GARDENA, VALLE (A. T., 17-18-19)
Valle assai nota e pittoresca della Venezia Tridentina, percorsa dal Rio di Gardena, affluente di sinistra dell'Isarco; il nome suona Grdéina nel dialetto locale, Gröden in tedesco, Gredina o Gredena nelle fonti più antiche ("forestum unum ad Gredine" già in un documento del 999; v. sotto); l'etimo è ignoto.
Chiusa a monte dall'imponente massiccio del Sella e dai gruppi dei Cir e del Puez, a nord (destra) da quello delle Odle e dal Rasciesa che la dividono dalla Val di Funes, a sud (sinistra) dalle maestose arditissime cime del Sasso Lungo e del Sasso Piatto, dalla Pallaccia, dall'Alpe di Siusi e dall'altipiano di Castelrotto, la Val Gardena idrografica ha un'area di 172 kmq. circa. Alla testata il Passo di Gardena o di Ferrara (2137 m.) conduce in Val Badia, quello di Sella (2218 m.) in Val di Fassa; facili sono anche le comunicazioni con l'altipiano di Siusi-Castelrotto, attraverso l'Alpe di Siusi.
La valle è stata oggetto di numerosi e accurati studî geologici, anche perché vi appaiono orizzonti diversi e del più alto interesse, dal Permico al Trias. Alla base del sistema stratigrafico si trovano fílladi quarzifere permiche cui si sovrappongono espansioni di porfido e al disopra arenarie quarzifere, note appunto con il nome di arenarie di Val Gardena. A queste formazioni predominanti nella parte bassa della valle, succedono marne e calcari a bellerophon che rappresentano il Permico superiore. Il Trias inferiore (Verfeniano) è rappresentato da marne argillose rosse o gialle, il medio da formazioni molto varie del Virgloriano, fra le quali appaiono le prime scogliere dolomitiche. La dolomia prevale poi in modo assoluto nei piani superiori del Trias: il Ladinico, il Carnico, nel quale accanto alla dolomia appaiono tuttavia anche formazioni marnose e masse ingenti di tufi neri (estesi anche nelle valli limitrofe), il Norico con la dolomia principale. Il Giurassico e il Cretacico hanno lasciato scarse tracce; il Terziario manca del tutto. Le rocce dolomitiche imprimono una fisionomia caratteristica ai monti che circondano la valle: la varietà e i contrasti sono in relazione con l'alternanza di diverse facies, come si osserva nel gruppo di Sella, dove, sull'imbasamento di dolomie del piano ladinico, poggia una specie di altipiano a ripida scarpata che fa tutto il giro del gruppo e corrisponde al comparire della facies marnosa (carnico); su esso infine si levano le masse culminanti, le guglie e le creste costituite dalla dolomia principale.
La valle può all'incirca dividersi in tre tronchi. Quello superiore ha per centro la conca di Selva, dove si riuniscono il Rio di Vallunga e il Rio di Sella che formano il torrente principale; esso fu durante l'era glaciale occupato da ampie lingue ghiacciate, di cui la principale ha lasciato al suo termine un bell'arco morenico (a valle del paesetto di La Pozza). Il tronco medio è caratterizzato dal fatto che il torrente principale è assai incassato, mentre le vallette laterali, pensili, si raccordano alla principale mediante salti o forre precipiti, al disopra delle quali le pendenze invece diminuiscono. La valle si apre alquanto nella conca di Ortisei, ma poco più sotto una grande frana di massi porfirici staccatisi dal Rasciesa e slittati forse sul letto di filladi, ha sbarrato il torrente presso Pontives, creando un piccolo piano alluvionale, probabile residuo di un lago di sbarramento. Dopo questa frana, cui corrisponde un tratto impervio e disabitato, comincia il tronco inferiore, nel quale il torrente, correndo in forte pendenza tra versanti piuttosto ripidi, va a raggiungere l'Isarco.
