di Polifemo appartiene al periodo centrale dello stile nero e bianco. L'esame dello stadio immediatamente precedente rende perplessi. Il bianco è stato usato con discrezione nella raffinata pittura dell'ultima fase del Pittore di Analatos e la Brann trova alcune testimonianze di uno stile fine che conduce da quella al Pittore della Brocca degli Arieti. Ma questo filone è sottilissimo. Le caratteristiche più evidenti di questo primo stile nero e bianco sono l'accrescimento dimensionale, l'immediatezza del disegno, la trascuratezza del lavoro di pennello, le figure che divengono più corpose senza cessare di essere angolose ed una generale assenza di mansuetudo. Se dobbiamo giudicare dal deposito di Egina la forma più comune di vaso era l'anfora ovoidale panciuta. I temi che i pittori amarono di più erano quelli nei quali il forte distrugge il debole. Gli esseri umani, quando appaiono, sono generalmente impegnati in lotte, mentre in mezzo ad un intrico di riempitivi ornamentali gli animali si divorano a vicenda (perché, come dice il contemporaneo Esiodo, la Giustizia non è fra loro). I leoni, con le grandi zampe a mo' di scopa per afferrare la preda, regnano in questo stile animalesco nero e bianco. La loro età può esser calcolata dai loro denti: zanne ad occhio negli esempî più antichi, poi bocche piene d'incisivi angolosi e infine, a partire dalla metà del secolo, fitti molari. I cavalli marciano attraverso il campo a larghi passi pieni d'impegno, che non vien meno anche quando stanno pascendo o sostano. Gli uccelli sembra che potrebbero più facilmente galleggiare che volare. Un tipico pittore del primo stile nero e bianco è il Pittore della Scacchiera (Schachbrettmaler), distinto dal Gebauer, a cui viene attribuita anche l'anfora Schliemann con scena di partenza di un guerriero.
In questo sfondo il Pittore di Polifemo comincia quasi ad apparire come una forza stabilizzatrice. Le sue figure hanno gambe enormemente lunghe e nasi interminabili e contribuiscono al gusto per braccia gracili e spalle distorte (mascherate da sottili maniche nelle figure panneggiate). Ma per la prima volta si ha un consolidamento della struttura anatomica e le figure occupano lo spazio in cui si muovono. Il pittore ha dato loro volume arrotondandone le spalle, e nelle figure più importanti usa un'unica combinazione di bianco sopra un'ingubbiatura striata per adombrare il gonfiore dei muscoli. Un sostegno con scene di battaglia da Egina a Berlino (A 40) sembra che si ricolleghi ad uno stadio più antico nello sviluppo del Pittore di Polifemo, e il Mylonas lo ha identificato con il Pittore dei Cavalli (Pferdemaler), circoscritto dal Gebauer.
Il più fine dei pittori dello stile nero e bianco è il Pittore della Brocca degli Arieti, la cui opera migliore ha un equilibrio classico. Nella fase della sua carriera che si può distinguere più facilmente egli appare un maestro con una linea di contorno chiara e fluida, e l'uso di sottili linee bianche per i dettagli interni dimostra la sua preferenza per fini pennellate più che per l'incisione. Le sue figure sono ben proporzionate e possono quasi aver servito da modelli per le più antiche statue di koùroi attici. La Brann nota che nelle sue opere più tarde egli potrebbe dipingere volti che non dispiacerebbe di vedere nella vita reale. Le stilizzazioni del Pittore della Brocca degli Arieti sono in genere più sofisticate di quelle del Pittore di Polifemo; i suoi riempitivi ornamentali sono eleganti, distribuiti con cura ed usati con parsimonia; e le forme dei suoi vasi (anfore, crateri, brocche, lebeti) sono contraddistinte da curve fluide e rigorosamente sorvegliate. Come il Pittore di Analatos, pare che sia stato una persona dotata di una certa cultura.
Il Cook in un primo tempo aveva considerato il sostegno con Menelao come una delle opere più antiche del Pittore della Brocca degli Arieti. Ma ora è emerso il Pittore di Polifemo con una certa distinta personalità ed è probabilmente meglio considerare il Pittore della Brocca degli Arieti come un artista piuttosto giovane influenzato senza dubbio dallo stile vigoroso del pittore più anziano. La brocca con gli arieti da cui prende nome è datata generalmente intorno al 650 a. C. Lo studio più completo su questo pittore è quello di S. Karouzou.
