VALPOLICELLA (o Val Policella; A. T., 17-18-19)
Nome dato a una zona del Veneto, nel Veronese, che costituisce, nonostante qualche incertezza nei limiti, una regione naturale ben definita, nota soprattutto come distretto vinicolo. La Valpolicella (valle è qui usato nel senso lato, frequente nella bassa latinità, di territorio o regione) comprende i bacini idrografici dei torrenti o "progni" di Fiumane, Marano e Negrer, che scendono dalla parte occidentale dell'altipiano dei Lessini, con le dorsali montuose e collinose che li dividono, e la fascia di alta pianura terrazzata che si stende ai loro piedi sulla sinistra dell'Adige, dalla Chiusa di Verona a Parona. Il nome si collega con la radice pol, i cui derivati sono proprî per indicare quei luoghi boscosi e comunque ricchi di germogli e di vegetazione fiorenti sulle sabbie e sui detriti abbandonati dai fiumi. Il nome Policella avrebbe appunto avuto origine dalle caratteristiche morfologiche (depositi fluviali recenti) della zona di pianura che si stende allo sbocco delle anzidette vallate e lungo l'Adige (cfr. anche polesine). La regione appare ben delimitata e nettamente divisa dalle contermini: a O. e a S., dove l'Adige la separa rispettivamente dalle colline dell'anfiteatro morenico benacense e dall'alto Agro Veronese, mentre per il resto è tutta chiusa da colline e da montagne: ma alquanto incerto appare il confine a nord, dove manca un limite naturale ben netto verso l'altipiano dei Lessini. Il nome di Valpolicella appare nei documenti a partire dal sec. XII: dapprima non coiíispose a esso alcuna divisione amministrativa o politica; ma al principio del sec. XIV la Valpolicella fu costituita in feudo di un signore dagli Scaligeri, formando così un'unità ben definita; e poi furono a questo aggregate aree verso la montagna e a destra dell'Adige, che sono fuori dei limiti geografici della Valpolicella. In seguito però, venendo meno le cause politiche che avevano provocato questa più grande estensione, il nome si restrinse alla regione sopradescritta, la quale, pur nella varietà di aspetti e di risorse, forma un'unità naturale ben definita e divisa dalle regioni contermini.
La Valpolicella comprende tre zone diverse. Una zona montuosa a nord, che segue al vero e proprio pianoro dei Lessini, costituita da strati di calcare selcifero, aspra, con magri pascoli, o coperta di boschi di faggio; non vi mancano i castagneti; le colture sono rappresentate da trifoglio, cereali e specialmente patate; si esercita l'allevamento del bestiame, che si serve anche dei pascoli estivi del soprastante altipiano. Segue una zona collinosa formata dalle parti meno elevate delle dorsali allungate che, spingendosi verso la pianura, separano le larghe vallate dei progni: è costituita prevalentemente di calcari del Cretacico superiore e dell'Eocene e forma la zona vinicola vera e propria, che dà i celebrati vini neri e bianchi, aromatici e alcoolici. Il clima mite vi permette anche lo sviluppo dell'ulivo e non mancano il gelso e i cereali. La zona di alta pianura che si stende fra i colli e l'Adige, formata dalle alluvioni dell'Adige e dei progni, e terrazzata in triplice serie, costituisce la terza zona della Valpolicella: alla vite e ai gelsi si associano i seminativi e in talune zone prosperano ricchi frutteti, come i noti pescheti di Pescantina; lungo l'Adige si stendono prati irrigui. Questa zona di pianura costituisce il centro della Valpolicella, lo sbocco delle vie di comunicazione e il punto d'incontro per gli scambî. Essa e la zona di collina raccolgono la massima parte della popolazione, che vive riunita in alcuni maggiori centri (Pescantina, Parona, S. Ambrogio, S. Pietro in Cariano, Fiumane, Negrer, Marano, tutti situati, eccetto l'ultimo, sulle alluvioni dell'Adige e dei torrenti) o in altri più piccoli disseminati sui colli, ma si sparpaglia anche in frequenti case sparse sia in pianura sia in collina. Nella zona di montagna vive meno di 1/5 della popolazione dell'intera Valpolicella, raccolta per la maggior parte in piccoli centri; più in alto s' inizia la zona dei fienili, che prelude a quella dei pascoli estivi dell'altipiano superiore dei Lessini.
I vini di Valpolicella. - ll nome della Valpolicella è noto da secoli anche fuori d'Italia per la bontà dei suoi vini. I terreni in cui questi si producono sono a base calcarea, e appartengono in parte al Cretacico, in parte all'Eocene; non mancano quelli marnosi (es., nella famosa località Crola). Il clima è piuttosto asciutto, con estate assai calda. I vitigni dominanti sono a frutto nero: i più importanti per la produzione dei vini tipici sono la Negrara, la Molinara, la Corvina e la Rossara. Le uve di questi vitigni sono sempre vinificate unite, non mai separatamente. I sistemi di allevamento della vite sono per lo più bassi e piuttosto poveri; la produzione quindi è più di qualità che di quantità.
I tipi di vini che vanno sotto il nome di Valpolicella sono tre: il Valpolicella da pasto fine, il Valpolicella superiore e il Recioto. I primi due sono caratterizzati dal colore rosso rubino non molto intenso ma vivo; dal profumo delicato, caratteristico; dal sapore morbidissimo, vellutato, spesso alquanto amabile nel tipo fino, secco nel tipo superiore; quest'ultimo, anche più alcoolico, è un ottimo vino da arrosto. La composizione chimica di questi due tipi oscilla fra 11 e 13% di alcool; 6 a 7‰ di acidità totale; 24 a 28‰ di estratto.
Il Recioto è invece un vino, più che da pasto, da dessert: è fatto con uve appassite sui graticci per alcuni mesi (in origine si usavano all'uopo le sole ali o orecchie - recie - del grappolo, donde il nome); la fermentazione è quindi sempre solo parziale, e perciò il vino che se ne ottiene è sempre dolce, e, messo in bottiglia, durante l'estate riprende a fermentare, divenendo spumeggiante. Ha un colore rosso granato, un profumo finissimo, un sapore dolce, ma generoso, vellutato, pieno.