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VALLE d'AOSTA

di Piero LANDINI , Giustino BOSON - Enciclopedia Italiana (1937)
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VALLE d'AOSTA (A. T., 20-21)

Piero LANDINI
Giustino BOSON

d'AOSTA La valle d'Aosta comprende per intero il bacino montano della Dora Baltea, affluente di sinistra del Po, chiusa ad ovest e a nord dalla catena-asse delle Alpi Graie e Pennine, dal Passo di Galisia (m. 2994) al Massiccio del Rosa (m. 4633); a sud, dall'aspra catena del Gran Paradiso (m. 4061); a oriente, dal contrafforte che, staccandosi dal Rosa, scende verso sud, per il Corno Bianco (m. 3320), la Punta Tre Vescovi (m. 2501), il Monte Mars (m. 2600), catene tutte che dividono il bacino della Dora Baltea da quelli contigui dell'Isère, Rodano, Sesia, Cervo, Elvo, Orco, Chiusella. È vasta kmq. 3265,7 con una popolazione, al 1931, di 80.260 individui (6s% per la superficie e 35% per la popolazione dell'intera provincia di Aosta). La valle è scavata quasi interamente in terreni antichi nei quali si distinguono tre zone di corrugamento, di cui l'esterna, di rocce cristalline, corrisponde all'ellissoide del Monte Bianco; l'interna agli ellissoidi del Gran Combin, del Monte Rosa e del Gran Paradiso, mentre la terza, formata da terreni paleozoici e mesozoici, colma la grande sinclinale esistente fra le due zone cristalline ricordate; molto diffuse sono anche le rocce verdi (Valpelline, tratto medio della valle centrale, Grivola, Valle di Gressoney) note per la sterilità e l'imponenza delle loro forme, e i terreni quaternarî (morene, alluvium, alluvioni terrazzate, conoidi), notevoli per importanza antropica e rendimento economico. La valle centrale, solcata dalla Dora Baltea, lunga circa 100 km., ha direzione longitudinale dalla testata fino allo sbocco della Valtournanche; nel tratto mediano è larga, aperta, soleggiata, ricca di terreni quaternarî, ove intensa si. è sviluppata la vita economica. A oriente di Châtillon si inflette verso sud-est con un gomito arrotondato, assumendo la direzione dei meridiani ed è caratterizzata da due strette molto pronunciate (Mongiove e Bard). Una delle caratteristiche della regione è il grande numero di vallate laterali, aspre e tormentate quelle che scendono dal Gran Paradiso; a caratteri più dolci, ricche di prati e di abitazioni, famoso per attività turistica e portanti a valichi internazionali, di cui due di grande importanza, quelle che scendono dalla catena-asse.

Quasi tutte hanno in comune il parallelismo, la grandiosità delle manifestazioni glaciali, le forre di erosione presso il gradino di confluenza e le grandi conoidi di deiezione allo sbocco nella valle principale: sulla sponda sinistra la Valle del Ferret, la Valle del Buthier, che raccoglie le acque delle vallate disposte a ventaglio e cioè del Gran San Bernardo che porta al valico omonimo (m. 2467), di Ollomont, di Valpelline; seguono la valle di S. Bartolomeo, la Valtournanche, celebre per la conca del Breuil, guardata dal Cervino, di incomparabile bellezza, la Valle di Challant-Ayas, ricca di coltivi, di prati, di magnifici boschi, quella di Gressoney o del Lys, guardata dal Rosa.

Sulla riva destra le Valli de l'Allée Blanche-Veni, del Piccolo S. Bernardo-La Thuile, importantissima perché porta al valico omonimo (m. 2158) e per i suoi famosi depositi lenticolari di antracite; seguono le selvagge e suggestive Valgrisanche, di Rhêmes, di Valsavaranche, di Cogne (celebre questa per i giacimenti di ottima magnetite); le valli di Fenis, di Champ de Praz, di Champorcher, che scendono dai fianchi dirupati della catena del Gran Paradiso.

