NOVARINA, Valère
Scrittore e drammaturgo svizzero di lingua francese, nato a Chêne-Bougeries (Ginevra) il 4 maggio 1942. Le istanze di rinnovamento della sua concezione teatrale si sono concretizzate in una serie di testi molto originali che, pur partendo da alcune convenzioni teatrali, risultano non rappresentabili ma fruibili piuttosto da un pubblico di lettori. Lo stesso N. ha provveduto, in molti casi, a fornire una versione più breve e più semplice dei suoi testi, che potesse essere messa in scena e che è stata a sua volta pubblicata.
La cifra stilistica di N. è ben riconoscibile: le sue opere sono prive di intreccio, di logica narrativa e di ambientazione, come anche di personaggi tradizionali con una propria psicologia. L'unica protagonista sia del testo scritto, che comunque conserva un rapporto strettissimo con l'oralità, sia della messa in scena teatrale è la lingua, e l'unica azione possibile nel mondo costruito da N. è parlare; anche sotto questo aspetto N. si dimostra originalissimo, proponendo un linguaggio ricco di termini tecnici tratti da lessici specializzati, di parole desuete o di neologismi. La parola non esprime e non comunica, e il testo risulta costellato di lunghissimi elenchi, litanie che non richiamano più la realtà ma creano quasi uno stato di trance ritmata.
La sua prima opera, L'atelier volant (1970), non mostra ancora i segni dell'estrema sperimentazione a cui l'autore giungerà in seguito. Il dramma ruota attorno a otto personaggi ed è ancora visibile la scansione classica in atti e scene. Il problema della lingua è già centrale, perché coloro che possiedono lo strumento linguistico sono in grado di esercitare il dominio su tutti gli altri. Dopo altre esperienze di scrittura teatrale (La lutte des morts e Le drame dans la langue française, entrambi del 1970; Falstafe, 1977), N. ha composto un romanzo, Le babil des classes dangereuses (1978), un compendio di lingue minoritarie in cui sembra voler indicare che è proprio il caos delle lingue e delle voci che potrà rompere l'ordine totalitario. L'opera più conosciuta di N. è Le drame de la vie (1984), testo ascrivibile a più generi letterari, vicino soprattutto alla scrittura teatrale, in cui compaiono 2587 personaggi. I protagonisti sono esseri umani e animali, le indicazioni temporali e le dimensioni dello spazio sono incongruenti e sovrapposte; il corpo è centrale e l'autore continuamente richiama il lettore alla dimensione fisica dei personaggi. L'importanza dell'aspetto corporeo è teorizzata in Le théâtre des paroles (1989), in cui N. ha raccolto Pour Louis de Funès (trad. it. 1988), Lettre aux acteurs (trad. it. 1992) e frammenti tratti dai suoi diari. In L'espace furieux (1992; trad. it. 1996), adattamento per la scena di Je suis (1991), gli attori si cibano di loro stessi, della parola, "nostra carne mentale". Nel successivo La chair de l'homme (1995), enorme banchetto cui partecipano 6000 commensali, la metafora è esplicitata fin dal titolo e nello sterminato elenco di nomi, tutti connessi con la funzione del mangiare (Mangeur Coriace, Jean Mangeoir ecc.). N. è anche attivo come illustratore e come autore di drammi radiofonici (Le théâtre des oreilles, 1980; Les cymbales de l'homme en bois du limonaire retentissant, 1994).
Bibl.: Ph. Di Meo, Travailler pour l'incertain; aller sur la mer, passer sur une planche, in Infini, 1987, 19, pp. 197-208; G. Cloutier, Valère Novarina. Chaque mot est un drame, in Magazine littéraire, 1989, 270, pp. 162-67; M. Le Roux, La parole et l'acteur, in La quinzaine littéraire, 1991, 586, p. 29; G. Cloutier, La grande mangerie, in Magazine littéraire, 1995, 331, pp.108-09.