Vedi DAUNI, Vasi dell'anno: 1973 - 1994
DAUNI, Vasi (v. S 1970, p. 275)
Le scoperte archeologiche e gli studi dell'ultimo ventennio hanno consentito un grande progresso nella conoscenza delle ceramiche indigene della Puglia, di stile geometrico e, in particolare, di quelle della Daunia. Dal Geometrico «Iapigio», che ha la sua principale area di produzione nel Salento, si distacca, tra IX e VIII sec. a.C., uno stile nuovo e completamente autonomo, che caratterizzerà le ceramiche della Puglia settentrionale. La comparsa di una ceramica identificabile con certezza come «daunia» e perciò ben distinta da quelle delle regioni contigue, non si può porre prima dell'inizio dell'VIII sec. a.C. Il Geometrico Protodaunio, che occupa tutto quel secolo, è contraddistinto da vasi di argilla raffinata, di colore nocciola o crema, modellati a mano o alla ruota lenta e levigati, in superficie, con argilla liquida. Il rifiuto dell'uso del tornio nella modellazione dei vasi d. persiste per tutta la durata della produzione di questa classe, cioè sino alla fine del IV sec. a.C. Sono torniti, invece, i vasi decorati «a fasce» di origine greco-coloniale, che verranno prima importati e poi fabbricati in quantità massicce anche in Daunia, negli ultimi decenni del V e soprattutto nel IV sec. a.C.
Il Geometrico Protodaunio predilige nettamente un repertorio di forme globulari, ovoidali, piriformi, nel quale rientrano le olle di grandi dimensioni, così come le brocchette, caratterizzate anche da alte anse a nastro, angolose. Sono diffusi pure gli askòi e le scodelle monoansate. La decorazione è monocroma e consiste in un colore bruno-nero opaco, disposto sulla superficie chiara del vaso secondo motivi geometrici semplici e accurati. La cronologia del Geometrico Protodaunio, di cui già si intravede una distinzione in due fasi, è assicurata da alcuni corredi funerari, recuperati sia in centri dauni (Arpi, Cupola), sia in località della Campania (Ischia, Pontecagnano, S. Valentino Torio).
Il passaggio dalla produzione «geometrica» a quella «subgeometrica» non presenta in Daunia né salti stilistici né lacune nella documentazione, come avviene, invece, in misura più o meno sensibile, in Messapia e in Peucezia. La ceramica «subgeometrica daunia» si sviluppa infatti ininterrottamente, dai primi decenni del VII sec. a.C. sino alla fine del IV, attraverso tre principali fasi stilistico-cronologiche: Daunio I (700-550 a.C.); Daunio II (550-400 a.C.); Daunio III (400-300 a.C.). Nella fase I persiste il repertorio formale del periodo precedente, arricchendosi tuttavia di nuovi e più elaborati tipi: l'olla globulare su alto piede, l’askòs a doppia bocca, la scodella biansata, l'attingitoio con vasca fonda o piana e ansa a nastro, angolosa. Già nell'ambito del Daunio I si rileva una prima bipartizione stilistica della ceramica daunia, che corrisponde alle produzioni differenziate di Canosa, da una parte, e della Daunia centrale, il cui centro più noto è Herdonia, dall'altra. Il primo gruppo è caratterizzato da una notevole varietà di forme e soprattutto da una straordinaria esuberanza nella decorazione, sia plastica che pittorica. Per quanto riguarda quest'ultima, fondamentale è l'introduzione della bicromia, cioè dell'aggiunta del colore rosso accanto a quello bruno-nero tradizionale. Tale innovazione, accolta già dall'inizio del VII sec., pur se con estrema parsimonia, sembra essere derivata dall'area metapontina. Un motivo decorativo prediletto dai vasai canosini di questa fase è il «trapezio pendulo», con o senza alette laterali, comprendente rombi o losanghe concentrici, riempiti a tratteggio, a scacchiera, a punti.
