ANTROPOIDI, Vasi
Nel linguaggio archeologico sono così denominati quei vasi che richiamano, nel modellato di alcune parti e nella decorazione, il volto e anche il busto o tutto il corpo umano. In alcuni casi l'uso funerario di questi vasi ne spiega la forma particolare, come richiamo all'immagine del defunto, i cui resti cremati sono deposti nel cinerario antropoide; in altri casi lo spunto è soltanto artistico e lo scopo può definirsi decorativo. A rigore bisognerebbe tenere distinti i due diversi momenti di ispirazione e riserbare il termine di vasi a. solo a quelli nei quali la forma antropoide ha una motivazione magica o religiosa.
L'uso comincia già nel periodo preistorico. Dallo strato di Troia II provengono alcuni esemplari e il tipo prosegue negli strati di Troia III e IV fino a Troia V: sono anfore il cui "collo" presenta a rilievo le arcate sopracciliari, i globi degli occhi, il naso, un taglio per la bocca, due linguette per le orecchie, e sul corpo del vaso due protuberanze che segnano i seni. Il volto umano con simili schematizzazioni si ripete anche su coperchi cilindrici o a calotta che si ponevano su anfore, talvolta con l'accenno plastico dei seni.
Anche nella civiltà tessalica si ha qualche esempio di ceramica con decorazioni plastiche di volto umano schematico simili a quelle di Troia, e il tipo è noto inoltre in Serbia nel periodo preistorico.
Nel periodo neo-eneolitico, la più antica civiltà a ceramica dipinta della Puglia e del Materano offre qualche esempio di ornamentazione plastica antropomorfa sui vasi (Setteponti, Scaloria). Due esemplari di particolare importanza sono stati trovati in strati di civiltà analoga in Ungheria, a Kökénydomb, con analogia nella regione Carpatica.
Mentre nella civiltà egiziana i vasi plastici prediligono le forme animalistiche, come pure quelli protoelamiti di Susa, in alabastro, in Siria, in Palestina, in Cipro il vaso a. è noto, più o meno schematizzato. Un rhyton dipinto proveniente da Gerico, datato nel Neolitico (4000-3500 a. C.) ha due grandi anse a linguetta per le orecchie, un lungo naso, gli occhi di conchiglia inseriti e il pizzo e la calotta di capelli fittamente punteggiati con intensa caratterizzazione; un calice conico da Tell Brak intorno al 1500 a. C. sfrutta la forma del vaso per modellarvi i tratti di un volto con grandi occhi rotondi e la barba nettamente contornata e dipinta intorno alla bocca; e a Cipro già nel primo periodo del bronzo troviamo vasi a., come uno del Museo Naz. di Sèvres con collo dai tratti umani schematici come nei vasi di Troia, le mani che si serrano intorno al corpo decorato a motivi geometrici incisi; tra il XIV e il XII sec. si datano alcuni vasi plastici smaltati a testa femminile, il cui orlo forma una specie dipolos, che provengono da Enkomi e che si ritengono di fabbricazione cipriota; esemplari di vasi a. sono stati rinvenuti in molte località dell'Oriente antico (Ur, Assur, Mari, Ugarit) per le quali non sempre è possibile ammettere un'importazione da Cipro; è stato supposto (H. Frankfort, Art Archit. Anc. Orient, 161-2) che tali vasi, connessi con riti religiosi, venissero fabbricati localmente su un modello fornito da un unico centro, forse un santuario.
Nella civiltà minoica, dove il vaso plastico e il rhyton avranno una ricca fioritura, troviamo, a Kumasa, nel Minoico Antico II, un vaso il cui collo è modellato a testa femminile molto sommaria e il corpo, dipinto a motivi geometrici, segna con due bottoni i seni e ha due serpenti nelle spalle; era forse oggetto del culto domestico.
Vasi modellati a figure femminili del periodo Minoico Tardo provengono da Mochlos, a campana appiattita con braccia aggiunte, e da Gournià a figura nuda con una mano sul petto e un'altra sulla testa. Tratti schematici del volto umano sono modellati anche in alcuni di quegli oggetti tubolari fittili di incerta destinazione, probabilmente cultuale, del periodo Minoico Tardo. Al Minoico Tardo III appartiene un singolarissimo pezzo trovato a Festòs, una brocca vigorosamente modellata a volto d'uomo con breve pizzo, naso appuntito e aggettante, grandi occhi con bulbo a rilievo e arcate sopracciliari nettamente segnate, con le orecchie a voluta; i particolari sono ravvivati dalla policromia che disegna una serie di cirri sulla fronte, la barba sulle guance e sul mento, giungendo a una intensa espressività.
