VARGAS VILA, José María
Scrittore colombiano, nato a Bogotá il 23 luglio 1860. Uomo di vita agitatissima, fu espulso dalla Colombia (1885), e dal Venezuela (1891), rifugiandosi negli Stati Uniti, dove svolse un'attività letteraria e politica, specie con la fondazione della Revista Hispano-Americana (1891). Nel 1898 è in Italia, quale rappresentante dell'Ecuador; dal 1904 al 1914 risiede a Parigi, che lascia per la Spagna. La sua popolarità incomincia con la pubblicazione di Pasionarias (Venezuela 1885), dove si traduce il suo temperamento virile, ma disordinato e pessimista. Il suo stile, privo di elaborazione tecnica, risulta ampolloso, ingombrante, di scarsa sensibilità linguistica. Tuttavia la sua produzione ha una vivacità polemica, passionale, a volte avvelenata, diretta a combattere i governi conservatori e tutti gli uomini politici che si trovano al potere. Alquanto "donchisciottesco", nonostante l'enorme pletora di pubblicazioni non ha creato né discepoli né scuola. Ha redatto le sue memorie, che vedranno la luce soltanto come opera postuma.
Opere: Pinceladas sobre la última revolución en Colombia (1885); La regeneración de Colombia ante el tribunal de la historia (1888); Los Providenciales (1892); Las Rosas de la tarde (1900); Alba Roja (1901); Los parias (1902); Ante los bárbaros (1902); El alma de los lirios (Parigi 1904); Los divinos y los humanos (1904); La Simiente (romanzo, 1905); La República romana (1908); El camino del triunfo (1909); La conquista de Bizancio (1910), El ritmo de la vida (1910); Archipiélago sonoro (1912); La muerte del condor (1914); La demencia de Job (1915); Vuelo de cisnes (1917); De los viñedos a la eternidad (1917); Sombras de águila (1918); Prosas selectas (1918); ecc.
Bibl.: A. Andreade Coello, V. V., Quito 1912; E. Bobadilla, Grafómanos de América, I, Madrid 1902.