Il gruppo stilistico «di Herdonia» resta molto più legato alla tradizione precedente, rifiutando, per tutta questa prima fase, l'uso della bicromia. I suoi prodotti sono caratterizzati da una decorazione sobria e compatta, che spesso comprende l'intero vaso, in una sorta di rete ben equilibrata. La cronologia del Daunio I è assicurata da alcuni contesti funerari comprendenti vasi d. in associazione con ceramiche protocorinzie, o con fibule e altri oggetti di bronzo di più agevole datazione. I vasi d., a differenza delle affini produzioni della Messapia e della Peucezia, furono diffusi ampiamente al di fuori del territorio che li produceva. Sono state individuate, infatti, due principali correnti di esportazione: una transappenninica e un'altra adriatica. La prima è indirizzata verso i centri della Campania, fino a Ischia, e si concentra tra gli ultimi decenni dell'VIII sec. a.C. e i primi del successivo, con una ripresa nella seconda metà del VI sec. a.C.; la seconda, più consistente e duratura, tocca i centri costieri del Piceno, passando poi sulla costa orientale dell'Adriatico, in Dalmazia, in Istria e spingendosi fino in Slovenia. Tale corrente di esportazione, fondata certamente sullo scambio di beni con le popolazioni di quelle zone, è riscontrabile dall'inizio dell'VIII sec. a.C. sino alla fine del VI ed è collegabile soprattutto alle attività produttive e di scambio di Canosa, cui si riporta la maggior parte dei vasi noti. Il passaggio dal Daunio I al Daunio II è contrassegnato dalla scomparsa di alcune forme e dalla nascita di altre distintive, così come dall'arrivo in Daunia del primo consistente apporto di ceramiche greche e greco-coloniali.
In questa seconda fase la fabbrica di Canosa continua a distinguersi per l'esuberanza del proprio repertorio formale e decorativo, attestata, tra l'altro, dai vasi-filtro con figurine plastiche e dall'uso sempre più ampio della bicromia. Quest'ultima viene accolta anche nella produzione «di Herdonia», pur restando del tutto marginale nell'ambito di una decorazione estremamente sobria. In questa stessa fase, tra la fine del VI e l'inizio del V sec. a.C., appare un terzo gruppo stilistico, facente capo al centro di Ausculum. Esso è caratterizzato da forme intermedie tra quelle di Canosa e quelle «di Herdonia». La decorazione presenta dei tratti originali che andranno accentuandosi nella fase successiva, il Daunio III, che occupa l'intero IV sec., cioè il periodo dell'ellenizzazione della Daunia, che vede ormai anche l'arrivo dei Romani. In questa fase si osserva un netto calo qualitativo nella produzione della ceramica daunia, sostituita ormai in gran parte da vasi torniti, decorati «a fasce» o «di stile misto», dalle più ricche ceramiche italiote, nonché, infine, da nuove produzioni indigene (v. canosini, vasi). I vasi d., il cui uso sembra limitato ormai alla sfera funeraria, mostrano un impoverimento delle forme e soprattutto della decorazione, che tende a tornare alla monocromia. Persistono, però, tutti i tre gruppi stilistici, dei quali il più recente, quello di Ausculum, sembra anche il più vitale, con l'utilizzazione ampia di motivi fitomorfi, che si affiancano e talvolta sostituiscono il vecchio repertorio geometrico, secondo un gusto comune non solo agli altri due stili dauni, ma anche a tutta la produzione indigena della Puglia, prima del suo definitivo esaurimento.
Bibl.: E. M. De Juliis, La ceramica geometrica della Daunia, Firenze 1977; id., Centri di produzione ed aree di diffusione commerciale della ceramica daunia di stile geometrico, in ArchStorPugl, XXXI, 1978, pp. 3-23; F. Rossi, La ceramica geometrica daunia nella Collezione Ceci Macrini, Bari 1979; D. G. Yntema, Background to a South-Daunian Krater, in BABesch, LIV, 1979, pp. 1-43; A. Bottini, Principi guerrieri della Daunia del VII secolo. Le tombe principesche di Lavello, Bari 1982; E. M. De Juliis, Nuove osservazioni sulla ceramica geometrica della Daunia, in La civiltà dei Dauni nel quadro del mondo italico. Atti del XIII Convegno di Studi Etruschi e Italici, Manfredonia 1980, Firenze 1984, pp. 153-161; id., L'Ipogeo dei Vimini di Canosa, Bari 1990; D. G. Yntema, The Matt-Painted Pottery of Southern Italy, Galatina 19902; R. Cassano (ed.), Principi, imperatori, vescovi. Duemila anni di storia a Canosa (cat.), Venezia 1992.