Vedi CANOSINI, Vasi dell'anno: 1959 - 1994
CANOSINI, Vasi (v. vol. II, p. 317)
Nel corso dell'ultimo trentennio, lo studio di questa classe vascolare ha registrato qualche incremento, da un lato per quanto concerne la determinazione cronologica, dall'altro per le ricerche più approfondite sulle tecniche di applicazione degli elementi decorativi accessori.
La definizione di ceramica c. comprende, nella sua accezione più usuale, una classe costituita in particolare da grandi contenitori a decorazione plastica, di chiara impronta ellenistica e collegabile alle tradizioni figurative microasiatica e alessandrina. Non si tratta di vasi ossuari ma di suppellettili esclusivamente funerarie, presenti con una certa frequenza nelle tombe a ipogeo di Canosa e dei suoi dintorni.
La decorazione plastica ricorrente su questi vasi è costituita per lo più da statuette che riproducono il tipo della lamentatrice, frequente nel rituale delle sepolture antiche, ma non mancano le protomi equine o gorgoniche: tutte queste raffigurazioni comunque, che ripetono formule tratte dal repertorio stilistico di centri come Tanagra, Alessandria o Myrina, tradiscono un'origine non locale e modelli di importazione.
Le forme più diffuse sono l'anfora e l’askòs. Altra caratteristica di questi vasi è la presenza sulla loro superficie di una ricca policromia: su un'ingubbiatura bianca compaiono infatti i colori rosa, rosso, turchino e giallo.
Complessivamente le dimensioni grandiose, i gesti esagerati delle figure, i gruppi plastici affollati, la vistosa policromia, creano un effetto finale barocco e fastoso che si allontana dalla concezione ellenistica tradizionale manifestando il gusto figurativo italiota e apulo in particolare.
La ceramica c. presenta alcuni punti di contatto con i vasi policromi tipici di Ordona, datati in genere agli inizî del III sec. a.C., anch'essi oggetti puramente funerari, spesso privi di fondo, di dimensioni esagerate, con una decorazione pittorica tanto vistosa quanto fragile. Erano anch'essi oggetti «di parata», testimonianza della ricchezza del corredo e quindi della posizione sociale del defunto. Ma al di là di questi punti di contatto, non vanno trascurate le differenze di tecnica e di stile (la base rossastra piuttosto che bianca, l'assenza della decorazione plastica, i motivi decorativi più vicini al repertorio della ceramica a figure rosse) che ne fanno un prodotto sostanzialmente diverso.
La cronologia dei vasi c. oscilla tra la fine del IV e la prima metà del II sec. a.C., anche se alcuni studiosi, come la Maes, tendono a mantenerla entro la prima metà del III sec. a.C.
Non sono purtroppo molti gli esemplari rinvenuti in contesti sicuri dal punto di vista cronologico: in un corredo pubblicato da F. van der Wielen la ceramica a decorazione policroma e plastica compare associata a vasi a figure rosse e a vernice nera e si inquadra cronologicamente intorno al 300 a.C.; allo stesso periodo si ascrivono gli esemplari degli ipogei Varrese (camere III e V), Lagrasta e Barbarossa; forse di poco più recente è il materiale del corredo Scocchera Β che, secondo l'Oliver, si può datare alla prima metà del III secolo.
Appartiene allo stesso ambito cronologico il corredo della tomba 3 di Via Molise, a Canosa, che conteneva vasi a decorazione policroma e plastica, una doppia situla listata, una oinochòe a figure rosse e varí unguentari fusiformi; a epoca posteriore va datato invece il materiale ritrovato in una tomba di Canne della Battaglia. L'askòs, a ricca decorazione policroma e plastica, era associato a un morso equino, a varie statuine fittili e a una coppetta a vernice nera di forma Morel 2616; pertanto sembra databile alla fine del III sec. a.C. se non agli inizî del secolo successivo.
Un 'équipe di studiosi svizzeri sta attualmente conducendo analisi e ricerche volte a chiarire la composizione dello strato bianco (argilla o latte di calce) che ricopre i vasi e la sua adozione prima o dopo la cottura, oltre che le modalità e i criteri d'uso delle sostanze adesive (una bianca, probabilmente un misto di calce e caseina; l'altra nera, costituita forse da catrame ottenuto dalla corteccia d'albero) utilizzate per fissare sulla superficie dei vasi le figure plastiche. È probabile che quest'ultima operazione venisse eseguita al momento della sepoltura, secondo le esigenze e il gusto degli offerenti.
Bibl.: A. Oliver jr., The Reconstruction of Two Apulian Tomb Groups (AntK, Suppl. 5), Berna 1968; Κ. van Wonterghem-Maes, De polichrome en plastische Keramik van Canosa di Puglia gedurende de Hellenistische Periode (diss.), Lovanio 1968; ead., Une tombe à chambres et son matériel funéraire, in AA.VV., Ordona, III, Bruxelles-Roma 1971, pp. 83-141; Κ. Maes, F. van Wonterghem, Une forme particulière de céramique de l'époque hellénistique à Canosa, in AntCl, XLI, 1972, pp. 615-622; A. Rinuy, F. van der Wielen, P. Hartmann, F. Schweizer, Céramique insolite de l'Italie du Sud: les vases hellénistiques de Canosa, in Genava, n.s., XXVI, 1978, pp. 141-159; E. De Juliis, Nuovi ipogei canosini del IV e III sec. a.C., in Atti del II Convegno sulla Preistoria, Protostoria e Storia della Daunia, S. Severo 1980, S. Severo 1982, pp. 253-269; F. van der Wielen-van Ommeren, Deux vases à entonnoir au Musée de Leyde et un groupe funéraire de Canosa, in OudhMeded, LXIII, 1982, pp. 77-131; ead., Un groupe funéraire de Canosa, in AA.VV., Canosa (Studi sull'antico, 6), II, Bari 1983, pp. 93-112; F. Rossi, Tombe della necropoli di Canne della Battaglia, in corso di stampa.