varani
Lucertole giganti
I varani sono i più grandi Sauri viventi e si trovano in Asia meridionale, Africa e Australia: in quest’ultima, in mancanza di validi competitori, ebbero una particolare fortuna dando origine a molte specie diverse. Quasi tutti predatori, vivono in foreste tropicali, savane e deserti. Le specie più grandi, come quella che vive su alcune isole indonesiane, possono uccidere e divorare Mammiferi delle dimensioni di una capra. Probabilmente il mito dei draghi deriva dai racconti degli antichi navigatori cinesi che per primi videro i grandi varani in Indonesia
La famiglia Varanidi, dei Rettili Sauri, comprende circa 50 specie diffuse nei paesi tropicali del Vecchio Mondo. Di queste, la metà è endemica della regione australiana, quattro vivono in Africa e le rimanenti si trovano in Asia. Probabilmente i varani derivano da un antico ceppo di lucertole asiatiche e si sono poi diffusi in Australia e in Africa.
Quando gli antenati dei varani sbarcarono in Australia, reduci da violenti cicloni, forse aggrappati a tronchi galleggianti, trovarono pochissimi Mammiferi predatori, quali il lupo marsupiale, il diavolo marsupiale e poche altre specie che già stavano estinguendosi. Ciò permise a questa famiglia di evolversi in più direzioni, producendo molte specie, piccole e grandi, in tutti gli ambienti australiani. In Indonesia, invece, è stato l’isolamento geografico, dovuto alla presenza di numerose isole, a produrre la formazione di varie specie. In Africa, al contrario, i varani hanno avuto poco successo, probabilmente a causa del numero elevato di predatori che già abitavano il continente.
Dal punto di vista evolutivo, i varani sono un interessante mosaico di caratteristiche primitive e derivate. L’assenza di varani nel Nuovo Mondo, confermata dalla mancanza di resti fossili, suggerisce un’origine relativamente recente di questa famiglia, che risale al Miocene, circa 25 milioni di anni fa. Tale ipotesi viene suggerita anche dal fatto che tutte le specie viventi sono strettamente imparentate tra loro, tanto che vengono attribuite a un solo genere (Varanus).
La specie più piccola è il varano coda corta (Varanus brevicauda) dell’Australia occidentale, che supera di poco i 20 cm di lunghezza. Invece la specie più grande è il drago di Komodo (Varanus komodoensis), il quale vive soltanto in alcune piccole isole dell’Indonesia e supera i 3 m di lunghezza.
Tutti i varani possiedono muso appuntito, collo lungo, arti capaci di sollevare il ventre da terra durante la locomozione, timpano ben visibile, occhi con palpebre mobili, squame piccole sia sul dorso sia sul ventre, coda lunga a sezione generalmente circolare. Inoltre, hanno tre caratteristiche in comune con gli Ofidi (serpenti): la lingua forcuta all’apice, le mascelle dilatabili e l’incapacità di automutilarsi della coda.
La prima caratteristica ha portato a potenziare l’efficienza dell’organo di Jacobson, che è costituito da due fossette olfattorie simmetriche situate sul palato in cui le terminazioni della lingua portano le particelle odorose raccolte all’esterno. In questo modo l’animale è in grado di comprendere la direzione da cui proviene lo stimolo olfattivo.
Le mascelle dilatabili permettono di ingollare rapidamente una preda intera anche se voluminosa, senza perdere tempo a dilaniarla, riducendo in questo modo il rischio di attirare altri predatori con l’odore del sangue.
L’automutilazione della coda non è una strategia difensiva dei varani – come avviene in molti altri sauri: Lacertidi, Geconidi – perché impedirebbe loro di usare la coda come un’arma per colpire gli aggressori.
Quasi tutti i varani sono predatori e si nutrono di animali di dimensioni variabili. In giovane età si nutrono prevalentemente di chiocciole, cavallette, bruchi e rane. Crescendo consumano topi, lucertole, uccelli e uova. In pratica, ciascuna specie attacca le prede che può sopraffare con il giusto sforzo, evitando di riportare brutte ferite.
