GEMIGNANI, Valmore
Nacque a Carrara il 1° nov. 1878. Imparò a lavorare la pietra dal padre che esercitava la professione di marmista. Trasferitosi in giovane età a Firenze, si iscrisse all'Accademia di belle arti. Contemporaneamente seguì gli insegnamenti dello scultore A. Bortone e studiò pittura con G. Fattori.
Al 1899 risale la sua prima partecipazione alle mostre della Società promotrice di belle arti di Firenze, dove espose anche nel 1901, nel 1903 e nel 1904. Tra il 1902 e il 1903 eseguì il Ritratto di G. Fattori, in bronzo, che gli era stato richiesto dallo stesso maestro.
In quest'opera il G., piuttosto che fornire un'interpretazione magniloquente del celebre pittore, coglie la naturalezza della posa che Fattori, raffigurato in piedi e con le braccia dietro la schiena, era solito assumere quotidianamente per le vie di Firenze. Dell'opera sono note più versioni: una è conservata dal 1925 alla Galleria d'arte moderna di palazzo Pitti a Firenze; un'altra, acquistata nel 1938 direttamente dall'artista, si trova alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma; mentre una terza, del 1925 circa, appartiene dal 1930 alla Galleria d'arte moderna Paolo e Adele Giannoni di Novara. La piccola figura servì al G. come modello per la statua del Monumento a G. Fattori di Livorno che venne eretto nel 1925, per iniziativa del Gruppo labronico e del Comune, di fronte al Museo civico intitolato al pittore macchiaiolo.
Nei primi anni del Novecento il G. si dedicò allo studio della statuaria rinascimentale dimostrando particolare interesse per Andrea Verrocchio e Donatello. Si inserì nel vivace ambiente culturale fiorentino, frequentato anche da molti giovani artisti livornesi, stringendo amicizia con L. Andreotti ed E. Sacchetti, con i quali condivise lo studio, oltre che con G. Papini, A. Soffici, A. Modigliani, G.C. Vinzio (suo compagno all'Accademia), O. Ghiglia, M. Levy, L. Lloyd e P. Nomellini.
Nel 1901 partecipò alla Biennale di Venezia con il Ritratto di Vinzio in gesso, che venne acquistato da una galleria di Costantinopoli (Gazzetta delle arti, 1-6 apr. 1947); alla rassegna internazionale veneziana il G. prese parte anche nel 1903 e ancora negli anni 1912, 1914, 1922, 1936 e 1942.
Nel 1906 si recò in Belgio, in Olanda, quindi in Germania. Si stabilì a Berlino dove visse per circa dieci anni. Qui conobbe Cornelia Boelhouwer, di origine livornese, che divenne sua moglie. Lavorò come ceramista per la Fabbrica imperiale Rosenthal ricoprendo il posto precedentemente occupato da F. Cifariello. Nel 1911 prese parte a Firenze all'Esposizione retrospettiva italiana e regionale toscana. A Berlino, nel 1913, espose Il moretto curioso oggi al Museo d'arte italiana di Lima, in Perù. Una versione di questa statua, intitolata L'immagine, fu acquistata nel 1917 alla Mostra del soldato italiano per la Galleria d'arte moderna di palazzo Pitti.
Nel 1915, scoppiato il primo conflitto mondiale, rientrò a Firenze. Nel 1919 partecipò con Testa di fauno alla Promotrice di belle arti di Torino, evento espositivo che lo vide costantemente presente a partire da questo anno.
Nelle opere realizzare dopo il soggiorno in Germania il G., pur continuando a prediligere soggetti come giovani adolescenti, putti e animali, di cui coglieva la spontaneità e la vivacità dei gesti e delle espressioni, si allontanò dal verismo e dal descrittivismo di stampo ottocentesco che avevano caratterizzato la sua produzione giovanile e aggiornò il suo linguaggio in senso novecentista, potenziando la volumetria delle masse e sintetizzando il modellato.