Dal punto di vista climatico la Valle d'Aosta presenta caratteristiche continentali, con profondi contrasti in relazione con la tormentatissima morfologia: degni di nota il fatto riscontrato dell'inversione della temperatura, che rende più freddo il fondo delle vallate, che non le loro pendici superiori; la differenza profonda che esiste tra i fianchi rivolti al sole e quelli in ombra; il clima più durevolmente temperato delle vallate di sinistra, riparate dai venti freddi del nord, che non quello delle valli della sponda destra. Ad Aosta la temperatura dell'inverno è di +00,2; quella estiva di +20°; a Cogne −160,4 e +21°; al Gran S. Bernardo raramente si scende al di sotto di −26° nel periodo invernale. Quanto alle precipitazioni esse sono piuttosto scarse, inferiori a quelle che cadono nella Pianura Padana; un'oasi di pochissime piogge è quella della conca di Aosta ove cadono in media meno di 600 mm. annui, mentre esse aumentano nella sezione inferiore della valle, verso lo sbocco in pianura. Abbondantissima è la nevosità; frequente la nebbia al disopra dei 2000 m., mentre le plaghe che più si distinguono per la loro serenità sono quelle di Cogne e la sezione centrale della valle. Uno dei caratteri salienti della Valle d'Aosta è l'imponenza dei ghiacciai che, in numero di ben 180, coprono una superficie di 237 kmq., pari al 7,3% del totale, alimentando di acque abbondanti la Dora Baltea, la quale ha una portata media di 105,6 mc. al secondo, una minima di 20,1, una massima di 862.

La valle comprende attualmente 44 comuni (73 nel 1881), con una popolazione al 1931 di 80.260 ab., con una densità profondamente diversa fra parte e parte, la quale va aumentando scendendo dai valloni laterali verso il fondo valle centrale e dalla testata di questo allo sbocco (Valsavaranche ha 2 ab. per kmq.; Valpelline 17; Valdigna 23; Aosta comune 116; Saint-Vincent 110, ecc.). I centri sono, di solito, di modeste dimensioni, quando si eccettui quello di Aosta, capoluogo di provincia, con 11.256 ab. nel 1931, e sorgono di preferenza sul fondo valle principale, ricco di agricoltura e di industrie, sulle grandi conoidi di sbocco dei valloni laterali. Le sedi permanenti, superano di rado, i 1800 m. di altezza e naturalmente sono tutte situate nelle valli laterali.

Nel complesso la popolazione valdostana parla dialetti appartenenti al gruppo franco-provenzale e ha avuto nei varî decennî oscillazioni numeriche notevoli: 81.260 ab. nel 1871, 80.917 nel 1901, 78.811 nel 1921, 80.260 nel 1931. Si avverte un impoverimento demografico progressivo nelle vallate laterali e nell'alta valle centrale (−17% rispetto al 1881), mentre nella media e bassa valle si ha un aumento pari al 15%.

Anche dal punto di vista economico la Valle d'Aosta ha grande importanza: il 68% del suolo è produttivo con enormi squilibrî tra i valloni laterali e il rimanente della regione. Della superficie agrario-forestale il 5% è costituito dai seminativi, il 44% dai prati e dai pascoli, il 0,9% dalle colture legnose specializzate, l'1,1% dai castagneti, il 29% dai boschi e il 20% dall'incolto produttivo. Si individua, quindi, una netta caratteristica silvo-pastorale con tre zone fondamentali: quella degli alti pascoli, dove ferve l'alpeggio, a tramuto molteplice; la zona dei boschi, per l'85% costituiti da conifere e per il rimanente da latifoglie, e infine la zona dei coltivi, che è occupata in prevalenza da prati irrigui con uno o due sfalci, integrati da campi di segale, orzo, frumento, avena, patate. Le colture legnose specializzate (in tutto 1841 ettari) riguardano principalmente il vigneto. Il castagneto di frutto copre una superficie di 2237 ettari, ed è largamente rappresentato nei comuni di fondo valle, da Aosta a Ponte S. Martino, e nella sezione inferiore della Valle di Gressoney. Accanto all'attività agricola è da porre l'allevamento, forte nel 1930 di 2698 equini, 52.207 bovini, 11.137 ovini e 9609 caprini.

