VASELINA
. Con questo nome venne posta in commercio, intorno al 1870, una paraffina molle, unguentacea, che si otteneva dai residui (bollenti sopra 300°) dell'industria dei petrolî di Pennsylvania. In un primo tempo i residui semisolidi venivano scaldati all'aria in recipienti di ferro fino a perdita dell'odore, poi si decoloravano con carbone animale, operando a circa 50°: più tardi si ricavò vaselina anche da petrolî di altra origine (non tutti servono all'estrazione della vaselina) e si modificò il processo di preparazione.
D'ordinario i residui di particolari petrolî grezzi per la depurazione vengono trattati a caldo con acido solforico concentrato, poi lavati con soda e acqua, indi filtrati a caldo in presenza di carbone attivo o di altro materiale decolorante.
La vaselina naturale così ottenuta è una miscela variabile di idrocarburi (C18−C24 in preponderanza saturi delle serie paraffinica e naftenica, e in piccolissima parte non saturi delle serie etilenica e diolefinica) che a temperatura ordinaria sono in parte solidi e amorfi e in parte liquidi. Tale miscela ha però approssimativamente sempre la stessa composizione centesimale e lo stesso punto di ebollizione, e si presenta in massa semisolida, omogenea, translucida e filante, lievemente fluorescente, con apparenza e consistenza di unguento, varia di colore a seconda del grado di raffinazione: bianca se pura, altrimenti gialla o bruna. Si preparano a scopo farmaceutico vaseline bianche aventi punto di fusione variante tra 35° e 54° a seconda delle prescrizioni delle farmacopee dei diversi stati. La Farmacopea ufficiale italiana adotta quella bianca o gialla, omogenea, inodora, insipida, quasi inalterabile all'aria, fondente a 35°-45°, con densità 0,855-1,880.
La vaselina ha reazione neutra, non si scioglie in acqua né in glicerina, poco nell'alcool, facilmente nell'etere, solfuro di carbonio, cloroformio, olî fissi e volatili. Verso i solventi e i reagenti si comporta come la paraffina: non è intaccata né dagli acidi né dagli alcali (non si saponifica). Stabile a temperatura ordinaria (non irrancidisce come fanno i grassi), assorbe ossigeno dall'aria se viene scaldata a lungo a 110° e acquista odore e reazione acida.
Si preparano anche vaseline artificiali incorporando, in proporzioni convenienti, paraffina solida agli olî minerali pesanti e agli olî di paraffina, sì da avere una massa semifluida dall'aspetto della vaselina naturale: però da questa si distinguono per varî caratteri, tra cui una certa loro granulosità, una maggiore consistenza, mancanza di potere filante, di translucidità, di fluorescenza, ecc. Si cerca di correggere tali differenze mediante miscugli di vaseline naturali e artificiali.
La vaselina filante americana, lievemente fluorescente, è la più apprezzata in commercio.
La vaselina pura è impiegata in profumeria (pomate, creme, cosmetici, belletti, e talora anche per l'estrazione dei profumi dai fiori: enfleurage) e in farmacia (pomate e unguenti irranciscibili, medicamenti esterni, ecc.: deve in tal caso corrispondere a caratteri speciali riportati nelle farmacopee): serve cioè come eccipiente in sostituzione dei grassi, rispetto ai quali offre il vantaggio di non irrancidire e di non reagire sulle più svariate sostanze con cui venga incorporata. Anche l'olio di vaselina, o paraffina liquida, serve in farmacia, sia come evacuante a causa delle proprietà lubrificanti, sia come veicolo per sospensioni a scopo ipodermoterapico. Le qualità meno pure si usano in veterinaria e anche nelle arti e nelle industrie (per coprire le superficie metalliche e così proteggerle dall'ossidazione e dalla ruggine, per lubrificanti, paste detersive, creme per calzature, saponi, preparati per cuoio, ecc.). Anche l'industria degli esplosivi se ne serve talora per la preparazione di polveri senza fumo (tipo cordite): in tal caso deve possedere requisiti speciali di purezza.
In commercio si trovano vaseline miscelate con le più svariate sostanze o surrogati di vaseline (vasogeno o vaselina ossigenata, vasoli, vasinoli, vasolimenti, vaselone, vasotione, ecc.).