Il limite superiore della carriera del Pittore della Brocca degli Arieti non è ancora chiaro. È lui certamente che dipinge l'anfora di Berlino (A 9) con Achille fanciullo portato a Chirone. Ma non è sicuro che sia lui il pittore del vaso di Egisto a Berlino (A 32) un po' più antico, che è più direttamente sotto l'influsso del Pittore di Polifemo. Un certo numero di pezzi dal Ceramico (canale di offerte 2) e da Egina sembra portare il sigillo del Pittore della Brocca degli Arieti, e ci possono essere alcune sue prime opere in questi depositi. Ma esistono anche rapporti con il Pittore di Polifemo e con l'artista individualista del sostegno di Berlino A 41, che difficilmente può essere del Pittore della Brocca degli Arieti stesso. Dobbiamo supporre che ci fossero alcuni maestri in questo periodo i quali potevano determinare le maggiori tendenze predominanti. L'anfora di Nesso a New York è l'opera di un altro artista pieno di forza, se non di grazia, della cerchia del Pittore di Polifemo; forse si può far risalire nei rapporti fino al Pittore della Mesogeia attraverso il sostegno dello Heraion di Argo e il frammento con sfinge della Collezione Vlastos. La Brann riconnette ugualmente il Pittore di Polifemo al Pittore della Mesogeia.
Scene di battaglia, sfilate di cavalieri o di carri, processioni di figure ammantate erano i temi favoriti e splendidi esempî se ne possono vedere sui grandi sostegni del deposito di Egina a Berlino. Ma con la crescente facilità per l'espressione iconografica l'interesse del pittore comincia a centrarsi sulle leggende eroiche. La pittura più antica chiaramente identificabile è quella del sostegno dello Heraion di Argo con Eracle che uccide il centauro Nesso. Eracle è perduto, ma la sua spada è puntata alla gola del centauro e più in basso la sua freccia ha fatto sgorgare il sangue. Deianira, la sposa rapita, mentre sviene (perché le sue palpebre sono chiuse) saluta il suo salvatore. Lo stesso avvenimento può darsi che sia raffigurato (senza Deianira) su un'anfora ovoide del Pittore della Scacchiera (Berlino A 21), e costituisce il tema principale dell'anfora di Nesso a New York, dove Deianira siede placidamente tenendo le redini come in attesa che il suo destino si compia. L'altra scena con zampe di cavalli sul sostegno di Argo non è chiara, può forse rappresentare Achille infante portato a Chirone, un soggetto narrato con dettagli grafici sull'anfora del Pittore della Brocca degli Arieti (Berlino A 9). Del Pittore di Polifemo è il sostegno a Berlino (A 42) con la figura iscritta di Menelao che guida i capi achei; nell'anfora di Eleusi appare la caccia di Perseo (con le Gorgoni che protestano quando Atena, con i tacchi a spillo, blocca loro il cammino) e l'accecamento di Polifemo da parte di Odisseo e dei compagni. Il vaso che dà il nome al Pittore della Brocca degli Arieti illustra la fuga dall'antro di Polifemo. Il vaso detto di Egisto a Berlino (A 32), comunemente considerato come una delle prime opere del Pittore della Brocca degli Arieti, presenta l'uccisione di un guerriero fuggente (forse Memnone ucciso da Achille alla presenza di entrambe le madri) e dietro una scena centrale perduta inquadrata ai lati da Apollo e da Artemide.
Il vaso Schliemann del Pittore della Scacchiera mostra la partenza di un eroe che è stata interpretata come l'addio di Ettore alla moglie e al figlio. Ma generalmente l'Iliade pare che abbia suscitato meno interesse in questi pittori rispetto alle popolari leggende delle lotte contro creature favolose. Soltanto il Pittore della Brocca degli Arieti ha forse un interesse più acuto degli altri verso il colto epos ionico. Questi pittori dettero un importante contributo alla rappresentazione figurativa delle leggende greche; la loro ardita raffigurazione dei fenomeni osservati li rese capaci di dare sostanza e dettaglio circostanziale alla narrativa, e i pannelli quadrangolari permisero una drammatica visione serrata dell'azione. A un livello più umile si possono notare le nuove capacità di osservazione nel rappresentare esseri come lo scorpione, la colomba, il grillo, il polipo.
Lo stile nero e bianco culminò nel Pittore della Brocca degli Arieti. Intorno al 650 si erano raggiunte sicurezza di contorno e una ferma articolazione della forma, e queste rimasero qualità essenziali del disegno attico. L'interesse della seguente generazione di artisti si volse piuttosto verso i mezzi pittorici e terminò con il trionfo della negletta tecnica a figure nere.
