Vedi CALCIDESI, Vasi dell'anno: 1959 - 1994
CALCIDESI, Vasi (v. vol. II, p. 260)
Il numero dei vasi c., interi o frammentari, attualmente noti, si è considerevolmente accresciuto rispetto ai 279 registrati dal Rumpf oltre sessant'anni fa, grazie a nuovi scavi, purtroppo solo parzialmente editi, e a frequenti apparizioni sul mercato antiquario. La classificazione stabilita dal Rumpf si è dimostrata sostanzialmente valida anche alla luce delle nuove scoperte e resta ancora oggi un punto fondamentale di riferimento.
Tra i maestri e i gruppi distinti dallo studioso tedesco, la figura del Pittore di Fineo ha acquistato contorni più precisi grazie a una nutrita serie di nuove attribuzioni, che lo mostrano pittore attento e preciso, di calibrata eleganza, ma spesso ripetitivo. Si può ora ipotizzare anche una sua qualche connessione con la bottega del vasaio Nikosthenes; da questa infatti sono uscite alcune coppe che presentano la caratteristica forma calcidese, o la decorazione a occhioni tra orecchie ferine, mentre del Pittore di Fineo si conosce ora una coppa con piede di tipo attico. Una novità importante, se l'attribuzione è corretta, è data da un cratere di tipo corinzio a Metauros databile ancora al secondo quarto del VI sec., decorato con la caccia al cinghiale calidonio e ascritto al Pittore delle Anfore Iscritte (Iozzo, 1990, Me 4): l'inizio dell'attività della bottega verrebbe così sensibilmente rialzato.
Il problema più spinoso resta pur sempre quello della localizzazione della bottega. L'attribuzione a un centro dell'Eubea è stata sostenuta con decisione, adducendo come argomenti l'eccellente qualità tecnica della classe e le evidenti influenze attiche (Groothand, 1964; Simon, 1975 e 1976; I. e T. Raubitschek, 1979). L'analisi delle argille rende insostenibile la localizzazione della bottega dei vasi c. in una delle Cicladi (Walter-Karydi, 1968), ravvisandovi i successori dei vasi «melî». Forse un contributo decisivo alla soluzione del problema può venire dai rinvenimenti di vasi c. privi di decorazione figurata, oppure di tipo miniaturistico, e quindi probabilmente non di importazione, annunciati, ma non sufficientemente pubblicati, da varí siti della Calabria; i contesti suggeriscono un attardamento della produzione sino agli inizî del V secolo.
L'ipotesi più attendibile appare quindi al momento attuale quella di una localizzazione della bottega nella zona di Reggio (Iozzo, 1986; Keck, 1988; Iozzo, 1990). In tal caso assume un particolare significato la connessione, già osservata, tra il Pittore di Fineo e la bottega del vasaio attico Nikosthenes, così attenta alle esigenze e alle mode d'Occidente. Del resto anche la bottega calcidese era attenta al repertorio formale etrusco, come dimostrano le tazze monoansate a vasca profonda, derivate da un tipo corrente nel bucchero.
Maggiori novità riguardano invece due gruppi periferici rispetto alla produzione calcidese, quelli, cosiddetti pseudocalcidesi, dell'anfora di Memnone e dell'anfora di Polifemo; di quest'ultimo si è recentemente sostenuta la pertinenza a pieno diritto al gruppo calcidese (Simon, 1975: protocalcidese). L'analisi delle argille conferma invece l'affinità dei due gruppi e la loro distinzione dal complesso calcidese. Il gruppo di Polifemo, più numeroso, comprende ormai una quarantina di pezzi, e sembra corrispondere al momento centrale della produzione calcidese, dal 540 al 520 a.C.; il gruppo di Memnone comprende solo nove pezzi (l'anfora eponima, per lungo tempo scomparsa, è riaffiorata nel mercato antiquario) ed è databile negli anni 530-520 a.C.
In complesso vi si osservano una certa maniera arcaizzante ed elementi estranei alla tradizione calcidese - come il cratere a colonnette, o le file di denti di lupo sovrapposte - assieme all'uso sintatticamente incongruo di elementi decorativi, quale la croce di palmette e fiori di loto di tipo corinzio posta sul collo delle anfore a collo distinto, secondo l'uso attico e «tirrenico». Lydos e il suo gruppo sembrano essere stati particolarmente importanti per i due gruppi pseudocalcidesi. Non c'è motivo di dubitare dell'autenticità delle iscrizioni dell'anfora di Memnone, in alfabeto ionico. Questo fatto, l'assenza di uno sviluppo riconoscibile all'interno dei due gruppi, e anche la distribuzione esclusivamente occidentale dei rinvenimenti, possono far pensare a ceramografi, forse di origine insulare, che abbiano operato separati dai centri vitali di produzione, forse in Etruria, convogliando nelle loro opere molti elementi di seconda mano, e facendo una certa concorrenza alla ben più consistente bottega calcidese.
