CERRUTI, Valentino
Nacque a Crocemosso di Biella il 14 febbr. 1850, terzogenito di Agostino e di Angela Maria Cerruto. Conclusi brillantemente gli studi liceali e conseguita una borsa di studio del Collegio delle Provincie, egli nell'ottobre del 1868 s'iscrisse all'università di Torino. Ancora studente, pubblicò articoli di geometria analitica sul Giornale di matematiche di G. Battaglini, tra i quali è particolarmente interessante la Dimostrazionedi un teorema del sig. V. N. Bitonti (IX [1871], pp. 46 ss.).
Nel novembre 1873 presentò, come tesi di laurea, l'opera Sistemi elastici articolati, pubblicata a Torino nel 1873, conseguendo così la laurea in ingegneria civile con il massimo dei voti.
In quella sessione di laurea risultò primo il C., mentre fu secondo il Castigliano, che aveva presentato la dimostrazione del teorema del minimo lavoro del generale L. F. Menabrea. Sia il lavoro del C. sia quello del Castigliano diedero successivamente copiosi frutti e furono sovente citati nella letteratura scientifica.
Subito dopo la laurea il C. si trasferì a Roma per aiutare negli studi scientifici e tecnici i figli di Q.Sella, di cui, in seguito, divenne amico carissimo. Il 15 dic. 1873 fu nominato assistente alla cattedra di idraulica della scuola di applicazione per gli ingegneri di Roma e, nell'ottobre 1874, venne incaricato dell'insegnamento di fisica tecnica. In quel periodo fu anche segretario della scuola e dirigente delle esercitazioni di idraulica e topografia. Nell'ottobre 1877 gli fu conferita la nomina a professore straordinario di meccanica razionale, divenendo ordinario nel maggio 1881. Quando, in seguito alla clamorosa denuncia pronunciata da F. Martini durante il dibattito sul bilancio dell'Istruzione pubblica, vennero alla luce le condizioni disastrose della Biblioteca Vittorio Emanuele documentate dalla commissione d'inchiesta Baccelli, il ministro De Sanctis nominò commissario regio L. Cremona, che scelse come stretto collaboratore il C., di cui aveva apprezzato le doti di organizzatore alla scuola di ingegneria. La biblioteca venne chiusa al pubblico e fu intrapresa dal Cremona e dal C. un'azione di radicale riordinamento, che si protrasse fino alla nomina del nuovo direttore D. Gnoli (14 settembre del 1881).
Nel 1883, in base ai suggerimenti della Commissione d'inchiesta per le biblioteche pubbliche, il C. venne nominato commissario straordinario per il riordinamento della Biblioteca Alessandrina di Roma: nella relazione che presentò al ministro dell'Istruzione pubblica egli accusò di irregolarità amministrative dolose il direttore Enrico Narducci, il quale prima fu trasferito all'Angelica e quindi sospeso dal grado e dallo stipendio (adì poi le autorità giudiziarie e fu assolto).
Nel novembre 1886, rimasto vacante il posto di segretario generale del ministero dell'Istruzione pubblica per le dimissioni di F. Martini, il ministro Coppino ne affidò le mansioni al C., suscitando in Parlamento notevoli critiche per una decisione che sembrava urtare contro la consuetudine e la normale prassi ministeriale. Il Coppino replicò affermando che casi del genere avvenivano anche in altri ministeri per la necessità di scegliere, al di fuori dell'organico, collaboratori di piena fiducia e di sicura capacità amministrativa come era appunto il C. (Atti parlamentari,Camera,Discussioni, leg. XVI, 1ª sessione, 1º e 3 dic. del 1886, pp. 729 s., 806 s.), che mantenne l'incarico fino al 14 apr. 1887, quando fu nominato segretario generale F. Mariotti.
Nel novembre 1888 il C. venne eletto rettore dell'università di Roma.
Propose subito la costruzione di una "città universitaria" nella zona di Castro Pretorio, ma il progetto fu rinviato per la crisi edilizia. Si mostrò soprattutto preoccupato di impedire che all'università penetrassero fermenti "sovversivi": così il 14 febbr. 1889 denunciò al ministro della P. I. il contenuto "rivoluzionario" delle lezioni di storia di Antonio Labriola; il 15 genn. 1890 vietò perfino una manifestazione interna in commemorazione di Guglielmo Oberdan che pure era stato suo allievo e protetto alla scuola di ingegneria.
Scaduto l'incarico di rettore nell'ottobre 1892, fu preside della facoltà di scienze nell'anno accademico 1897-98 e ancora rettore dal novembre 1900 all'ottobre 1903. Dal 1889 era anche consultore dell'edizione nazionale delle Opere di Galileo Galilei promossa dal ministero dell'Istruzione pubblica e diretta da A. Favaro.