Ma l'evoluzione non si svolse su una linea diritta e c'è una mancanza di buoni pezzi rappresentativi. Il vaso più grande conservato dei decennî seguenti è l'anfora da Cinosarge. Nella forma e nella disposizione generale somiglia strettamente all'anfora di Eleusi ed ha una simile profusione di riempitivi ornamentali. Ma le figure sono ora interamente più massicce con dettagli come ginocchia, dita dei piedi, narici, estremità ad ala meglio coordinati; gli ornamenti (secondo l'espressione di una Americana) sono "crescite troppo stimolate"; il rosso è usato largamente e il pannello sulle spalle del vaso è eseguito nella tecnica a figure nere. Si sono recentemente notati altri rapporti fra questo vaso e i trovamenti del terzo venticinquennio del secolo nell'Agorà. Così par certo che l'anfora da Cinosarge debba datarsi dopo la brocca degli arieti, sebbene il suo pittore possa essere stato forse un allievo del Pittore di Polifemo. Le scene principali (lottatori, sul collo, la partenza per un viaggio con cavalli alati sul corpo del vaso) sono eseguite nella nuova tecnica a tre colori, essendo il rosso usato non soltanto per i ritocchi secondarî ma anche per zone di figure in aggiunta al nero e al bianco, e la tecnica a figure nere (con incisioni e applicazione di rosso) è usata solo nel pannello secondario sulle spalle del vaso con cavalli pascenti.
La tecnica a tre colori sembra che sia stata quella accettata per le composizioni maggiori di questo periodo (circa 640-630 a. C.) e fu usata dal Pittore delle Donne identificato dal Gebauer (la tecnica a figure nere servendo di nuovo per convenzionali pannelli di animali).
Un frammento di grande anfora con cigni nuotanti sull'orlo e forse con una processione guidata da Agamennone, mostra quanto ornata potesse essere questa pittura a tre colori. Ma fu soltanto una moda di breve durata. Anche più passeggera, almeno su vasi, fu la pittura policroma che ci è nota dal deposito funerario del Ceramico (canale di offerte 1). Questa ceramica policroma non era eseguita per uso quotidiano, ma per essere destinata al morto in una cerimonia commemorativa; perciò non aveva importanza se i vasi erano fragili e i colori poco fissi. I vasi erano piacevoli a vedersi con una ricca decorazione plastica e la pittura era eseguita a colori vivaci dopo la cottura. Un pezzo, una brocca con figure plastiche di piangenti sostenenti l'orlo, ha nel corpo una scena che si sviluppa dipinta in grigio, giallo, nero, bruno e rosso su una ingubbiatura bianca. La pittura è ora così svanita che sarebbe difficile collocare precisamente questi vasi policromi nella sequenza protoattica, ma alcuni pezzi minori dallo stesso deposito mostrano ornamenti e animali che gareggiano pienamente con quelli dell'anfora da Cinosarge. La tecnica policroma non ebbe un ulteriore sviluppo nella pittura vascolare, o almeno per un secolo e più. Può aver avuto una vita più lunga su placche a rilievo e su figurine; ma è notevole il fatto che nella generazione seguente l'unico frammento che abbiamo della migliore pittura ateniese su un pannello fittile sia eseguito nella tecnica a figure nere. I ceramografi erano ancora gli artisti del giorno.
Le forme favorite del terzo venticinquennio del VII sec. sono il lebete aperto con orlo obliquo (cratere - kotöle) e l'anfora a profilo continuo (one-piece) in cui il collo e il corpo curveggiante formano un'unica linea. Alcuni modesti pittori di questo periodo, fra i quali il Pittore delle Protomi a Coppie (Pair Painter), distinto dalla Brann, è la piccola personalità più tangibile, sono occupati nel dipingere anfore con pannelli figurati a teste umane o a protomi araldiche di animali.
3. - Protoattico Tardo. - A partire dal 630 circa a. C. la vittoria della tecnica a figure nere fu completa e il susseguente periodo Protoattico Tardo è perciò incluso nel corpus dei pittori a figure nere di J. D. Beazley. L'esempio della pittura vascolare corinzia, che era diventata più largamente nota ed imitata, deve aver prodotto qualche effetto; ma quello che favoriva la tecnica a figure nere era probabilmente l'economia di sforzo risultante dalla sua maniera più scura. Quando divenne il mezzo universale, lo stile a figure nere sviluppò una fermezza ed un metro monumentale. Con la crescente esperienza nell'uso dell'incisione i pittori superarono il loro pregiudizio contro la sovrapposizione di figure. Gli aggruppamenti divennero più densi e le figure più compatte. Nel campo le rosette di punti si coagulano e dal repertorio corinzio sono desunte rosette piene incise.
