VANVITELLI (Van Wittel), Gaspare, detto anche Gaspare degli Occhiali
Pittore, nato ad Amersfoort (Olanda) nel 1635 (e non a Utrecht nel 1047), morto a Roma il 13 settembre 1736. Fu scolaro precoce del paesista e vedutista Mattia Withoos a Amersfoort, che era stato in Italia dal 1648 al '50. Venne a Roma nello scorcio del 1674 e non fece più ritorno in patria. Da quadri firmati risulta che lavorò anche a Venezia dove fu il principale precursore del Canaletto, come pure nell'Umbria e nella Toscana. A Roma lo troviamo nel 1676 associato all'ingegnere olandese Cornelio Meijer per il quale illustrava a penna il lavoro tecnico sulla possibilità di rendere navigabile il Tevere (ms. nella Biblioteca dell'Accademia dei Lincei, con preziosi dati biografici). A Roma in questo tempo fu anche ammesso socio della Compagnia dei pittori olandesi col sopranome "de Toorts" (La Torcia).
Il V. è vedutista per eccellenza; la sua arte, accurata e minuta, ci ha tramandato visioni pittoriche esatte e squisite delle varie città dove egli ha fatto soggiorno. Nel 1699 si recò a Napoli dietro invito del viceré Ludovico duca di Medina Coeli, che nell'anno seguente fu padrino del suo figlio Luigi, diventato poi assai piu famoso del padre come architetto della reggia di Caserta. Nel 1707 Gaspare si stabilì nuovamente a Roma restando in continuo rapporto epistolare con alti personaggi alle Corti di Madrid e di Parigi. Fu in favore nell'ambiente vaticano e presso lo stesso pontefice Clemente XI Albani; nel 1711 venne eletto accademico di San Luca.
Suoi quadri si trovano in molte gallerie pubbliche e private, specialmente a Roma e a Napoìi. Il fatto che il maestro ha avuto numerosi imitatori, di cui le opere col tempo passarono sotto il suo nome, rende talvolta difficile di separare le vedute semplicemente "vanvitelliane" da quelle autentiche, se le prime, come è spesso il caso, sono buone di stile e di esecuzione.
Il V. era ottimo e squisito disegnatore a penna, e come tale ebbe come seguace ed emulo il figlio Luigi che derivò dal padre non solo una nitidezza di tecnica salda e spiritosa, ma quel senso del concetto architettonico, il quale lo spinse poi alle sue creazioni grandiose.
Bibl.: C. Lorenzetti, G. V., Milano 1934 (monografia esauriente, con catalogo delle opere, disegni e dipinti, e con bibl.).