Il clima della Val Gardena è caratterizzato da inverni lunghi e rigorosi (temperatura media inferiore a zero per tre mesi; media del gennaio a Ortisei -4°,5), con neve abbondante, estati relativamente tepide (media del luglio a Ortisei, 15°,1); precipitazioni non molto copiose, almeno nel fondovalle (media di Ortisei circa 850 mm.), e prevalentemente estive (40% da giugno ad agosto).
La valle doveva essere un tempo rivestita da boschi continui, ma poi essi hanno in parte ceduto il posto alle colture e ai pascoli. Belle aree boscate, con prevalenza di conifere (tra cui il pinus cembra), ricoprono ancora le pendici più ripide, specie nel tronco inferiore della valle, e alcune coste poco assolate (esposizione a nord); le rupi dolomitiche a fortissima pendenza o addirittura a picco sono naturalmente nude. Tra le colture, il vigneto risale dalla valle dell'Isarco, sul fianco destro, più soleggiato, fino a Novale di Lajon e in questo tratto sulle pendici si trovano anche campi di lino e di grano saraceno. Più addentro le colture prevalenti sono orzo, segale, patate; nella conca di Selva esse arrivano a 1700 m. e oltre. I pascoli più estesi sono quelli dell'Alpe di Siusi, altipiano ondulato (1800-2200 m.) che occupa circa 60 kmq., interrotto da conche e da piccoli rilievi, e che nell'insieme forma la più estesa area prativa dell'Alto Adige ed è cosparsa di un grandissimo numero di malghe e di fienili (oltre 400).
La popolazione si stanziò originariamente in piccolissimi gruppi di case sparsi sulle pendici e di solito in alto sul fondovalle; i più antichi sono taluni del versante destro, in migliore esposizione. I villaggi più grossi, Ortisei, Santa Cristina, sono d'origine più tarda e risultano dalla riunione di più aggregati in prossimità d'una chiesa o d'un ponte, ecc.; i nomi dei singoli aggregati sono rimasti tuttora vivi nell'uso. Le dimore più alte della vallata abitate tutto l'anno sono le case di Rungaudie (1720 m.).
La parte più bassa della Val Gardena è oggi divisa fra i comuni di Castelrotto, Lajon e Ponte Isarco; sono invece interamente gardenesi Ortisei (S. Ulrico), Santa Cristina e Selva. Nel 1921 la popolazione totale della vallata sommava a 4483 ab.; essa è in incremento poiché nel 1837 era di 3630, nel 1880 di 3942 e nel 1900 di 4070 ab.; una lieve diminuzione si è avuta solo fra il 1910 (4579 ab.) e il 1921. Il capoluogo della valle, Ortisei, ha 1973 ab.
Basi dell'economia della valle sono, più che l'agricoltura, l'allevamento (1300 capi di ovini, 400 ovini e 200 suini circa), con prevalenza delle vacche da latte, e la lavorazione del legname. Delle antiche industrie domestiche (tessitura di panni, merletti) sopravvive solo quella dell'intaglio in legno, che ha veramente carattere domestico, occupando, specie nei lunghi inverni, uno o più membri quasi in ogni famiglia. Essa risale alla fine del sec. XVI e si è tramandata di padre in figlio assumendo in talune famiglie vero e proprio carattere artistico; è specializzata nelle statue, immagini e altorilievi di soggetto religioso, mobili e suppellettili per chiese, soprammobili, oggettini di lusso, giocattoli, ecc.; la materia prima è offerta dal cembro. Due scuole professionali, una a Ortisei, l'altra a Selva, istruiscono nell'intaglio i ragazzi; numerosi sono nella valle gli scultori di professione, che hanno fatto studî accademici. I lavori in legno sono largamente esportati (prima della guerra per 6000-7500 quintali l'anno), soprattutto in Germania, negli Stati Uniti e in Inghilterra.
