vajrayāna Termine (in sanscrito «veicolo adamantino» o «della folgore») generalmente usato come equivalente di buddhismo tantrico, in quanto questo costituirebbe un ‘terzo veicolo’ capace di proporre una via diretta alla liberazione (➔ tantrismo). In Tibet, dove fu introdotto dal monaco indiano Padmasaṃbhava, è detto anche lamaismo. Introdotto dapprima in Cina da Vajrabodhi (719), venne poi importato in Giappone da Kōbō Daishi (774-835) nella scuola Shingon. Vajra indica a un tempo la purezza e l’infrangibilità adamantine del Buddha supremo e la potenza della folgore, che in un istante brucia e trasfigura le passioni. La tecnica del v. consiste essenzialmente nel riprodurre nella coscienza del meditante il processo che porta l’unità primordiale a dispiegarsi nella molteplicità delle forme apparenti per poi rovesciare l’orientamento e reintegrare il molteplice nell’unità.