VAROTARI, Alessandro detto il Padovanino
– Nacque a Padova nel 1588 da Dario e da Samaritana, che era figlia del pittore Giambattista Ponchino (Ruggeri, 1993, p. 9).
Poiché il padre morì quando Varotari era ancor giovane, questi non poté praticare la sua bottega e Marco Boschini (1660) afferma che il pittore si formò copiando i quadri di Tiziano a Padova (p. 173). La sua prima opera conosciuta, L’incredulità di s. Tommaso, realizzata nel 1610 per la chiesa di S. Lucia a Padova, presenta infatti un preciso richiamo al classicismo e alla compostezza formale; probabilmente poco dopo eseguì anche la pala con La Madonna con i ss. Benedetto e Girolamo ora al Museo civico di Padova.
Nel 1615 risulta abitare nel sestiere di Dorsoduro a Venezia (Documenti per la storia..., 1976), dove s’iscrisse all’Arte dei pittori e versò la «tansa» fino al 1644. All’inizio del suo soggiorno veneziano viene riferito il primo viaggio a Roma, dove copiò i Baccanali di Tiziano mostrando grande abilità nel tradurre il maestro cadorino, e giungendo però a risultati diversi nel colore, rassodato in uno smalto robusto lontano dal tonalismo tizianesco. Inoltre vi affiancò un quarto dipinto di sua invenzione, Il trionfo di Tetide, conservato, come gli altri, all’Accademia Carrara di Bergamo, creando un dipinto di ispirazione neoclassica con echi raffaelleschi e michelangioleschi. L’ambiente romano dovette esser fonte d’ispirazione e studio per il Padovanino, che ebbe modo di conoscere sia la corrente naturalistica postcaravaggesca sia quella classicistica rappresentata da Francesco Albani e dal Domenichino.
Nel 1618 dipinse per la chiesa veneziana di S. Maria Maggiore La vittoria dei carnutesi sui normanni, ora alla Pinacoteca nazionale di Brera; il grande telero faceva parte di un ciclo mariano assieme al Miracolo del diacono, ai fregi con gli Angioletti con i simboli della Passione, oggi alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, e al Miracolo della partoriente in mare, ora nella chiesa parrocchiale di San Giorgio di Nogaro (Udine). Nello stesso ciclo Varotari ricordò la morte del padre Dario con il perduto Miracolo del pittore che cade dall’impalcatura, salvato dalla Vergine. Nel maggio e nell’agosto del 1619 ricevette due pagamenti di 50 e 15 ducati a compenso dei cartoni per i mosaici della basilica marciana rappresentanti S. Silvestro e Simone mago e per un dipinto a olio per la sacrestia (Archivio di Stato di Venezia, Procuratori di San Marco, Chiesa, reg. 8, 31 agosto 1619). La collaborazione con la procuratoria di S. Marco continuò fino al gennaio del 1621, quando Varotari ricevette l’importo di 100 ducati per il grande cartone del mosaico con Il martirio di s. Giovanni Evangelista, comprendente venti figure da realizzate in accordo con il proto della basilica (Saccardo, 1896, p. 320). Nel 1622 dipinse Le nozze di Cana, ora nella Scuola di S. Marco a Venezia; nel quadro, che fu molto apprezzato dai contemporanei per il suo messaggio di maestà e decoro, il pittore si esprime con pienezza di linguaggio opponendosi al dilagare del tardomanieristico palmesco.
Un secondo viaggio a Roma del Padovanino avvenne presumibilmente qualche anno dopo: nel maggio e settembre del 1625 ricevette infatti due pagamenti di 30 e 40 scudi dal cardinale Maurizio di Savoia per un quadro con dei Puttini (Schede Vesme, 1968), ma presumibilmente aveva già lasciato Venezia nel 1624, poiché le statistiche cittadine di quell’anno non lo registrano come residente in città. Durante quel viaggio copiò anche una Sacra Famiglia con gli angeli del fiammingo Anton van Dyck, tradizionalmente posta tra il 1626 e il 1632, e Venere e Amore di Johann Liss conservata a Firenze, da cui si evince il ruolo del pittore come divulgatore di autori e culture diverse (Marinelli, 2018, p. 28). Parlando dei suoi viaggi Varotari avrebbe dichiarato di «haver io per mesi et anni praticato Roma et altre città d’Italia» (Dalla Santa, 1904, p. 21). In quegli anni nacquero i figli Ascanio, Ciro e Dario; solo Dario collaborò con il padre, e tuttavia quella artistica non fu la sua attività prevalente, perché nel testamento di sua moglie fu registrato come medico.