Partito per l'Argentina, si stabilì a Buenos Aires dove rimase fino al 1920 e dove eseguì la statua di Alessandro Volta per la Scuola superiore di ingegneria. Tornato in Italia, nel 1921 prese parte alla I Biennale romana con tre opere tra cui una versione del ritratto di Giovanni Fattori. L'anno seguente partecipò alla Fiorentina Primaverile dove espose Musica e alcune terrecotte invetriate, eseguite nella Fabbrica Chini, notate da N. Tarchiani (p. 288) che sottolineò i riferimenti a Donatello e Luca Della Robbia; una di queste, un bassorilievo intitolato Putto e capra, fu acquistata dalla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma (Bollettino d'arte, II [1922-23], 2, p. 95) e data in deposito nel 1947 al Museo delle ceramiche di Faenza. Nel 1923 prese parte al concorso per il Monumento alla madre italiana in S. Croce a Firenze, vinto da L. Andreotti, con una Pietà di evidente ispirazione michelangiolesca.
L'opera venne in seguito acquistata dal Comune di Livorno (Nocentini, p. 404) e posta in memoria dei caduti italiani nel cimitero dei "Lupi". Una versione in bronzo della Pietà si trova sulla tomba dei genitori di B. Mussolini nel cimitero di San Cassiano in Pennino, a Predappio, edificato nel 1930. Lo stesso tema venne affrontato con poche varianti nella Deposizione in marmo della cappella dell'Istituto Giannina Gaslini di Genova, per la quale modellò anche due bassorilievi e le tre statue che ornano l'arco d'ingresso in facciata.
Sempre nel 1923 espose alla Quadriennale di Torino. L'anno successivo realizzò il gruppo allegorico in marmo e bronzo per la Fuente China del parco dell'Esposizione di Lima. Nel 1925 tenne una personale alla galleria Ronco di Biella. Nel 1927 partecipò alla LXXX Esposizione nazionale della Società di belle arti di Firenze a palazzo Pitti, alla Mostra d'arte marinara di Roma e, sempre nella capitale, a quella degli Amatori e cultori, nella sala del Gruppo labronico.
Con questi artisti livornesi espose alla galleria Pesaro di Milano nel 1928, con otto dipinti a olio e altrettante sculture, e nel 1932. Sempre nel 1932 partecipò alla prima mostra del Sindacato fascista di belle arti della Toscana, rassegna alla quale prese parte costantemente fino al 1942, anno in cui presentò, tra l'altro, il ritratto della figlia Graziella.
Nel 1928 espose una serie di quadri e di sculture con L. Cavalieri, B. Guzzi e L. Levi alla Bottega d'arte di Livorno dove, l'anno seguente, fu organizzata la I Mostra provinciale livornese alla quale fu presente con tre opere. Nel dicembre del 1929 allestì una personale di scultura alla galleria Pesaro di Milano, presentato da A. Carpi in catalogo. A questo periodo risalgono tre bassorilievi per i palazzi livornesi di S. Francesco, S. Sebastiano e S. Giulia (largo del Duomo) raffiguranti i santi omonimi (ripr. in Domus, II [1929], 9, p. 21). Del 1930 è il Monumento a Iacopone a Todi. Nel 1931 partecipò alla I Quadriennale di Roma, dove tornò a esporre nel 1935, 1939, 1943, 1951 e 1955. Grazie al Piccolo pescatore nel 1942 si aggiudicò il premio Donatello. Nello stesso anno una sua Diana (ubicazione ignota) fu ammessa al concorso dedicato alle composizioni ispirate all'Italia fascista nell'ambito della Biennale di Venezia.
Nel 1946 ebbe una personale alla galleria Michelangelo di Firenze. Alla fine degli anni Quaranta eseguì numerose maioliche per la nuova Manifattura fiorentina della lastra. Nel 1956 inviò La sorgente e La madre all'Esposizione interregionale d'arte marina di Marina di Massa.
Il G. morì a Firenze il 1° maggio 1958 e nello stesso anno gli fu dedicata una retrospettiva, presentata da E. Sacchetti, all'Accademia delle arti e del disegno.
Alla Galleria d'arte moderna Paolo e Adele Giannoni di Novara sono conservati Nudo femminile (1922-25), Muletto (1920-25) e La madre (1923-25), versione in bronzo della testa della Vergine della Pietà eseguita per il concorso fiorentino del 1923. Altre opere del G. sono Giovinetto bagnante, dal 1939 alla Galleria d'arte moderna di Milano; il Sepolcro della famiglia Bonini nel cimitero genovese di Staglieno; la Fontana di villa Torossi a Livorno (1931); il Monumento ai caduti di Lari in provincia di Pisa (1925 circa); la Cappella Sertoli a Sondrio.
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