Un certo numero di maestri diversi sono responsabili dell'introduzione di questo nuovo stile. L'anfora del Pireo sta sull'orlo di questo stile con i suoi gruppi di figure ancora pesati nell'aria circostante; ma nell'anfora a profilo continuo del Ceramico, che è secondo ogni apparenza della stessa mano, la luce s'infiltra soltanto attraverso fessure nel carosello. Il Pittore del Leone dipinge con tale veemenza che le sue figure sembrano troppo grandi per lo spazio che occupano e, forse un po' più tardi, il Pittore della Chimera mostra un sorprendente senso per la massa e la decorazione di superficie, sebbene i suoi animali abbiano proprio il minimo di patente di altezza e i suoi uccelli siano troppo pesanti per volare. Il Pittore di Nesso appare meno spettacolare, ma era un maestro dell'azione sorvegliata che sapeva come esser normale senza divenire tedioso, e si possono riconoscere altri pittori non molto inferiori a lui. I soggetti mitologici sono frequenti, sebbene gli alti pannelli non lascino spazio che per i protagonisti e talvolta soltanto la metà del tema sia narrata. Le gesta di Eracle e il mito della Gorgone continuano ad essere i temi favoriti, ma alcune nuove scene di leggende furono introdotte nella pittura vascolare di questo periodo, specialmente l'assalto della Chimera (schema ricostruito dal Kübler) e la liberazione di Prometeo.
Questo primo stile a figure nere rappresenta in realtà la fine più che l'inizio di un periodo. La grandiosità che ispirava le composizioni figurate del Tardo Protoattico svanì nel pusillanime stile corintizzante della generazione seguente. Infatti si potrebbe dire che dopo la generazione del Pittore di Nesso la pittura vascolare non fu l'arte maggiore in Grecia.
La ceramica protoattica fu poco esportata fuori dell'Attica. Egina, Argo, Beozia e Thera sembrano segnare i limiti dell'esportazione e soltanto negli ultimi decennî del VII sec. a. C. alcuni esempî fortuiti cominciano a raggiungere l'Egitto e l'Italia centrale.
Lo stile protoattico esercitò stranamente poca influenza sull'arte dei centri greci circostanti, al massimo ispirò una nuova moda occasionale in Beozia, in Argo e nelle isole. I vasi e i pittori protoattici stettero costantemente a guardare con la coda dell'occhio quello che si stava facendo a Corinto, e di là presero una o due forme di vasi insieme a suggerimenti per la sintassi decorativa e per la tecnica. Ma lo stile pittorico protoattico non fu molto influenzato dal contatto con questi vicini. La sua potenzialità era maggiore delle altre, ed offre uno speciale interesse come punto cruciale dell'arte classica attica.
Bibl.: In generale: J. M. Cook, Protoattic Pottery, in Ann. Brit. Sch. Athens, XXXV, 1934-35, pp. 165-219; K. Kübler, Altattische Malerei, Tubinga 1950; un breve quadro in J. D. Beazley, Development, Berkeley-Los Angeles 1951, ed uno sguardo introduttivo nel volume di E. T. H. Brann citato sotto. Studî particolari, Tardo Geometrico - Protoattico Antico: J. Audiat, Grande amphore protoattique du Musée du Louvre, in Monuments et Mémoires, XXXVI, 1938, pp. 27-58; J. M. Cook, Athenian Workshops around 700, in Ann. Brit. Sch. Athens, XLII, 1947, figg. 139-155; R. Hampe, Ein frühattischer Grabfund, Magonza 1960; J. M. Davison, Attic Geometric Workshops, New Haven 1961. Protoattico Medio: G. M. A. Richter, A New Early Attic Vase, in Journ. Hell. Stud., XXXII, 1912, pp. 370-384 (vaso con Nesso a New York); S. Papaspiridi - Karouzou, in Arch. Ephem., 1952, pp. 149-166 (Pittore della Brocca degli Arieti); G. E. Mylonas, Πρωτοαττικὸς ᾿Αμϕορεὺς ᾿Ελευσῖνος, Atene 1957 (Pittore di Polifemo). Protoattico Tardo: J. D. Beazley, Black-fig., (lista dei pittori). Trovamento di Egina: R. Eilmann-K. Gebauer, C. V. A., Berlino I, Monaco 1938; anche W. Kraiker, Aigina, Die Vasen des 10. bis 7. Jhdts., Berlino 1951. Materiale dell'Agorà: E. T. H. Brann, Late Geometric and Protoattic Pottery (The Athenian Agorà, VIII), Princeton 1962. Materiale dal Ceramico: K. Kübler, Kerameikos, VI, Die Nekropolen des späten 8. bis frühen 6. Jhdts., Berlino 1959. Materiale di Vari: S. Papaspiridi-Kraouzou, ᾿Αγγεία τοῦ ᾿Αναγηροῦντος, Atene 1963.