Un'altra industria che ha assunto grande sviluppo negli ultimi decennî è quella dei forestieri, attratti dalla magnificenza del paesaggio dolomitico e dalle larghissime possibilità di esercizî alpinistici; gli alberghi si sono moltiplicati a Ortisei e anche a S. Cristina e a Selva, mentre in seno ai maggiori massicci montuosi si sono costruiti numerosi rifugi alpini. A favorire l'affluenza di forestieri ha molto contribuito anche la ferrovia, costruita durante la guerra (1916-17) da prigionieri, la quale parte da Chiusa (510 m.) e sale fino a Plan (1613 m.) toccando i maggiori centri della vallata. Una buona strada rotabile che parte invece da Ponte all'Isarco, giunge pure a Plan; durante la guerra fu poi costruito (1915-1918) il tronco da Plan al Passo di Sella, e l'altro che si stacca dal precedente al Plan de Gralba e sale al Passo di Gardena. La valle è perciò allacciata ora alle due limitrofe di Badia e di Fassa da strade che consentono in estate un largo movimento automobilistico. Ai due passi su menzionati si trovano ospizî aperti tutto l'anno.
Storia e dialetti. - Sui più antichi stanziamenti umani nella valle ci istruiscono le suppellettili preistoriche rinvenute nel 1830 sul Troi paian (S. Giacomo presso Ortisei) e nel 1848 in prossimità di Ortisei al Col de Flam. Sempre a Ortisei fu rinvenuta nel 1872 una tomba prelatina con due scheletri. La civiltà rispecchiata da questi oggetti è del tipo La Tène; si tratta di una colonia probabilmente del sec. I o II a. C. attratta dalle miniere. Il materiale degli scavi è in parte al Ferdinandeum di Innsbruck, in parte a casa Purger ad Ortisei. Non esiste alcuna documentazione che la parte interna della valle sia stata abitata in epoca latina; lo era però certamente l'imbocco della valle e, sul fianco N. e S., tanto a Lajon, quanto a Castelrotto. Del 999 è il primo accenno alla valle in un documento storico. Con esso il conte del Norigau, Ottone di Andech, regala al capitolo di Frisinga dei possessi nel "forestum ad Gredine". La seriorità degli stanziamenti è del resto dimostrata indirettamente dalla mancanza di unità amministrativa. Nella parte più interna Selva formava con Colfosco, al di là del passo di Gardena, una speciale giurisdizione; il fianco destro della valle apparteneva alla signoria di Gudon e, in origine, alla parrocchia di Laion; quello sinistro alla giurisdizione, al decanato e al comune di Castelrotto.
Nella val Gardena, nonostante l'amministrazione tedesca, s'è conservato l'idioma neolatino. Sulla sinistra del torrente, invece la frazione di Castelrotto ha subito da più secoli l'influenza tedesca e anche nella parte più interna delle valli parallele alla Gardena - Tires, Funés, Gudon - la tradizione linguistica nostrale decadde rapidamente dalla seconda metà del secolo XVII.
I due passi di Gardena e di Sella sono due vie "ladine" che congiungono le tre valli dell'Alto Adige rimaste fedeli alla tradizione linguistica (Gardena, Badia, Fassa). Maggiore affinità hanno i dialetti gardenese e fassano perché appartenenti all'antico complesso neolatino del basso Isarco, donde vennero i primi coloni neolatini ad abitare le due valli alla fine del Medioevo, Dell'antica unione con Selva si risente, anche dialettalmente, Colfosco. Maggiore autonomia linguistica ha invece la valle di Badia, che è ambientata in modo diverso. Nella resistenza contro l'intedescamento anche il gardenese riuscì indebolito, con numerosi imprestiti lessicali e adattamenti sintattici alla lingua straniera. Ma si pensi che col 1858 il tedesco fu insinuato nella scuola popolare, donde, con l'italiano, fu bandito un po' alla volta anche il dialetto locale; che col 1912 anche l'insegnamento religioso si fece in tedesco e che, anche fuori della pubblica amministrazione, nei due decennî anteriori alla guerra la pressione tedesca fu fortissima. La percentuale italiana che nel 1880 era di 96,2 era scesa a 91,2 nel 1910.
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