Il cannibalismo è di regola tra i varani, come tra molti Rettili, Anfibi e pesci. Esistono due sole specie di varani a dieta frugivora: uno di questi è Varanus olivaceus delle Filippine, che si arrampica sugli alberi alla ricerca di frutti ed è una delle specie più gravemente minacciate. Vive infatti in aree densamente popolate dall’uomo ed è molto ricercato come cibo dai contadini locali.
L’uso dei varani come cibo è uno dei maggiori problemi per la loro conservazione: vengono molto apprezzati da quasi tutte le popolazioni delle regioni in cui vivono e sono quindi perseguitati con vari mezzi. In Australia sono sempre stati cacciati dagli aborigeni e molte specie rischiano di venire sterminate dal dingo, il cane introdotto dagli aborigeni stessi, oggi inselvatichito.
I varani sono ottimi colonizzatori di isole: figurano infatti tra i primi Vertebrati che hanno raggiunto l’isola indonesiana Anak Krakatau, di origine vulcanica, emersa nel 1927 tra Sumatra e Giava.
Il varano più impressionante è senza dubbio il drago di Komodo, le cui dimensioni e la cui pericolosità sono state ingigantite dai racconti di marinai e viaggiatori del passato. L’isola di Komodo è situata nell’Indonesia orientale, la cosiddetta Wallacea, dove vive una fauna interessantissima con caratteristiche di transizione tra quella indomalese e quella australiana. In particolare, Komodo e Rinca fanno parte di un arcipelago che si estende tra le due isole maggiori Sumbawa e Flores, e sono incluse nel Komodo National Park (400 km2), il santuario del drago. Si tratta di un arcipelago vulcanico formatosi a partire da 130 milioni di anni fa. Gli antenati del drago provengono da altre isole dell’Indonesia e hanno subito un processo evolutivo che li ha portati verso il gigantismo.
Fenomeni di gigantismo e di nanismo sono frequenti nelle isole: il primo fenomeno si osserva soprattutto in Rettili, piccoli Mammiferi e Insetti, mentre il secondo è più frequente nei grandi Mammiferi. Non sappiamo quali fattori ecologici abbiano favorito il gigantismo estremo del drago di Komodo. Di fatto, le grandi dimensioni consentono a questi varani di nutrirsi di cervi e cinghiali, Mammiferi oggi presenti sulle isole, e riducono il rischio di predazione da parte degli uccelli rapaci che vengono a svernare numerosi in queste isole. Il drago di Komodo possiede grandi mascelle e può superare il peso di 150 kg. Per cacciare, rimane immobile tra la vegetazione e attende il passaggio delle vittime, fra cui anche le capre domestiche, suscitando le ire delle popolazioni locali. Tuttavia, bisogna ricordare che la presenza dell’uomo su queste isole aride e scarsamente coltivabili è diventata stabile appena un secolo fa ed è aumentata proprio grazie agli introiti derivanti dal turismo dopo l’istituzione del parco nazionale. Prima di ciò erano disabitate, e questo spiega la sopravvivenza del drago fino ai nostri giorni.
Quando gli antichi viaggiatori cinesi videro questi enormi lucertoloni dalla cui bocca usciva una lingua rossa e vibrante immaginarono di vedere il fuoco nelle loro fauci. Già da tempo, i Cinesi avevano scoperto resti di dinosauri nel Deserto del Gobi in Mongolia e avevano capito che quelle ossa appartenevano a grandi Rettili.
Così nacquero le leggende sui draghi, divenute in seguito uno degli elementi caratterizzanti della cultura dell’Estremo Oriente. Tali racconti arrivarono in Europa già al tempo degli antichi Greci, lungo la via della seta, insieme a galline, pavoni, gemme e spezie. Lungo questa direttrice di scambio, in cui l’Oriente e l’Occidente mescolarono le loro culture, i draghi entrarono nella mitologia greca e medio-orientale. Ma l’apogeo della loro importanza si ebbe durante il Medioevo, con le crociate, quando cavalieri e santi gareggiavano nella lotta contro i simboli dell’Oriente nemico. Allora i draghi, divenuti l’espressione del Male, rapivano principesse e terrorizzavano contadini, per poi finire immancabilmente sotto le spade degli eroi cristiani.