Cortese, Valentina
Attrice cinematografica e teatrale, nata a Milano il 1° gennaio 1923. Ideale figlia dell'ultimo Ottocento, nella sua bizzarra miscela di liberty floreale, decadentismo sommesso, dannunzianesimo attardato e nevrotica sensibilità moderna, è stata una delle ultime dive del teatro italiano, e nel definirla risulta difficile separare in lei l'attrice dalla donna. Sullo schermo è apparsa capace di passare dal registro frivolo a quello grave con la stessa distratta leggerezza di chi sa nascondere la profondità in superficie.
Dopo aver trascorso l'infanzia a Stresa (Novara), rivelando un precoce amore per il teatro e la musica, esordì sullo schermo in uno dei primi film italiani di ambiente teatrale, L'orizzonte dipinto (1941) di Guido Salvini, seguito nello stesso anno da Primo amore di Carmine Gallone e Il bravo di Venezia di Carlo Campogalliani, e nell'anno successivo da La cena delle beffe di Alessandro Blasetti (come Lisabetta) e Una signora dell'Ovest (1942) di Carl Koch, primo e trascurabile esempio di western autarchico. In Soltanto un bacio (1942) di Giorgio C. Simonelli, promossa protagonista, rivelò apprezzabili doti nel registro leggero. Tra la mezza dozzina di film cui prese parte nel 1944 (anno in cui esordì in un teatro romano con Donne di C. Boothe Luce come Peggy Day), si ricorda Nessuno torna indietro (1945) di Blasetti, dal romanzo omonimo di A. De Céspedes.
Sviluppatasi nell'arco di mezzo secolo, fino a Storia di una capinera (1993) di Franco Zeffirelli, (l'unico regista con cui ha lavorato quattro volte: anche in Fratello Sole, sorella Luna, 1972; Gesù di Nazareth, 1977; Il giovane Toscanini, 1988), la sua carriera cinematografica conta una novantina di film. Tra quelli del primo dopoguerra spiccano Roma città libera, noto anche come La notte porta consiglio (1946) di Marcello Pagliero, e il doppio ruolo di Fanine/Cosette in I miserabili (1948) di Riccardo Freda. Scritturata dalla 20th Century-Fox nel 1948, interpretò con il nome di Valentina Cortesa alcuni film in lingua inglese, tutti mediocri o pessimi tranne Thieves' highway (1949; I corsari della strada) di Jules Dassin, sebbene meritino una citazione anche Black magic (1949; Cagliostro) di Gregory Ratoff (con Orson Welles), sagra di cattivo gusto e istrionismo efferato, e House on Telegraph Hill (1951; Ho paura di lui) di Robert Wise, nel quale recitò accanto a Richard Basehart, che avrebbe sposato in quello stesso anno.
Terminata l'esperienza hollywoodiana, nel triennio 1954-1956 l'attrice trovò spazio e rilievo nei notevoli The barefoot contessa (1954; La contessa scalza) di Joseph L. Mankiewicz, Le amiche (1955) di Michelangelo Antonioni e Calabuch (1956; Calabuig) di Luis G. Berlanga. Nel 1953 aveva interpretato il personaggio di Lulù, dal dramma di C. Bertolazzi, nel film omonimo di Fernando Cerchio, mentre molti anni più tardi avrebbe portato in scena la versione di F. Wedekind (1971), diretta dal francese Patrice Chéreau.
Ha lavorato con numerosi registi di valore, tra cui Vittorio Cottafavi (Avanzi di galera, 1954), Franco Rossi (Amore a prima vista, 1958), Federico Fellini (Giulietta degli spiriti, 1965), Vittorio Caprioli (Scusi, facciamo l'amore?, 1968), Mario Monicelli (Toh, è morta la nonna!, 1969), Mauro Bolognini (Imputazione di omicidio per uno studente, 1972) e, tra gli stranieri, Bernhard Wicki (Der Besuch, 1964, La vendetta della signora), Robert Aldrich (The legend of Lylah Clare, 1968, Quando muore una stella), Joseph Losey (The assassination of Trotsky, 1972, L'assassinio di Trotsky), François Truffaut (La nuit américaine, 1973, Effetto notte, per il quale ottenne vari premi e una nomination all'Oscar), P. Chéreau (La chair de l'orchidée, 1974, Un'orchidea rosso sangue), Terry Gilliam (The adventures of Baron Munchausen, 1988, Le avventure del Barone di Munchausen). Meno vasta e dispersiva, di maggiore qualità per impegno e risultati è stata la sua attività teatrale. Dopo la fase giovanile, tornò sulle scene nel 1959 al Piccolo Teatro di Milano con Platonov e altri di A.P. Čechov, per la regia di G. Strehler, inizio di un lungo sodalizio professionale e sentimentale. Tra le altre interpretazioni si ricordano La congiura di G. Prosperi (1959-60) con la regia di L. Squarzina, e Tanto tempo fa di H. Pinter (1973), ultima regia teatrale di Luchino Visconti. Nel 1983 ha interpretato Maria Stuarda di F. Schiller, al fianco di Rossella Falk, diretta da Zeffirelli.
F. Savio, Cortese Valentina, in Enciclopedia dello spettacolo, 3° vol., Roma 1954, ad vocem.