Nel 1626 Alessandro dipinse su commissione del Consiglio di Pordenone, per la sala delle Adunanze, La Madonna col Bambino in trono, la Giustizia e s. Marco, ora al Museo civico di Pordenone, firmata e datata, dove si avverte ancora una volta come Tiziano rimanga la prima fonte d’ispirazione, sebbene rielaborato con originale felicità espressiva e coloristica. Tra il 1629 e il 1630 dipinse la Natività e la Circoncisione per la chiesa di S. Teonisto a Padova, che denotano un irrigidimento del gusto con un colore meno morbido e più plastico.
Gli anni Trenta dei Seicento furono fervidi di attività; nel 1630 il pittore partecipò al concorso per la progettazione di una chiesa votiva per la fine dell’epidemia pestilenziale a Venezia, presentando uno schematico progetto basato su due triangoli equilateri incrociati con tre cupole disposte sui vertici di un triangolo: si trattava di una teorizzazione legata alla Trinità, in cui il Padovanino proponeva un’architettura basata sul numero tre. In perfetta coerenza con la ricerca di un originale modello architettonico, la lettera scritta nella circostanza al Senato mostra un uomo di cultura e notevole capacità dialettica (Dalla Santa, 1904, pp. 21 s.). Come artista erudito si rappresentò anche nel suo Autoritratto, donato dal figlio Ascanio alla Città di Padova e conservato al Museo civico, con accanto il busto dell’Apollo di Belvedere, una sfera armillare in mano e i libri di Plutarco e Boezio, alludendo alle arti da lui praticate: geometria, storia e filosofia (E. Saccomani, in Da Padovanino a Tiepolo, 1997, p. 129). Per la chiesa della Salute, la stessa del concorso sopra accennato, dipinse la Vergine con il Bambino e la chiesa della Salute, che rimase sull’altar maggiore fino alla metà del Seicento. Forse nello stesso anno eseguì per la famiglia Mocenigo, del ramo di S. Stae, Il doge Alvise Mocenigo davanti al Redentore con il modello della chiesa del Redentore in ricordo della peste del 1576, raro esempio di ritrattistica del pittore, campo in cui fu affiancato dalla sorella Chiara, che ebbe grande fama come ritrattista per la precisione delle sue rappresentazioni. Per la distrutta chiesa veneziana di S. Maria dei Servi realizzò la Vergine con s. Benedetto e s. Francesco, dove la Vergine appare su un alto trono con uno schema nuovo che venne poi ripreso nella luminosa Madonna con i santi dipinta per la famiglia Radulovich (Radollovich) nella chiesa dell’Assunta di Polignano a Mare, dove Varotari lavorò assieme a Bernardino Prudenti. Nel 1631 dipinse La morte di Procri, firmata e datata «MDCXXXI Bergamo» e, forse durante lo stesso soggiorno nella città lombarda, realizzò La morte di s. Andrea per l’omonima chiesa bergamasca. Il dipinto coglie con ardito scorcio prospettico e grande ricchezza cromatica l’attimo in cui il santo viene crocifisso. Si tratta di un momento di grande felicità coloristica per il pittore, cui corrispose un notevole successo professionale. Nel 1635, infatti, firmò un contratto per la realizzazione del soffitto a olio, ora alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, con La parabola delle Vergini sagge e stolte per la chiesa dell’ospedale veneziano degli Incurabili; l’importo di 300 ducati fu dovuto sia alle grandi dimensioni dell’ovato, che mostra l’abilità di Varotari nella rappresentazione di scorcio, sia anche alla fama del pittore. Il dipinto, per cui l’autore ricevette due pagamenti negli anni 1636 e 1637, faceva parte dell’ampliamento seicentesco della decorazione della chiesa, eseguito assieme a Jacopo Palma il Giovane, Andrea Vicentino, Sante Peranda, Francesco Maffei e Bernardo Strozzi (Cicogna, 1842, p. 316). Nel 1635 fu affidato a Varotari il rifacimento del tondo della libreria Marciana di Giambattista Zelotti con Atlante tra la Geometria e la Astronomia, dove lavorò assieme a Strozzi, che dipinse La scultura, dal momento che i due rappresentavano altrettante voci alla moda in città, caratterizzate da un vivace cromatismo. Contemporaneamente fu attivo presso la Scuola grande del Carmelo, dove Prudenti, suo collaboratore, occupava cariche dirigenziali. I due pittori condivisero la decorazione della Scuola e Varotari dipinse il soffitto che mostra la Gloria della Vergine con gli angeli musicanti per la sala superiore, che fu spostato un secolo dopo per far posto alla attuale decorazione; nella realizzazione del nuovo soffitto Giambattista Tiepolo ricordò, in uno scomparto laterale, la morte di Dario Varotari riprendendo il tema del Pittore che cade dall’impalcatura salvato dalla Vergine del Carmelo. Per l’attigua chiesa di S. Maria del Carmelo Varotari dipinse il grande telero con S. Liberale che fa assolvere due innocenti, grande composizione articolata su un vasto telaio veronesiano. Per un’altra chiesa veneziana, quella di S. Nicolò dei Tolentini, realizzò gli Episodi della vita di s. Andrea Avellino, dove il racconto favoloso narrato con tono discorsivo si articola su un paesaggio luminoso. Attorno al 1641 dipinse la Vergine che appare a s. Anna e s. Gioacchino per la chiesa delle Cappuccine di Vicenza, opera di animazione baroccheggiante, e la Pala delle Milizie del duomo di Palmanova.
