CALENI, VASI
. Delle due fogge di decorazione che i ceramisti del mondo antico adoperarono per abbellire i loro vasi, quella pittorica coi colori e quella plastica col rilievo o con l'incisione, la prima viene quasi del tutto a cessare nel sec. III a. C. Il favore che incontrano i vasi metallici a rilievi fa sì che la ceramica si fa ancella della toreutica, e con stampi o con forme rileva figure od ornati sulle pareti e sul fondo dei suoi prodotti. Anche una ragione economica poteva consigliare questo procedimento, essendo senza alcun dubbio la decorazione con stampi e con forme più rapida e meno costosa di quella fatta a mano dal pittore.
Tra i luoghi così dell'Oriente ellenico come dell'Italia, nei quali è possibile identificare o supporre fabbriche sorte in quel tempo e con questo indirizzo, uno dei più chiaramente documentati è quello dell'antica Cales in Campania (la moderna Calvi Risorta), grazie alle segnature di alcuni suoi vasai, che sogliono scrivere nei fittili di loro fabbricazione nome proprio e patria: L. Canoleios L. f. fecit Calenos (Corp. Inscr. Lat., I2, 406 segg.; X, 8054), C. Gabinio L. f. T. n. Caleno (Corp. Inscr. Lat., I2, 410), Retus Gabinio C. s. Calenus fecit (Corp. Inscr. Lat., I2, 412; X, 8054). I vasi che essi segnano sono di argilla giallognola o grigia, ben depurata e ben cotta, coperta per lo più di vernice nera lucente, talora brunofulva. Il patrimonio delle forme non è ricchissimo: coppe o bacinelle a calotta sferica senza anse, con piccolo piede e con labbro talora rovesciato, più raramente con due anse sottili che le fanno simili alle kylikes greche; bacinelle simili, alquanto più profonde, senza piede e senza labbro ripiegato, con una parte emisferica che sorge nell'interno della coppa (fiale umbilicate), e finalmente una foggia di vasetto che appare soltanto italica: il cosiddetto guttus con piccolo piede, corpo discoidale chiuso, beccuccio alto e stretto quasi perpendicolare al disco, ansa laterale ad anello (fig.1). L'uso di questo vaso non è chiaro; forse serviva anche da lucerna.
La decorazione consiste in un medaglione rilevato sul fondo delle bacinelle, o sul disco superiore chiuso dei gutti, medaglione che contìene teste, busti, intere figure, gruppi per lo più di soggetto mitologico greco, talora soggetti di genere o riproduzioni di scene reali, come per es. combattimenti gladiatorî. Nelle fiale umbilicate sono invece riprodotti a rilievo quattro soggetti nell'interno del vaso intorno all'omphalos, per lo più quattro bighe o quattro quadrighe montate da divinità (fig. 2). Le fabbriche calene possono aver trovato un facile smercio nella vicina Capua, ricca e popolosa; vasi però d'identiche forme, caratteri e decorazione si trovano largamente diffusi nell'Italia centrale e meridionale, e possono essere stati fabbricati anche in altri luoghi oltre che a Cales. Le marche, che in essi si rilevano, ci dànno i nomi di altri Gabinii, oltre quelli che si dicono Caleni, di un K. Atilius, di un Serponius. Come limiti cronologici possono essere assegnati a queste fabbriche i cento anni circa che vanno dalla seconda metà del sec. III ai primi decennî del II a. C. La produzione molto più raffinata di Arezzo (v. aretini, vasi) finisce per farli scomparire.
Bibl.: H.B. Walters, History of ancient pottery, I, Londra 1905, p. 502; R. Pagenstecher, Die Calenische Reliefkeramik, Berlino 1909 (Jahrbuch Deutsch, Arch. Inst., Ergänzungsheft VIII).