ZOLDO, Valle di (A. T., 24-25-26)
Tra le vallate alpine più caratteristiche e pittoresche, anche se poco conosciute, è certamente questa che forma il bacino imbrifero di uno dei maggiori affluenti di destra del fiume Piave, il torrente Maè.
Dal punto di vista geografico si può dire che lo Zoldano coincide quasi perfettamente con i limiti naturali di questo bacino imbrifero, ma in realtà anche amministrativamente la parte più bassa della valle, dalla confluenza del Grisol (affluente di destra) nel Maè, appartiene al comune di Longarone (Piave). Del resto anche la morfologia stessa della valle, che poco a monte della confluenza del Grisol si riduce a una gola strettissima, è tale da convalidare questa divisione.
I monti che formano il bacino imbrifero del. torrente Maè appartengono a due gruppi: il gruppo delle Alpi Zoldane, che costituiscono il versante sinistro e culminano col massiccio del Pelmo (m. 3168), si estendono tra il Boite, il Piave e il Maè e sono formate in gran parte da arenarie del werfeniano e da gessi. Tra le valli più importanti di questo gruppo va notata quella di Mareson che scende dai campi di Rutorto e che è tributaria del Maè. Il secondo gruppo, costituente il versante destro della valle, è quello delle Alpi Agordine, la cui massa centrale e più imponente è data dal gruppo del Civetta (m. 3218); la sua struttura geologica, specialmente per la zona interessante la Val di Zoldo, è costituita da rocce calcareo-dolomitiche, alla base delle quali sono intaccati e interessati anche gli strati sottostanti più erodibili, arenarie e marne, che permettono l'allargarsi della valle principale e di quelle secondarie del Pramper e del Grisol.
Le acque correnti sono essenzialmente costituite dal torrente principale, il Maè, che nasce sulle pendici orientali del M. Civetta, percorre da prima poco inciso, raccogliendo via via abbondanti acque, i vasti prati di Pecol, Pianaz e Mareson; dopo Fusine la valle comincia ad approfondirsi, pur restando larga e riccamente vestita di boschi e prati, mentre dopo Forno di Zoldo si fa nuda e selvaggia, chiusa tra enormi pareti calcaree e si apre solo dopo la confluenza col Grisol, mentre il Maè si va però approfondendo in una stretta gola per toccare il Piave dopo circa 30 km. di corso. Il suo bacino imbrifero misura 233 kmq. e gli affluenti principali sono: a destra il Duran (km. 8), il Pramper (km. 8) e il Grisol (km. 8); a sinistra il Mareson (km. 9) e il Cervegna (km. 6).
Dal punto di vista climatico la valle andrebbe studiata nel quadro complessivo della regione, dato che per questa zona gli osservatorî meteorologici sono assai scarsi, e organizzati solo da poco tempo per le osservazioni eontinue. Soprattutto per quanto riguarda le precipitazioni e la loro frequenza si osserva che la regione è alquanto piovosa, intorno a 1500 mm. annui, con una settantina di giorni all'anno, distribuiti soprattutto nei mesi di aprile, maggio, giugno, luglio e ottobre, mentre i mesi più secchi sono quelli invernali.
Date queste condizioni fisiche la valle possiede peculiari caratteri alpini anche nella sua fisionomia economica e antropica. Della sua superficie complessiva gran parte è costituita da terreni produttivi, però con una percentuale abbastanza notevole di produttivi incolti. Nella parte coltivata predominano assolutamente la superficie a bosco e a foraggio, mentre le coltivazioni sono assai scarse: predominano i cereali nella parte bassa e la patata in quella alta.
I valori per i due più importanti comuni sono: per Zoldo Alto superficie totale 6073 ha., di cui 2533 a bosco, 1260 a prato, 904 incolti produttivi, 938 improduttivi; per Forno di Zoldo i valori sono rispettivamente: superficie totale 8077 ha., boschi 3930, prati 1013, incolto produttivo 1697, improduttivo 1113.
Prima delle recenti modifiche, amministrativamente la valle era divisa in due comuni: Forno di Zoldo e Zoldo Alto, appartenenti al distretto di Longarone. I dati del censimento del 1931 sono: Zoldo Alto 1837 ab., Zoppè 408 ab., Forno di Zoldo 3187 ab. La densità di popolazione risulta intorno ai 40 ab. per kmq. (46 ab. per Forno di Zoldo), paragonabile quindi a quella delle vallate alpine e della regione. Le risorse economiche sono date essenzialmente dall'agricoltura, che ha la fisionomia tipica delle vallate alpine: predominanza assoluta della piccola proprietà con produzione essenzialmente di cereali, patate, foraggi e legname, come risulta dai dati sopra riportati. L'industria vi ha piccolo sviluppo: nota soprattutto la fabbricazione dei chiodi a mano, attualmente in regresso o del tutto scomparsa e trasf0rmatasi in industria del ferro battuto.
Dal punto di vista dell'insediamento umano la valle ha caratteri peculiari, che risultano evidenti anche dallo studio di una carta topografica, cioè la suddivisione in piccoli centri o frazioni, raggruppati come già si è detto. Zoldo Alto, il centro più importante a 1177 m. s. m., ha le seguenti frazioni: Fusine, sede del comune, Soramaè, Mareson, Pecol, Pianaz, Brusadaz, Coi (m. 1443, il più alto villaggio permanente del Bellunese), Costa, Iral, Gavaz, Chiesa, Molin, Cordelle, variamente dislocate nella parte alta della valle e nella parte inferiore della Valle Duran. Forno di Zoldo, 848 m. s. m., oltre al centro che dà il nome al comune comprende: Astragal, Colcerver, Pralongo, Fornesighe, Pieve, Pra, Casal, Bragarezza, Sommariva, Campo, Dont, Villa, Foppa, che si distendono nella conca mediana, prima che il Maè, incidendo pmfondamente il suo letto, riduca la valle a una strettissima gola. Il terzo comune, quello di Zoppè, novera il piccolo centro omonimo, quello di Sagni e Villa.
La valle è direttamente accessibile dalla vallata del Piave per una strada che da Pirago (Longarone) corre lungo il Maè, tenendosi molto alta sul letto, con pendenze leggiere da prima, più forti poi fino a raggiungere Forno e da qui a Fusine, superando circa 300 metri di dislivello, con pendenze sempre maggiori. Avvicinandosi alla parte più alta, paesisticamente più bella, la vallata si apre sempre più e la strada prosegue, con alcune diramazioni laterali, fin sotto al quadrato massiccio del Pelmo e per la Forcella Staulanza (m. 1773) porta verso Val Fiorentina e di qui verso Selva di Cadore. Attraverso numerosi passi e forcelle dalla Val di Zoldo si può raggiungere sia quella del Boite (Venas, Vodo), sia, risalendo la Valle Duran per il passo omonimo, Agordo, sempre rimanendo in vista dei due tra i più pittoreschi e importanti gruppi dolomitici: del Civetta e del Pelmo.
Bibl.: G. Feruglio, Guida touristica del Cadore, Zoldano ed Agordino, Tolmezzo 1910.