VALPERGA DI MASINO, Giovan Tomaso
– Nacque da Amedeo (morto nel 1566) e da Paola Maddalena Provana di Leinì, in una data e in un luogo che rimangono ignoti. Trascorse la giovinezza tra le Fiandre e il Piemonte.
Il padre, dopo essere stato consigliere imperiale e ciambellano di Carlo V, era passato al servizio del duca Carlo II di Savoia, dinastia alla quale, anche dopo l’occupazione francese del Ducato, rimase sempre fedele. Ne aveva ottenuto la nomina a cavaliere dell’Annunziata, il più prestigioso ordine cavalleresco sabaudo. Avendo seguito Emanuele Filiberto nelle Fiandre, nel 1553 era stato creato luogotenente degli Stati sabaudi, dopo la cattura da parte francese del luogotenente René de Challant. Governatore della contea di Asti sino al 1559, nel 1563 gli era stato affidato il compito di prendere possesso di Torino. Si era trattato, quindi, di uno degli uomini più potenti della corte dei Savoia, una figura che l’ambasciatore veneto Andrea Boldù definiva «capo» della «causa ghibellina» (Relazione della corte di Savoia (1561), in Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, a cura di E. Alberi, s. 2, I, Firenze 1839, p. 434). La madre, seconda moglie di Amedeo Valperga, era figlia di Francesco Provana di Leinì e sorella di Giovan Battista, precettore di Emanuele Filiberto dal 1535, confessore ed elemosiniere ducale, vescovo di Acqui (1540) e di Nizza (1544), nonché cugina dell’ammiraglio Andrea Provana.
Nel 1556 Valperga stilò un memoriale per il duca di Savoia in vista di un suo prossimo ritorno in possesso del Ducato (Archivio di Stato di Torino, Corte, Storia della Real Casa, categoria 3, m. 10, f. 10). Nel 1557 era a Bruxelles, da dove Emanuele Filiberto lo inviò quale suo ambasciatore particolare presso Ferrante Gonzaga. Rientrato stabilmente in Piemonte dopo la pace di Cateau-Cambrésis, nel 1560 fu nominato a capo del colonnellato di Ivrea, una delle quattro zone di reclutamento nelle quali il duca aveva diviso il Piemonte per l’arruolamento della milizia paesana.
Nel 1563 fu nominato da Emanuele Filiberto consigliere di Stato e governatore ‘in seconda’ della contea di Asti. In qualità di consigliere, fu coinvolto nella discussione su quale fosse il miglior modo per affrontare la questione della presenza valdese in alcune vallate piemontesi; a questo scopo il duca lo invitò a partecipare a un Consiglio di Stato nell’aprile del 1565. Come governatore di Asti, assistette lo zio Geronimo (succeduto nella carica ad Amedeo e morto nel 1573), che era stato posto a capo del governatorato dalla fine del 1559; nominato dal 1560 anche arcivescovo della Tarantasia e nel 1563 podestà di Saluzzola, lo zio era stato spesso assente dalla città piemontese, rendendo per Valperga la carica ad Asti un impegno non poco gravoso.
Nel 1567, scomparso il padre, fu nominato gran maestro dell’artiglieria, uno dei più importanti gradi nell’esercito dei Savoia, e generale delle milizie. Il 14 agosto 1568 ricevette l’onorificenza cavalleresca del collare dell’Annunziata. Capo riconosciuto della fazione spagnola della corte, fra la fine del 1572 e l’inizio del 1573 fu inviato in Spagna come ambasciatore straordinario per portare a Filippo II le felicitazioni per la vittoria nella battaglia di Lepanto (cui aveva partecipato anche la piccola flotta sabauda). Nel 1573, alla morte dello zio Geronimo, assunse pienamente la carica di governatore della contea di Asti. Lo stesso anno fu uno dei primi nobili sabaudi a essere cooptato come cavaliere nell’allora istituito Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. In seguito giunse presto al rango di commendatore. Nel 1575, su incarico del duca, prese possesso delle città di Savigliano e Pinerolo, restituite al duca dal re di Francia. Lo stesso anno fu nominato capitano dei cavalleggeri.
