vanità (vanitade; vanitate)
Contrapposto com'è a cosa salda (Pg XXI 135), indica l'inconsistenza, l'impalpabilità di una cosa. Stazio, trascinato da un impeto di rispetto e di affetto per Virgilio, si china ad abbracciargli le ginocchia, e non afferra niente, proprio com'era capitato a D. con Casella nell'Antipurgatorio, e commenta: Or puoi la quantitate / comprender de l'amor ch'a te mi scalda, / quand'io dismento nostra vanitate, / trattando l'ombre come cosa salda. Analogamente le anime dannate hanno la consistenza di una vanità che par persona (If VI 36).
Sul piano morale l'idea d'inconsistenza si traduce in quella di futilità in opposizione a ben, cioè al sommo bene, a Dio, in Pd IX 12 Ahi anime ingannate e fatture empie, / che da sì fatto ben torcete i cuori, / drizzando in vanità le vostre tempie! Di notevole interesse, anche se non autenticabile a testo, la variante vanità in luogo di novità in Pg XXXI 60; cfr. Petrocchi, Introduzione 221 e ad locum.
Nella Vita Nuova il termine indica invece la " leggerezza " (Sapegno) de li occhi miei (XXXVII 2; cfr. anche il § 8 9, e XXXIX 5), i quali troppo si dilettavano della vista di una gentile donna giovane e bella molto (XXXV 2). V. VANEGGIARE.
Con valore analogo, in Cv III XV 14 le vertudi... per vanitadi o per superbia si fanno men belle e men gradite.