CANCELLIERI, Vanni (detto Focaccia)
Nacque a Pistoia nella seconda metà del sec. XIII, figlio naturale di Bertacca di messer Ranieri, di parte bianca. Il soprannome Focaccia, con cui il C. è indicato sia nelle carte d'archivio (in un documento si legge "Fugacia" forse per un tentativo di latinizzazione compiuto dal notaio non toscano) sia nella tradizione storica e letteraria, è di gran lunga più noto dell'altro, Bertacchino, dal nome del padre; e del vero nome Vanni. Ebbe per moglie la figlia di Lippo Vergiolesi nella quale è stata riconosciuta, con buona probabilità, la Selvaggia amata e celebrata nelle sue rime da Cino da Pistoia.
Ogni altra notizia posseduta sul C. si riferisce al ruolo, eminente per crudeltà, che egli ebbe come seguace della parte bianca in mezzo alle lotte sanguinose in cui si manifestò, in Pistoia, la divisione tra bianchi e neri poi diffusa, con conseguenze storiche di grande rilievo, in tutta la Toscana. Le sue imprese sono narrate dall'anonimo autore delle Storie pistoresi, che di lui ci dà questo ritratto: "prode e gagliardo molto di sua persona, del quale forte temeano quelli della parte nera per la sua perversità, perché none attendea ad altro che a uccisioni e ferite".
Per vendicare l'assassinio, da parte dei Cancellieri di parte nera, di Bertino Vergiolesi, i Cancellieri di parte bianca si valsero dell'efferatezza del C.: a, poco prima del 6 apr. 1293 risale un suo primo tentativo, andato a vuoto, di uccidere a Prato, con l'aiuto del fiorentino Mula dei Soldanieri con una sua masnada, di Pagano da Artimino e di Lazzarino da Brandeglio, Detto di messer Re de' Rossi, un responsabile della morte del Vergiolesi. Il podestà di Prato dette corso alla sua istruttoria, ma il C. e quasi tutti i suoi complici, giudicati in contumacia, si sottrassero di fatto a qualsiasi pena. Ebbe invece successo una seconda aggressione qualche tempo dopo a Montemurlo, tra Pistoia e Prato, e il de' Rossi cadde ucciso.
Ancor più gravi conseguenze ebbe l'assassinio, compiuto dal C. con la complicità di Schiatta e Meo figli di Ranieri de' Cancellieri di parte bianca, a Pistoia nella cappella di S. Paolo, di Detto di Sinibaldo de' Cancellieri di parte nera (cugino del padre del C. e cittadino tra i più influenti), a cui si riferisce una condanna pronunciata dal podestà di Pistoia Bonifazio Lupi marchese di Soragna il 31 ott. 1293. Questo delitto fu la scintilla di furibonde lotte cittadine: i seguaci delle due parti, e tra essi il C., furono esiliati. Il padre di lui Bertacca, che era frate gaudente, ottenne il privilegio di sottrarsi all'esilio, ma poco tempo dopo restò anch'egli ucciso per mano di Fredi de' Cancellieri di parte nera, a vendetta del padre Detto.
La morte del C. deve essere avvenuta intorno al 1295-96, quasi con certezza non per cause naturali. Per l'assassinio di Detto (e non per l'uccisione di uno zio o addirittura del padre, come riferiscono commentatori antichi della Commedia)Dante lo pose nella Caina (Inferno, XXXII, 63) fra i traditori dei parenti.
Fonti e Bibl.: Storie pistoresi, in Rer. Italic. Script., 2 ed., XI, 5, a cura di S. A. Barbi, pp. 8-15; L. Zdekauer, Studi pistoiesi, Siena 1889, pp. 5-16; M. Barbi, Probl. di critica dantesca, s. 1, Firenze 1934, p. 299; R. Piattoli, Vanni Fucci e Focaccia dei C. alla luce di nuovi docc., in Arch. stor. ital., s. 7, XXI (1934), pp. 100-113; R. Davidsohn, Storia di Firenze, II, 1, Firenze 1956, pp. 702, 705; III, ibid. 1960, p. 49; Mostra dantesca nella cattedrale di Pistoia, a cura di G. Savino, Pistoia 1966, p. 12; Enc. dantesca, I, pp. 784 s., sub voce.