VALENTINO
Nato a Roma in data sconosciuta, le sue origini sono poco note; il padre si chiamava Leonzio e la famiglia proveniva dalla "regio via Lata", quartiere aristocratico della città, luogo di origine anche delle famiglie di Stefano II, Paolo I (fratello di Stefano) e di Adriano. Ricostruire l'operato di V. è operazione ardua, data l'assenza di documentazione emanata da questo pontefice e la brevità del suo pontificato (durato solo quaranta giorni). La carriera ecclesiastica di V. è caratterizzata da una rapida ascesa. Durante il pontificato di Pasquale I svolse la funzione di "cubicularius" (Th.F.X. Noble afferma che all'epoca il "cubiculum" permetteva alla nobiltà romana di introdursi nell'élite ecclesiastica: Gregorio II, Stefano II, Paolo I, Stefano III, Stefano IV e Pasquale I erano stati tutti "cubicularii"). Raggiunse giovane (a venticinque anni) il suddiaconato e poco dopo lo stesso Pasquale I lo sollevò al diaconato e quindi all'arcidiaconato. Il biografo del Liber pontificalis narra che quest'ultima promozione fu in parte dovuta al fatto che V., giovane diacono di nobili origini, rappresentava per il clero un canale di comunicazione con l'aristocrazia laica, protagonista in quegli anni di ripetuti episodi violenti. V. sembra aver ricevuto medesima attenzione dal successore di Pasquale I, Eugenio II. Appena eletto, questi collaborò all'indagine condotta a Roma da Lotario I, proprio in seguito agli avvenimenti sanguinosi che avevano segnato la fine del pontificato di Pasquale I e ai disordini che si erano verificati in seguito alla morte di questo; l'indagine si concluse con la denuncia dell'operato di Leone III e di Pasquale I, e con l'emanazione della Constitutio Romana (novembre 824), che imponeva fra l'altro il Sacramentum cleri et populi Romani. V., secondo la testimonianza degli Annales regni Francorum, che pongono la morte di Eugenio II nell'agosto dell'827, gli succedette probabilmente nello stesso mese; il biografo del Liber pontificalis non esita ad affermare che l'elezione avvenne per divina rivelazione: l'intera assemblea riunita avrebbe udito una voce dall'alto indicarle chi dovesse essere eletto. Clero e aristocrazia si recarono allora nella chiesa di S. Maria Maggiore, proclamarono eletto V. e lo condussero "cum dignis gloria laudibus et honoris amplitudine" al patriarchio per insediarlo "in pontificalis throno" (il Liber pontificalis ricorda esplicitamente, per l'elezione di V., la presenza dei "proceres Romanorum", insieme col clero). Il biografo continua poi celebrando le virtù di V.: la gentilezza d'animo, la generosità e la limpida adesione alla fede. Sembra che il nuovo pontefice si distinguesse per l'affabilità, la scienza e la prudenza dell'eloquio. La brevità del pontificato di V. non consente di supporre né che dell'elezione fosse stata data notizia all'imperatore né che per la consacrazione si fosse atteso a Roma l'arrivo di un "missus" imperiale, come previsto dalla Constitutio Romana dell'824. V. morì nel settembre dello stesso 827 e non si conosce il luogo dove fu sepolto. Nulla si sa dell'operato di questo pontefice ma, nonostante la brevità del suo pontificato, V. fece coniare, se il reperto è davvero autentico, una moneta d'argento del diametro di 22 mm, ora conservata nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Le fonti principali accennano solo alla breve durata di questo pontificato. È senz'altro degno di nota il fatto che all'elezione di questo pontefice partecipò attivamente l'aristocrazia laica, da quel momento sempre più largamente coinvolta nel governo della Chiesa. Fonti e Bibl.: Capitularia regum Francorum, in M.G.H., Leges, Legum sectio II, I, a cura di A. Boretius, 1883, pp. 322-24, 352-55; Regesta Pontificum Romanorum, a cura di Ph. Jaffé-G. Wattenbach-S. Loewenfeld-F. Kaltenbrunner-P. Ewald, I, Lipsiae 1885, p. 322; Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, II, Paris 1892, pp. 71-2; Annales regni Francorum inde ab a. 741 usque ad a. 829, ad a. 827, in M.G.H., Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, VI, a cura di Fr. Kurze, 1895, p. 173; F. Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medio Evo, IV, Roma 1912, pp. 303-05; P. Brezzi, Roma e l'Impero medioevale, Bologna 1947, p. 49; L. Duchesne, I primi tempi dello Stato pontificio, Torino 1967, pp. 185-203; O. Bertolini, Osservazioni sulla "Constitutio Romana" e sul "Sacramentum cleri et populi Romani" dell'824, in Id., Scritti scelti di storia medioevale, II, Livorno 1968, pp. 705-38; C. Falconi, Storia dei papi e del papato, II, I papi dei secoli di ferro scelgono l'Occidente (Il grande scisma con Bisanzio), Roma-Milano 1968, pp. 394-95; E. Amann, in Storia della Chiesa, a cura di A. Fliche-V. Martin, VI, Torino 1972³, p. 246; G. Arnaldi, Rinascita, fine, reincarnazione e successive metamorfosi del Senato romano (secoli V-XIII), "Archivio della Società Romana di Storia Patria", 105, 1982, pp. 5-56; Th.F.X. Noble, The Republic of St. Peter. The Birth of the Papal State, 680-825, Philadelphia 1984, pp. 188 n. 15, 224, 316; Charlemagne's Heir. New Perspectives on the Reign of Louis the Pious (814-840), a cura di P. Godman-R. Collins, Oxford 1990, ad indicem; P. Depreux, Empereur, Empereur associé et Pape au temps de Louis le Pieux, "Revue Belge de Philologie et d'Histoire", 70, 1992, pp. 893-906; P. Cammarosano, Nobili e re. L'Italia politica dell'alto medioevo, Bari 1998, p. 144. G. Moroni, Dizionario di erudizione storico ecclesiastica, LXXXVII, Venezia 1858, s.v., p. 255; E.C., XII, s.v., col. 981; Dictionnaire de théologie catholique, XV, 2, Paris 1946, s.v., col. 2497; J.N.D. 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