valanga Slittamento in massa di uno strato nevoso posto su un pendio montuoso. Oltre che di neve, si hanno v. di ghiaccio, se un ghiacciaio termina sospeso sopra una parete rocciosa.
Le v. vere e proprie, quelle di neve, rientrano tra i processi di nivazione; esse presentano una zona di raccolta (o di distacco), in alto, una zona lungo la quale la neve precipita e infine una zona di deposito (cono della v.). La messa in moto della neve può essere determinata dal vento, dalla rottura e dalla caduta di una cornice di neve, dal passo di un animale o dell’uomo, perfino da vibrazioni sonore ecc. Il movimento può essere di scivolamento, di rotolio, di vero scorrimento. Le v. di solito non si formano se il pendio ha un’inclinazione minore di 22°-24°.
Si distinguono due tipi fondamentali di v., dipendenti dallo stato della neve: v. di neve fresca, cristallina, asciutta, polverulenta, superficiale, e v. di neve umida, generalmente vecchia (v. di fondo), già assestata e quindi più pesante e di maggior coesione, più o meno ghiacciata. Le v. di neve fresca si verificano nei periodi molto freddi, durante o dopo abbondanti nevicate, e facilmente si risolvono in una grande nube di neve finemente suddivisa; questa provoca nella caduta una corrente d’aria fortissima (per compressione), che precede la v. stessa ed è causa di gravi danni. Il deposito formato da queste v. è di solito poco distinto. Le v. del secondo tipo sono invece frequenti dopo un innalzamento della temperatura, quindi in primavera, con l’inizio del disgelo. Cadono quasi con regolarità ogni anno negli stessi luoghi, raramente più volte all’anno. La neve, nella caduta, si foggia spesso in masse ben arrotondate, fino a 1-2 m di diametro, compatte. Queste v. formano conoidi, alti anche 10-20 m, che possono talora permanere per tutta l’estate.