Il suo ruolo a corte proseguì con il duca Carlo Emanuele I, salito al trono nel 1580. Nel 1584 Valperga lo accompagnò in Spagna per il matrimonio con l’infanta Caterina. Nel 1589 il duca lo nominò maggiordomo maggiore (gran maestro), ponendolo a capo della casa della corte sabauda. Il duca gli concesse, inoltre, di non dismettere l’incarico di gran maestro dell’artiglieria. Nel 1590 partecipò alla guerra in Provenza e all’ingresso del duca ad Aix. Nel 1593 acquistò dal duca il feudo di Borgo d’Ales. L’operazione giunse a termine dopo numerosi prestiti concessi al duca, e prima che venisse sborsata una «buona somma di denaro» pur di consentire a questi di far fronte alla guerra contro Ginevra (Cessione di S.A. del Borgo d’Ales a favore del conte di Masino, in Archivio di Stato di Torino, Sez. III, Camerale, art. 816). Il suo ruolo di capo della fazione spagnola era attestato ancora nel 1597, quando, alla morte dell’infanta Caterina, ottenne da Filippo II una pensione di 2000 scudi d’oro.
Dalle sue nozze prima con Maria Scarampi di Canelli e poi con Margherita Pallavicino (già vedova di Gaspare di Valperga) non ebbe discendenza. Ebbe una figlia naturale, Anna, che, legittimata, sposò un membro della famiglia comitale dei Crivelli.
Morì a Masino il 27 giugno 1601, secondo la genealogia manoscritta della famiglia conservata presso l’archivio del castello (mentre un suo ritratto indica il dicembre del 1601, e la scheda anagrafica dell’archivio del castello il 27 luglio 1601). Il titolo di conte di Masino passò quindi al cugino Ghirone (v. la voce in questo Dizionario).
Fonti e Bibl.: Torino, Biblioteca Reale, Storia patria, 757: M.A. Boccard, La vertu recompensée. Histoire généalogique et cronologique de la Royale Maison de Savoie, des chevaliers et officiers de l’Ordre de l’Annonciade... (1740), s.v. F.A. Della Chiesa, Corona reale di Savoia, I, Cuneo 1657, p. 131; Lettere inedite de’ principi di Savoia, Modena 1860, lettera IX (1557); G. Cambiano di Ruffia, Memorabili dal 1542 al 1614, a cura di V. Promis, in Miscellanea di storia italiana, IX (1870), pp. 196 s., 243; Cento lettere concernenti la storia del Piemonte dal MDXLIV al MDXCII, a cura di V. Promis, ibid., pp. 586 s., 725, 727, 730, 746-750, 759, 761.
V.A. Cigna Santi, Serie cronologica de’ cavalieri dell’Ordine supremo [...] della Santissima Nunziata, Torino 1786, pp. 72 s., n. CI; V. Angius, Sulle famiglie nobili della monarchia di Savoia, I, Torino 1841, p. 345; B. Niccolini, Valperga e Savoia. Due dinastie per un regno, Firenze 1986, pp. 199 s.; W. Barberis, Le armi del principe. La tradizione militare sabauda, Torino 1988, pp. 12 nota, 24, 81 s., 108; P. Merlin, Tra guerre e tornei. La corte sabauda nell’età di Carlo Emanuele I, Torino 1991, pp. 67, 101, 106; C. Rosso, Una burocrazia di antico regime: i segretari di Stato dei duchi di Savoia, Torino 1992, pp. 37 s.; P. Merlin, Emanuele Filiberto. Un principe fra il Piemonte e l’Europa, Torino 1995, pp. 121, 293; C. Stango - P. Merlin, La corte da Emanuele Filiberto a Carlo Emanuele I, in Storia di Torino, III, Dalla dominazione francese alla ricomposizione dello Stato, a cura di G. Ricuperati, Torino 1998, pp. 259 s., 269-272.