I Fenici diffondono il tipo di balsamario la cui parte superiore è modellata a testa femminile, sia in alabastro, sia in terracotta; un tipo ha caratteri orientali e il Poulsen lo crede creato a Cipro intorno all'VIlI sec. a. C., forse su influssi assiri; l'altro ha caratteri ellenici-ionici. L'arte ionica del VI sec. a. C. moltiplicò questi balsamari modellati a intera figura femminile sia stante, sia inginocchiata, quest'ultima con chiari influssi egiziani, talvolta con fanciullo in grembo, in argilla e anche in faïence, sia a mezzo busto.
Nell'ambiente ionico si inizia anche il tipo di vaso plastico a testa di guerriero con elmo, in argilla e in faïence, a testa femminile, o di satiro, o di negro.
La produzione protocorinzia dei piccoli vasi plastici per profumi conosce anche i tipi umani dal guerriero, all'efebo inginocchiato, al satiro e al sileno seduto o inginocchiato.
In Etruria già in periodo villanoviano (VIII-VII sec. a. C.), alcune urne cinerarie su cui è imposto un elmo bronzeo o d'imitazione fittile, manifestano la tendenza all'interpretazione antropoide del vaso; ma il cinerario a. assume una definita struttura solo nel canopo chiusino del VI sec. a. C. (v. Canopi), in terracotta, con il coperchio modellato a testa umana, da forme più schematiche fino ad una rappresentazione particolareggiata dei tratti del volto con vigorosa caratterizzazione, mentre il corpo globoso del vaso spesso ha segnati i seni e anche le braccia.
Il vaso a testa umana costituisce una delle più caratteristiche creazioni della ceramica attica, con tipi a testa femminile, di menade, di sileno e di negro, dove la vernice nera brillante può essere particolarmente sfruttata. Non mancano anche i vasi attici modellati a figura intera umana, specialmente di negri e di pigmei. La ceramica etrusca e campana imita i vasi a testa di negro e in Etruria troviamo tipi di sileno, di barbari, e un singolare pezzo a testa demoniaca di Caronte.
Il vaso con volto umano schematizzato simile ai tipi preistorici si trova anche nella produzione romana, specialmente in fabbriche galliche e germaniche del periodo imperiale.
Bibl: In generale: M. J. Maximowa, les vases plastiques dans l'antiquité, Parigi 1927. Per i vasi di Troia: Troy, I, Princeton 1950, fig. 405; Troy, II, Princeton, 1951, fig. 45 b, 46, 79, 168. Per gli esempi tessalici: Cfr. Tsountas, Αἲ προϊστορικαὶ ἀκροπόλεις Διμηνίου καὶ Σέσκλου, Atene 1908, fig. 228. Per gli esemplari in Serbia: Prähistorische Zeitschrift, II, 1910, fig. 8. Siria, Palestina, Cipro: H. Bossert, Altsyrien, Tubinga 1951, figg. 109, 117, 343, 640, 1073; H. R. Hall, Minoan Fayence in Mesopotamia, in Journ. Hell. St., XLVIII, 1928, p. 64 ss. Vasi plastici egiziani: Murray, in British School of Arch. in Egypt. Studies, II, pp. 40-46. Creta: H. Bossert, Altkreta, Berlino 1937, figg. 294, 297, 301, (484, a-c, 501, 507 vasi ciprioti); R. B. Seager, Mochlos, fig. 34; L. Pernier-L. Banti, Il Palazzo minoico di Festos, II, Roma 1951, pp. 507-512; A. Evans, Palace of Minos at Knossos, IV, i, Londra 1935, fig. 121. Tubi con volti schematici: Maximowa, op. cit., tav. VII, n. 27, 28. Balsamarî a figura femminile: Maximowa, op. cit., p. 127 ss. tav. IV, n. 18, tav. XV, n. 63, tav. XVI, n. 64-67; altri tipi ionici: p. 136 ss., tavv. XVII, XXIV, XXV, XXIX, XXX, XXXI, XXXV, XXXVI, n. 133; vasi corinzî: tavv. XLII, XLV. Per il trovamento di Kökénydomb: J. Banner, Die Venus von K., in Délvidéki Szemle, 1948, p. 458 ss.; E. B. Thomas, Archäol. Funde in Ungarn, Budapest 1956, p. 60.
Per i canopi, v. Canopi. Vasi attici: J. D. Beazley, Charinos, in Journ Hell. St., XLIX, 1929, pp. 38-78; E. Buschor, Das Kokrodil des Sotades, in Münchner Jahrbuch, 1919, pp. 1-43. Vasi etruschi: J. D. Beazley, Etruscan Vase-Painting, Oxford 1947, p. 187 ss., tav. XL.