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VALSASSINA

di Giuseppe CARACI - Carlo Guido MOR - - Enciclopedia Italiana (1937)
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VALSASSINA (A. T., 17-18-19 e 24-25-26)

Giuseppe CARACI
Carlo Guido MOR

In senso proprio il nome abbraccia il lungo corridoio vallivo dividente il gruppo delle Grigne dalle Orobie, e cioè i bacini, contigui, ma volti per opposta direzione, del torrente Pioverna a N. e del torrente Grigna a S., fra i terrazzi di Taceno e di Ballabio. Restano cioè esclusi, di ambedue i torrenti, i tratti terminali, a valle di queste due località, nei quali le acque incidono profonde e aspre gole (orrido di Bellano, gola dello Streción, presso Lecco), per discendere al livello del Lario in cui mettono foce. In senso più lato, invece, e soprattutto avuto riguardo alle vicende della sua storia, la Valsassina abbraccia anche i bacini del Varrone e dell'Esino, apetti pur essi sul Lario, e quelli dell'Enna (Val Taleggio) e del Mora (Val Averara), che confluiscono al Brembo e che le furono uniti fin oltre la metà del sec. XV.

Il fondo vallivo, ampio e pianeggiante per la maggior parte dei due bacini, s'eleva fino a 723 m. nel Colle di Balisio, dividente i due dominî idrogrgafici del Grigna e del Pioverna, che ha corso assai più lungo. La doccia si restringe solo in corrispondenza alla lunga gola che è a monte di Ballabio e nella breve chiusa di Introbio separanti così tre bacini, di diversa ampiezza: quello di Ballabio a S., nel dominio del Grigna; quello di Barzio, che è il più largo, e la media valle del Pioverna a N., da Introbio a Taceno, che si allunga per circa 8 chilometri.

La Valsassina, nota ai turisti per la verdeggiante pompa dei suoi prati e per il grandioso scenario dei suoi anfiteatri montani, trae caratteri di unità, oltre che dall'impronta lasciatavi dall'espansione glaciale, cui si deve il modellamento del fondo vallivo, dalla sua economia, che la stacca nettamente dalla vicina fascia litoranea sul Lario. Limitatissimi sono i seminativi - la superficie lavorabile rappresenta meno di 1/7 della totale - estesi invece i prati, i pascoli e l'incolto produttivo, che nel complesso superano il 60%, della superficie territoriale, mentre i boschi coprono circa 1/3 di quella produttiva. L'agricoltura si completa quindi largamente con l'allevamento (bovino e ovino), sebbene in questi ultimi anni in forte contrazione; allevamento che dà vita ad una fiorente industria alimentare (formaggi, salumi). Scarse le risorse minerarie (baritina) e non molto notevole lo sviluppo delle altre industrie.

La popolazione, che constava di circa 9500 ab. nel 1871, è andata aumentando con ritmo assai lento, e nel periodo postbellico segnando anzi una leggiera diminuzione. Attualmente si aggira intorno a 9800 ab., che, distribuiti sopra una superficie di oltre 200 kmq. (in cifra tonda), dànno una densità media di poco meno che 50 ab. per kmq. Tenendo conto della debole percentuale di superficie lavorabile, i valori salirebbero però a circa 300 ab. per kmq. I centri abitati sono numerosi (più di uno ogni 10 kmq.), ma tutti piccoli: Introbio, che è considerato il capoluogo della valle, non raggiunge i 1000 ab.

La Valsassina è percorsa in tutta la sua lunghezza dalla rotabile Lecco-Bellano, che si congiunge a Taceno con quella risalente alla media valle del Varrone.