L'attività industriale riguarda soprattutto quella idroelettrica, favorita dalla grande abbondanza d'acqua, che ha permesso il sorgere di imponenti centrali, principalmente nelle valli di Gressoney, di Ayas, di Valtournanche. L'abbondanza di minerali, soprattutto di ferro, ha favorito il sorgere della grande industria estrattiva a Cogne (m. 2540), con impianti di macinazione a Moline (m. 1562): per mezzo di ferrovia a scartamento ridotto, elettrica, e di teleferiche il minerale è portato negli alti forni di Aosta, dove affluisce pure l'antracite della Valle della Thuile, trasportata per mezzo di ferrovia e teleferica ai silos della stazione di Valdigna, sulla Aosta-Pré-Saint-Didier. Miniere di rame sono nella valle di Champ de Praz, con teleferica per il trasporto a Mongiove nella valle centrale. Le industrie meccaniche sono localizzate ad Aosta e a Verrés; la metallurgia del rame a Ponte S. Martino e a Donnaz. Importanti sono anche le industrie tessili a Verrés e a Châtillon, dove sono grandiosi stabilimenti per la produzione di seta artificiale, la produzione di carburo di calcio (Saint-Marcel), di esplosivi. In continuo sviluppo è anche l'industria turistica, estiva e invernale, che vanta località di meritata fama. Sono infine da ricordare le seguenti località con sorgenti idrominerali: Courmayeur (sorgenti alcalino-carboniche, ferruginose), Pré-Saint-Didier (sorgente ferruginosoarsenicale), Saint-Vincent (sorgente solfato-cloruro-bicarbonatosodico-magnesiaca).

I mezzi di comunicazione sono costituiti dalla ferrovia statale, a semplice binario, che da Chivasso porta ad Aosta (km. 100; 129 da Torino); dal tronco elettrico Aosta-Pré-Saint-Didier (km. 32); dalla strada statale, che porta al capoluogo di provincia e che, biforcandosi, sale al Passo del Gran S. Bernardo da una parte e a quello del Piccolo S. Bernardo dall'altra, da numerose strade locali, che salgono nelle vallate laterali, servite da linee automobilistiche; inoltre da numerosissime strade mulattiere e da sentieri, che permettono le comunicazioni tra una vallata e l'altra, soprattutto alle testate. Completa il quadro la costruenda teleferica in due tronchi, che da Cervinia (Breuil) porterà al Colle di S. Teodulo (m. 3324).

V. tavv. CXIX e CXX.

Bibl.: P. L. Marini, La transumanza nella Valle d'Aosta, in Atti IX Congr. geog. italiano, 1934, II, pp. 120-124; G. Salvadori, Le miniere di Cogne, in Realtà, 1927, II, pp. 163-170; F. Sacco, Il glacialismo nella Valle d'Aosta, Ministero de lavori pubblici, 1927; F. Hermann, Studi geologici sulle Alpi Occidentali. Sulla Tectonica Vladostana, Memorie dell'Istituto geologico della R. Università di padova, VII, 1928; G. Dainelli, Il Monte Bianco ed il confine italo-francese, in Boll. Reale Soc. geog. ital., 1929, pp. 451-457; A. Sestini, Osservazioni e ricerche sulle valli di Courmayeur, in Memorie geologiche e geografiche di G. Dainelli, I, 1930, pp. 217-290; P. Peola, Le oscillazioni climatiche in Val d'Aosta, in Atti della Società ligustica di scienze e lettere, 1930, pp. 212-217; L. Gherardelli, Il dominio glaciale nella Valle di Aosta e la sua influenza sul regime dei deflussi, in Annali dei Lavori Pubblici, 1931, pp. 232-244; G. Brocherel, la Valle d'Aosta, Novara 1932; G. Finizio, Alta valle di Aosta, in Lo spopolamento montano in Italia, I, 1932, pp. 181-218; U. Monterin, Media e bassa Valle di Aosta, Valle di Champorcher e Valle di Challant, in Lo spopolamento montano in Italia, I, 1932, pp. 221-319; L. G. Nangeroni, Valle Gran S. Bernardo, Valpelline, Valtournanche, Val Gressonery, Val Chiusella, in Lo spopolamento montano in Italia, I, 1932, pp. 323-371; L. Giannitrapani, La Valle d'Aosta, in L'Universo, 1933, pp. 233-266; 321-360; 413-444; 509-553; C. F. Capello, Ricerche sulle sorgenti delle Valli di Courmayeur, in Boll. della Soc. geologica italiana, 1934, pp. 249-262.