Nel 1901 divenne presidente della Società degli ingegneri e architetti italiani, dal 1899 al 1902 e dal 1905 al 1908 fu membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione e della giunta del Consiglio stesso. Il 21 nov. 1901 fu nominato senatore. In tale carica, fu relatore (1903) della legge per il politecnico di Torino; nel 1905 fu membro della commissione per il riscatto delle Ferrovie meridionali, e infine, nel 1907, studiò la sistemazione del fiume Tevere. Il 1º luglio 1903 venne chiamato alla direzione della scuola di ingegneria di Roma, succedendo a L. Cremona. È a lui dovuta, in quel periodo, la sistemazione della biblioteca della scuola. Fu membro e socio della Società italiana dei Quaranta, corrispondente dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, socio dell'Accademia Leopoldina-Carolina di Halle, socio nazionale dell'Accademia dei Linceidal 1890.
Morì il 20 ag. 1909 a Crocemosso di Biella.
Il nome del C. è legato alle ricerche nel settore della teoria matematica dell'elasticità: Dopo la citata opera che costituì la sua tesi di laurea, egli scrisse Sopra un teorema del sig. Menabrea (in Atti d. Accad. naz. d. Lincei, classe di scienze fisiche, s. 2, II [1875], pp., 570-581). Il Menabrea, nei suoi scritti precedenti il 1875, aveva posto l'enunciato del suo teorema in una forma generale comprendendovi qualunque sistema elastico (cfr. Etude de statique physique: principe général pour déterminer les pressions et les tensions dans les systèmes élastiques, Torino 1868). Le sue dimostrazioni non erano però del tutto rigorose perché la prima e la terza si basavano sull'ipotesi che in un sistema elastico articolato, quando il numero dei pezzi congiungenti n punti dello spazio è maggiore di 3n-, si possono avere infinite maniere diverse di ripartizione delle tensioni, mentre è noto che i problemi di elasticità sono determinati in un unico modo (cfr. R. F. A. Clebsch, Theorie der Elasticität fester Körper, Leipzig 1862, pp. 67-70). La successiva dimostrazione, che è dovuta come si è detto al Castigliano, è rigorosa e sarebbe pienamente soddisfacente se il problema venisse considerato solamente dal punto di vista algebrico, ma essa non fa vedere né la ragione meccanica del processo analitico, né come il teorema dipenda dai principi generali della teoria dell'elasticità, né giustifica l'estensione del teorema dal caso di un numero discreto di punti collegati da fili elastici a quello di un corpo continuo. A tutte queste deficienze sopperì l'opera citata del C. che costituisce, insieme con i lavori del Menabrea e del Castigliano, una pietra miliare del particolare settore (cfr. Un secolo di progresso scientifico italiano, II, Roma 1939, p. 159).
Successivamente il C. effettuò ricerche dinamiche sui piccoli moti dei sistemi materiali ostacolati da resistenze del mezzo (Intorno ai movimenti non periodici di un sistema di punti materiali, in Atti d. Acc. naz. d. Lincei, cl. di scienze fisiche, s. 2, III [1876], pp. 241-249; e Intorno alle piccole oscillazioni di un corpo rigido interam. libero, in Mem. d. Acc. naz. d. Lincei, cl. di sc. fis., s. 3, I [1877], pp. 345-370). Per caratterizzare le piccole oscillazioni di un corpo interamente libero, introdusse due sestuple di rette in corrispondenza univoca, che consentivano di ricostruire, l'andamento geometrico del moto. Infatti, egli dimostrò come esistano assi elicoidali quando coincidono coppie corrispondenti delle due sestuple; vi sono perciò, al massimo, sei di tali assi che possono ridursi ad assi di pura traslazione o pura rotazione. Generalizzando i metodi di Poinsot, trovò poi con quali forze si raggiunga e si stabilisca l'equilibrio.
Agli anni 1878-1879 appartengono i lavori: Nuovo teorema generale di meccanica (in Transunti d. Acc. naz. d. Lincei, s. 3, II [1878], pp. 75 s.), Sopra unatrasformazione delle equazioni del moto di un puntomateriale (ibid, III [1879], pp. 196 s.) e Intorno ad una generalizzazione di alcuni teoremi di meccanica (in Collectanea mathematica in memoriam D. Chelini, Milano 1881, pp. 171-182). Il C. studiò le condizioni cui devono soddisfare i vincoli e la sollecitazione dinamica affinché un sistema materiale possegga una combinazione integrabile. Nel caso di un punto dimostrò che è sufficiente che la forza appartenga a un complesso lineare, ciò che consente al mobile di descrivere una curva comunque prescelta partendo da convenienti condizioni iniziali. In tal modo riuscì ad estendere allo spazio proprietà note del moto centrale.
È del 1880 l'opera Sulle vibraziani dei corpi elastici isotropi (in Mem. d. Acc. naz. d. Lincei, cl. di sc. fis., s. 3, VIII [1880], pp. 361-389), che costituisce una sua opera fondamentale. Con essa infatti si riuscì a trasferire il teorema di E. Betti, e le sue conseguenze, dal campo statico a quello dei fenomeni variabili col tempo. Il C. riuscì a trovare gli integrali particolari dotati di singolarità caratteristiche nello spazio e nel tempo, e giunse alle formule risolutive. Disgraziatamente una svista gli fece omettere un termine nell'iter del calcolo: se ciò non fosse stato, la formula 23, a p. 377, gli avrebbe consentito, due anni prima di Kirchhoff, di dare espressione matematica al principio di Huyghens. Il Somigliana rilevò tale priorità del C. nella sua opera Sopra alcune formule fondamentali della dinamica dei mezzi isotropi (in Atti d. Accad. d. scienze di Torino, XLI [1906], pp. 869-885 nn. 1 e 2, 1070-1080; XLII [1907], pp. 765-779 n. 3).
