VALERIO ANZIATE (Valerius Antias)
Annalista romano. Fu secondo Velleio contemporaneo dello storico Sisenna che, pretore nel 78 a. C., morì nel 67. Ma è singolare che Cicerone non lo menzioni mai, neppure dove parla degli storici romani da Fabio Pittore a Licinio Macro. La sua opera era amplissima comprendendo almeno 75 libri. I dubbî messi innanzi intorno a questo numero paiono infondati. Certo se già nel libro XXII (fr. 57), V. parlava della capitolazione di Ostilio Mancino presso Numanzia (136 a. C.) sarebbe assai difficile renderci ragione dell'economia dell'opera; ma egli vi accennava probabilmente soltanto per illustrare col suo raffronto la clades di Caudio (anno 321). L'ultimo fatto sicuramente databile, menzionato nei frammenti di V., è la morte dell'oratore Crasso (a. 91).
V., come mostra il suo largo uso presso Livio, Dionisio, Plutarco, plinio il Vecchio, è stato l'annalista romano più noto e più letto prima di Livio (che lo cita non meno di 35 volte). Ciò ha avuto efficacia deleteria sulla tradizione a noi pervenuta della storia romana antichissima, perché l'opera di V. era ricca di sfrontatissime invenzioni e invenzioni probabilmente in gran parte imputabili non tanto alle sue fonti quanto a lui stesso. Di tali menzogne si è avveduto nel suo buon senso Livio, che però ha continuato dopo ad usarlo largamente. Le menzogne, che all'occhio del critico sono evidenti a ogni passo nella sua trattazione della storia romana antichissima, diventano palpabili nella storia più recente in cui si può fare un raffronto con fonti più fededegne. Così di Villio Tappulo, console nel 199, egli racconta con particolari, compreso il numero preciso dei caduti, una battaglia con Filippo V di Macedonia che è inventata di sana pianta. Come esempio delle sue esagerazioni numeriche può essere citata la battaglia di Arausio (105) in cui sarebbero, secondo lui, periti 80.000 soldati e 40.000 bagaglioni. A V. risalgono, almeno in gran parte, le falsificazioni, di cui abbonda la pseudostoria romana, a favore dei Valerî, delle quali si ha un buon saggio nella vita plutarchea di Valerio Publicola.
Bibl.: I frammenti in H. Peter, Histor. Rom. Rell., 2ª ed., p. 238, e Hist. Rom. fragm., p. 151; H. Nissen, Kritische Untersuchungen, Berlino 1863, p. 73 segg.; Th. Mommsen, Römische Forschungen, II, ivi 1879, p. 493 segg. e passim; F. Münzer, De gente Valeria, ivi 1891, diss., p. 54 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, I, Torino 1907, p. 37; E. Pais, Storia critica di Roma, I, i, Roma 1913, p. 104 segg.; A. Rosenberg, Einleitung und Quellenkunde zur römischen Geschichte, Berlino 1921, p. 135 seg.; K. J. Beloch, Römische Geschichte, ivi 1926, p. 105 seg.; M. Schanz, Gesch. der röm. Litter., I, 4ª ed., Monaco 1927, p. 318.