Storia. - Dell'epoca neolitica in Valle d'Aosta sussistono numerose tombe scoperte a Villanova Baltea, a Mongiove e a Saint Nicolas. Sembra che gli scheletri di Mongiove siano di razza dolicocefalica, e così verosimilmente di razza ligure. Con ogni probabilità nell'età del ferro e prima del 500 a. C. fanno la loro prima apparizione i Salassi, di razza celtica, che occupano tutta la valle. I monumenti salassi sono poco numerosi: un cromlek al Piccolo S. Bernardo, cinque esemplari di monete d'oro. A contatto con i Romani, i Salassi vennero solo verso la metà del sec. II a. C.: tra il 145-140 il console Appio Claudio combatté contro di loro. Ma solo al tempo di Augusto i Romani si impegnano a fondo contro i Salassi: nel 25 a. C. Terenzio Varrone, dopo avere stabilito il suo campo alla confluenza tra la Dora e il Buthier, riuscì a vincere la resistenza dei Salassi e a sottometterli.

Non si può più accettare il tradizionale racconto che la popolazione salassa sia sparita completamente, decimata o venduta sui mercati di Ivrea. Bisogna invece concludere che migliaia e migliaia di Salassi hanno sopravissuto e si sono confusi con i vincitori, adottando i loro costumi e la loro lingua. La valle fu aggregata alla XI Legione italica; gli incolae salassi ebbero cun probabilità la latinità e, dopo un certo tempo, poterono ottenere la condizione di "cives optimo iure".

Augusta Praetoria romana vide sorgere tra le sue mura monumenti grandiosi (v. aosta). La conquista romana non si limitò però ai centri della valle, dove fu costruita la strada militare, ma penetrò nelle valli secondarie. Sotto Diocleziano e Costantino, la valle faceva parte delle Alpi Graie e Pennine, riunite alla prefettura delle Gallie. Intanto si diffondeva il cristianesimo: prova certa dell'esistenza di una comunità cristiana è la costruzione della cripta della collegiata di Aosta, di data verosimilmente anteriore alla pace di Costantino.

Ecclesiasticamente la comunità cristiana dipese da principio da Vercelli, che era suffraganea di Milano; non fu che verso la fine del sec. IV che la Valle d'Aosta fu staccata da Vercelli ed eretta in diocesi, la quarta o quinta del Piemonte.

Verso la fine del sec. V incominciano nella valle le incursioni dei Burgundi, penetrati nel Vallese fin dai primi anni del sec. V. La Valle d'Aosta passa successivamente sotto la dominazione borgognona, ostrogota, bizantina; e a datare dal 570, fino alla stretta di Bard, è in possesso dei Merovingi, che regnano sopra la Borgogna.