Al C. si deve anche l'aver dato una forma più semplice ai risultati di E. Betti e l'aver ridotto il numero delle funzioni ausiliarie da assegnarsi preventivamente. Egli diede applicazione sistematica di tali risultati ai suoli isotropi, agli strati, alle sfere, agli involucri sferici, e pertanto tale metodologia è nota in Italia e all'estero con il nome del C. associato a quello del Betti.
Nelle Ricerche intorno all'equilibrio dei corpi elastici isotropi (in Mem. d. Acc. naz. d. Lincei, cl. di sc. fis., s. 3, XIII [1882], pp. 81-122) fu effettuato il calcolo della deformazione d'un corpo indefinito limitato da un piano, nei due casi principali in cui fossero dati gli spostamenti dei punti del piano limite o le forze applicate ai singoli elementi del piano. Il Boussinesq, nell'Equilibre d'élasticité d'un solide sans pesanteur (in Comptes-rendus de l'Académie des sciences, CVI [1888], pp. 1043-1048, 1119-1123)era riuscito a studiare due casi in cui i dati relativi al piano limite si riferivano parte agli spostamenti e parte alle forze; il C. ebbe il merito: con quest'opera di fornire un metodo generale che abbracciava anche tali casi.
Del 1889 è la memoria Sulla deformazione di un involucro sferico isotropo per dati spostamenti dei punti delle due superfici limiti (in Rendic. d. Circolo matem. di Palermo, V [1889], 2, pp. 189-201), in cui il C., eseguendo i calcoli col metodo esposto nell'opera precedente, mise nella dovuta luce la natura intima dellefunzioni che si presentano nella trattazione del problema ed ottenne una forma della soluzione utile per ulteriori ricerche.
Nell'opera Sulla deformazione di un involucro sferico isotropo per date forze agenti sulle due superfici limiti (in Mem. d. Acc. naz. d. Lincei, classe di scienze fisiche, s. 4, VII [1890], pp. 25-44) il C.Studiò il caso in cui per i punti delle superfici limiti sono assegnate le forze invece che gli spostamenti. Dapprima i singoli elementi di massa furono considerati come non sollecitati da forze esterne e venne supposto che le forze agenti sulle due superfici limiti si facessero separatamente equilibrio. Poi, con la soluzione di alcuni problemi particolari, venne mostrato come si possano risolvere con il metodo proposto tutti i casi possibili.
Nel rapporto presentato al congresso di Parma della Società italiana delle scienze da R. Marcolongo (in Nuovo Cimento, s. 5, XIV [1907], pp. 371-410)venne sistematicamente celebrata la serie di lavori del Cerruti. Tra le circa quaranta opere del C. sono ancora da ricordare: Sul viriale, in Rendic. d. Acc. d. sc. di Napoli, s. 1, XV (1876), pp. 154-165; Consider. sui calori specifici, in Transunti d. Accad. naz. d. Lincei, s. 3, I (1877), pp. 136-141; De formae cuiusvis quadraticae in semetipsani transformatione,ibid., II (1878), pp. 48 s.; Sulla deformaz. di una sfera omogenea isotropa, in Rend. d. Accad. naz. d. Lincei, cl. di sc. fis., s. 4., II (1886), 1, pp. 461-469, 586-592; Sulla deformaz. di un corpo elastico isotropo per alcune speciali condiz. ai limiti,ibid., IV (1888), 1, pp. 785-792; Sopra una proprietà degli integrali di un problema di meccanica che sono lineari rispetto alle componenti della velocità,ibid., s. 5, IV (1895), pp. 283-287; Le matematiche pure e miste nei primi dodici Congressi della Società italiana per il progresso delle scienze in Annali di matematica, s. 3, XV (1908), pp. 1-20.
Fonti e Bibl.: Atti parlamentari,Senato,Discussioni, legislature XXI-XXIII, ad Indices.Cfr., inoltre, necr. in Annuario dell'Università di Roma, 1909-1910, p. 215; in L'Illustrazione ital., 29 ag. 1909, p. 216; in Atti d. Accad. naz. d. Lincei, cl. di scienze fisiche, s. 5, XVIII (1909), 2, pp. 565-576; in Mem. d. Accad. moden., s. 3, XI (1914), pp. 3-10; N. Spano, L'università di Roma, Roma 1935, pp. 124, 137, 141, 144, 145, 191, 256, 333, 341; Un secolo di progresso scientifico italiano, Roma 1939, I, pp. 212, 216, 225, 229; II, p.163; V. Carini Dainotti, La Bibl. Naz. Vittorio Emanuele al Collegio Romano, Firenze 1956, pp. 19 s., 189.