Nel 1642 fu registrato tra i cittadini veneziani nella parrocchia di S. Pantalon assieme a un uomo, un giovane, due donne e una massaia, probabilmente due dei figli, la moglie e la sorella Chiara (Venezia, Biblioteca del civico Museo Correr, Mss. Donà dalle Rose, b. 351, Anagrafe Dorsoduro 1642, cc. n.n.).
L’eleganza formale del Padovanino trionfò nelle molte rappresentazioni mitologiche di chiaro significato erotico commissionate anche da colti committenti, come i letterati dell’Accademia degli Incogniti. Si tratta di dipinti improntati all’erotismo, dove il pittore esibisce nudi candidissimi e sensuali di grande effetto visivo e purezza classica, che riescono talvolta a precorrere di oltre un secolo l’impatto di un Sebastiano Ricci o di un Giovanni Antonio Pellegrini.
Tra le sue ultime opere figura il soffitto con La gloria di casa Selvatico per la villa Emo Selvatico a Sant’ Elena di Battaglia; da ricordare, infine, la sua ininterrotta attività di copista, in particolare di Tiziano.
Morì a Venezia il 29 luglio 1649, di febbre, nella parrocchia di S. Pantalon (Archivio di Stato di Venezia, Provveditori e Sopraprovveditori alla Sanità, b. 875, sub 29 luglio 1649).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Procuratori di San Marco, Chiesa, reg. 8, sub 31 agosto 1619; Provveditori e Sopraprovveditori alla Sanità, b. 875, sub 29 luglio 1649; Venezia, Biblioteca del civico Museo Correr, Mss. Donà dalle Rose, b. 351, Anagrafe Dorsoduro, anno 1642, cc.n.n.
M. Boschini, La carta del navegar pitoresco, Venetia 1660, pp. 173, 174, 671; E.A. Cicogna, Delle iscrizioni veneziane, V, Venezia 1842, pp. 311 s., 316 s., 330; P. Saccardo, Les mosaïques de Saint Marc à Venise, Venezia 1896, pp. 314, 316, 320; G. Dalla Santa, Il pittore A. V. e un suo disegno per la chiesa della Salute a Venezia, Torino 1904; C. Donzelli - G.M. Pilo, I pittori del Seicento veneto, Firenze 1967, pp. 19, 307-309; Schede Vesme. L’arte in Piemonte dal XVI al XVIII sec., III, Torino 1968, p. 1082; E. Favaro, L’arte dei pittori a Venezia e i suoi statuti, Firenze 1969, p. 144; Dario Varotari pittore e architetto del Cinquecento, in Studi storici veronesi Luigi Simeoni, XXIV-XXV (1974-1975), pp. 74-99 (in partic. pp. 75, 81, 95 s.); Documenti per la storia dell’arte a Padova, a cura di A. Sartori, Padova 1976, p. 231; U. Ruggeri, A. V. detto il Padovanino, in Saggi e memorie di storia dell’arte, XVI (1988), pp. 101-165; Id., Il Padovanino, Cremona 1993; Da Padovanino a Tiepolo. Dipinti dei Musei civici di Padova nel Seicento e Settecento (catal., Padova), Milano 1997, passim; Venezia, in La pittura nel Veneto: il Seicento, I, a cura di M. Lucco, Venezia 2000, pp. 35-37, 44, 51, 53; H.D. Walberg, Una compiuta galleria di pitture veneziane. The church of Santa Maria Maggiore in Venice, in Studi veneziani, n.s., XLVIII (2004), pp. 259-303 (in partic. pp. 288-294); S. Marinelli, Ridisegnando il Seicento, in Verona illustrata, XIII (2018), pp. 25-32 (in partic. pp. 27 s.).