Dopo le divisioni dell'impero di Carlomagno, nel sec. IX la valle passò successivamente a Ludovico II imperatore e re d'Italia, poi a Carlo il Calvo; poi ancora appartenne ai re d'Italia Guido di Spoleto, Lamberto suo figlio, Berengario I e a Rodolfo re di Borgogna, il quale, a capo di un esercito, attraversò la Valle d'Aosta, per combattere (923) il suo competitore Berengario. Dipoi, nel resto del sec. X (938-1000) la Valle d'Aosta come le valli vicine dovette subire l'invasione dei Saraceni, che, attraverso le terre di Borgogna, dal Giura avevano aggirato il lago Lemano e si erano gettati sulle Alpi Pennine. Padroni del Vallese, di là fecero delle incursioni nei Grigioni e nelle altre parti della Svizzera. Avevano come baluardi il Gran S. Bernardo e le altre montagne, dove si erano fortificati elevando alcuni castelli di cui si ammirano ancora gli avanzi imponenti (ad esempio il castello di Montmajeur, all'entrata della Valgrisanche). Contro di loro reagirono, coalizzati, i signori del paese e gli abitanti, i quali, anche sotto la spinta di S. Bernardo da Mentone, riuscirono finalmente a vincerli, sterminandoli in parte.

Col sec. XI la Valle d'Aosta passa sotto la casa di Savoia. Umberto Biancamano appare la prima volta nel 1025 quale testimonio di un atto di permuta tra il vescovo di Aosta e il priore Latelmo di S. Orso. In un documento del 1032, egli è detto conte di Aosta: egli divideva la dignità comitale insieme con il vescovo di Aosta. Parecchi signori, come i visconti di Aosta, più tardi conti di Challant, i signori di Avise, di Bard, di Valleise, ecc., godevano del resto in origine di una indipendenza quasi completa nell'amministrazione dei loro feudi. Ma a poco a poco il dominio sabaudo diviene effettivo verso tutti, nobili, signori, clero e popolo; sì che nel 1191 il conte Tommaso I di Savoia concedeva alla Valle d'Aosta la Magna Charta delle franchigie valdostane ed il paese faceva atto di sudditanza alla casa di Savoia. La storia della Valle d'Aosta è così fusa con la storia dello stato sabaudo; e la fedeltà ai Savoia fu sempre mantenuta dagli abitanti nel corso dei secoli. Tipico al riguardo il periodo delle guerre tra Carlo V e Francesco I di Francia, quando i dominî sabaudi erano invasi: allora il Consiglio dei commessi di Aosta prese la decisione di rimanere fedele alla religione cattolica, contro la propaganda di Calvino, e di non smentire l'attaccamento alla casa di Savoia. La valle, preservata dalle rovine della guerra, grazie al trattato di neutralità con la Francia, rimase unicamente dipendente dal duca di Savoia: si levarono truppe, per la vigilanza militare, specie a levante, all'ingresso della valle, a Carema, di fronte alle truppe francesi del Brissac, insediatesi nel 1553 a Ivrea. Più tardi si ebbero tre invasioni francesi: la prima nel 1691; la seconda tra il 1704 e il 1706; la terza volta nel periodo della rivoluzione francese. Il 10 settembre 1792 la Francia dichiara la guerra al re di Sardegna e invade la Savoia e la Valle d'Aosta. I soldati francesi penetrano nella valle dal Piccolo S. Bernardo e dal Col du Mont. La Thuile e Valgrisanche subiscono gli orrori della guerra durante 5 anni. Ma milizie volontarie ben agguerrite tengono in scacco le truppe francesi, di molto più numerose. La resistenza patriottica è animata e diretta soprattutto dai capitani Chamonin e Darbelley.

L'epoca napoleonica fu cagione di mali gravissimi per la valle. Napoleone, che vi passò nel maggio 1800 (il celebre passaggio del Gran S. Bernardo), la annetté, con le altre regioni del Piemonte, alla Francia, abolì la sede episcopale, i due capitoli, i conventi che ancora esistevano, ecc. Ritornata ai Savoia col 1814, la valle diede largo contributo dei suoi figli - dalla tradizionale fama di bravura militare - alle guerre per l'indipendenza nazionale e alla guerra mondiale.

Bibl.: V. aosta. Inoltre: G.-A. Duc, Histoire de l'église d'Aoste, voll. 3, Aosta 1901-08; G. Henry, Histoire populaire, religieuse et civile de la Vallée d'Aoste, Aosta 1929.

Vedi anche
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Vocabolario
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aostano
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