La preistoria di questa valle si confonde con quella di tutta la Lombardia, e non è possibile neppure costruire molto sugli scarsi ritrovamenti archeologici: come tutto il Lario, pare dipendesse dalla pertica del municipio comasco; rappresentò certamente un "pagus", a organizzazione unitaria, poiché unica fu poi per moltissimo tempo la pieve, con sede a Primaluna. Per l'alto Medioevo le notizie sono oltremodo scarse: poiché nei secoli XIII-XIV è riconosciuta una giurisdizione dell'arcivescovo di Milano, i capitanei della Valsassina, che furono poi i Torriani, ne sarebbero stati originariamente i rappresentanti locali, o anche i capitani di pieve: sarebbe, quindi, facilmente spiegato l'atteggiamento guelfo dei primi signori di Milano. Durante le lotte fra Milano e Como, tra la fine del sec. XI e il primo quarto del seguente, la Valsassina, facente parte del comitato di Lecco, è generalmente contro Como, forse appunto per la dipendenza sua dall'arcivescovo milanese: ma nel frattempo si va sviluppando l'organizzazione comunale (università suddivisa in quattro squadre) sotto la sorveglianza dei capitanei Della Torre. E dei loro capitanei seguì le bandiere e la sorte, quando assursero alla signoria di Milano. Dopo la sconfitta di Desio (1277), la Valsassina rimase in potere dei Torriani, contribuendo non poco alla guerriglia decennale condotta in tutta la Lombardia; indi rappacificati gli animi dopo il secondo dominio torriano e il loro definitivo allontanamento dalla città (1311), per un ventennio si consolidò la signoria indipendente dei Torriani in Valsassina, finché Azzone Visconti, riconquistato Lecco, si fece pacificamente cedere la Valsassina. Le fazioni guelfe e ghibelline nei secoli XIV-XV ebbero anche qui contraccolpi e riflessi, ma non di grave entità: alla morte di Gian Galeazzo Visconti (1402) passò per breve tempo in signoria di Facino Cane, tornando nel 1412 in possesso di Filippo Maria, sotto il cui governo ebbe a soffrire scorrerie e occupazioni da parte di Veneziani, ducali, ghibellini e guelfi: rimase però sempre unita a Milano, anche durante il periodo della Repubblica Ambrosiana (1447-49). Sotto gli Sforza godé pace e privilegi. Il principio del sec. XVI torna a esser movimentato con l'alterna vicenda di Francesi, Spagnoli, ducali, Grigioni, cui si aggiungono turbolenti avventurieri locali, quali il Matto e il Medeghino. Di quest'ultimo (Gian Giacomo Medici) la Valsassina con Lecco e Musso divenne feudo (1525-32), scambiato poi con il marchesato di Melegnano. Passata sotto il diretto dominio spagnolo, fu nel 1630 saccheggiata dai lanzichenecchi e quindici anni dopo dai Francesi del Rohan, e fu infeudata nel 1647 a Giulio Monti, rimanendo nella famiglia fino al 1765. Dopo quest'epoca, la Valsassina segue le sorti di tutto il restante della Lombardia.

Bibl.: E. Brusoni, Guida compl. ill. della Valsassina, Lecco 1903; F. Magni, Guida ill. della Valsassina, ivi 1906; G. Arrigoni, Notizie storiche della Valsassina, Milano 1840; id., Documenti inediti riguardanti la storia della Valsassina, ivi 1857; G. P. Bognetti, Le miniere della Valtorta e i diritti degli arcivescovi di Milano, in Arch. stor. lomb., LIII (1927).

Vedi anche
Grigne Gruppo dolomitico della Lombardia, che si eleva a oriente del ramo lecchese del Lario, separato per mezzo della Valsassina dalle Prealpi Orobie. In esso si distinguono la Grigna Settentrionale o Grignone (2409 m) e la Grigna Meridionale o Grignetta (2177 m). Le Grigne sono assai frequentate dagli alpinisti ... Lecco Comune della Lombardia (45,9 km2 con 47.325 ab. nel 2008, detti Lecchesi), capoluogo di provincia. È situato a 214 m s.l.m. sulla sponda orientale del ramo lecchese (detto anche Lago di Lecco) del Lago di Como, là dove l’Adda riprende il suo corso fluviale. I torrenti Gerenzone, Caldone, Bione, con i ... Pasturo Comune della prov. di Lecco (22,1 km2 con 1904 ab. nel 2008), posto nella Valsassina a 641 m s.l.m. Il territorio si eleva fino a 2410 m e presenta boschi, prati e pascoli. Industria casearia e lavorazione del legno; luogo di villeggiatura. Napoleone Della Tórre Della Tórre, Napoleone (o Napo). - Signore di Milano (m. 1278). Successo al cugino Filippo nell'ag. 1265, ebbe da Rodolfo d'Asburgo nel 1273 il titolo di vicario imperiale. Ma i Visconti guadagnarono alla loro causa varie città, e insieme parte della popolazione milanese gravata da tasse e ansiosa di ...
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Vocabolario
robiòla
robiola robiòla s. f. [dal nome della cittadina di Robbio nella Lomellina, in provincia di Pavia]. – Formaggio, chiamato anche robiolina, di pasta molle, non fermentato e poco stagionato, specialità della Valsàssina, preparato con latte...
sboccare
sboccare v. intr. e tr. [der. di bocca, col pref. s- (nel sign. 5 e, per singole accezioni, nel sign. 2 e 3)] (io sbócco, tu sbócchi, ecc.). – 1. intr. (aus. essere) a. Passare da un luogo o da un percorso stretto, coperto a un luogo aperto:...
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