Bibl.: M. H. Groothand, Un vase Chalcidien à l'Allard Pierson Museum à Amsterdam, in BABesch, XXXIX, 1964, p. 79 ss.; E. Walter-Karydi, CVA Deutschland. München, VI, Monaco 1968, p. 23 s.; M. Robertson, A History of Greek Art, Cambridge 1975, p. 138; E. Simon e altri, Führer durch die Antikenabteilung des Martin von Wagner Museums der Universität Würzburg, Magonza 1975, p- 81 ss.; A. Ferrari, La diffusione dei vasi calcidesi, in Ricerche e studi. Quaderni del Museo Ribezzo di Brindisi, 1976, p. 5 ss.; E. Simon, Die griechischen Vasen, Monaco 1976, p. 62 s.; A. Ferrari, I vasi calcidesi. Problemi di pittura greca del VI sec. a. C., Torino 1978; R. Lullies, Bemerkungen zu den 'chalkidischen' Bauchamphoren, in RA, 1982, p. 45 ss.; H. P. Isler, Zwei chalkidische Vasen in Schweitzer Privatbesitz, in AntK, XXVI, 1983, p. 17 ss.; M. Iozzo, Ceramica «calcidese» inedita da Reggio Calabria, in Xenia, 6, 1983, p. 3 ss; A. Collinge, A Chalcidian Cup Restored, in AA, 1984, p. 565 ss.; J. Keck, Studien zur Rezeption fremder Einflüsse in der chalkidischen Keramik. Ein Beitrag zur Lokalisierungsfrage, Francoforte-Berna-New York-Parigi 1988; M. Iozzo, Ceramica «calcidese». Nuovi documenti e problemi riproposti (diss.), 1990.
Pittore di Fineo: M. Iozzo, Un'anfora inedita del Pittore di Phineus, in Xenia, il, 1986, p. 5 ss. - Due anfore a lui attribuite, già nella Collezione A. Castellani e note solo da disegni (cfr. A. Rumpf, Chalkidische Vasen, Berlino- Lipsia 1927, p. 22, nn. 57-58; p. 179 s., figg. 9-10), sono ricomparse (Beaulieu- sur-Mer, Villa Kérylos): La villa Kérylos (Institut de France, Fond. Th. Reinach), Parigi s.d. (1984), figg. 20-24 (presentate come corinzie. Per il n. 57 cfr. C. Gasparri, in LIMC, III, 1986, p. 470, n. 553, s. ν. Dionysos). - Coppa attica del Pittore di Fineo: MuM, 34, 1967, n. 101. - Relazioni con Nikosthenes: J. Boardman, Athenian Black Figure Vases, a Handbook, Londra 1974, p. 64. - Coppe c. di Nikosthenes: H. Hoffmann, Ten Centuries That Shaped the West. Greek and Roman Art in Texas Collections, Magonza 1970, p. 358 s., n. 170 (piede calcidese, occhioni e orecchie ferine); I. e T. Raubitschek, in W. G. Moon, Greek Vase-Painting in Midwestern Collections, Chicago 1979, p. 88 s., n. 52 (occhioni e orecchie ferine).
Vasi c. privi di decorazione figurata o miniaturistici: M. Iozzo, Un'anfora inedita... cit., p. 17, n. 15. - Tazza monoansata a vasca profonda: J. Boardman, M. Robertson, CVA Castle Ashby, Northampton 1979, tav. xxx ora Sotheby's Catalogue, 5.7. 1982, p. 113 n. 315; Μ. Α. Rizzo, Contributo al repertorio iconografico della ceramica pontica, in Prospettiva, 32, 1983, pp. 48 ss., 56 n. 4.
Analisi delle argille: J. Boardman, F. Schweizer, Clay Analysis of Archaic Greek Pottery, in BSA LXVIII, 1973, p. 267 ss. - Vasi pseudocalcidesi: F. Canciani, Circe e Odisseo, in Tainia, Festschrift R. Hampe, Magonza 1980, p. 117 ss.; id., Eine neue Amphora aus Vulci und das Problem der pseudochalkidischen Vasen, in Jdl, XCV, 1980, p. 140 ss. - Per una recente analisi di ceramiche c. e pseudocalcidesi: R. E. Jones, J. Boardman, in R. E. Jones e altri, Greek and. Cypriote Pottery. A Review of Scientific Studies (BSA, Fitch Laboratory Occasional Paper, 1), Atene 1986, p. 686 ss.