VĂCĂREŞTI
. Si sogliono studiare insieme i poeti appartenenti a questa antica e nobile famiglia (da cui discende anche la poetessa franco-romena Hélène Vacaresco, v.) e cioè: Ienăchiţă Văcărescu (1740-1798), i suoi figli Alecu (morto dopo il 1828), Niculae (morto nel 1838) e il nipote Iancu Văcărescu (1790-1863) soprattutto perché il loro patrimonio poetico è, per così dire, indiviso, gli stessi manoscritti comprendendo poesie di tutti e tre.
Subirono tutti, più o meno, l'influsso della poesia neo-ellenica e neoanacreontica del Christopoulos; ma Ienăchiţă, che in una sua ambasceria a Giuseppe II si servì dell'italiano per fare il suo complimento all'imperatore e di cui esiste una lettera scritta in italiano al maresciallo Rumtziakoff, mostra la sua non superficiale conoscenza di quella lingua persino nelle sue Osservazioni sulle regole e costrutti della grammatica romena pubblicata (in romeno) a Râmnic nel 1787, sia nelle citazioni di poeti, quali il Petrarca e il Metastasio, sia nella stessa lingua, in cui gl'italianismi sono così frequenti da far credere avesse presente una grammatica italiana e ne traesse i termini tecnici inesistenti ancora nella lingua romena, la sua essendo la prima che si scrivesse in codesto idioma. Di suo nipote Iancu si sa che imitò e tradusse alcune canzonette del Metastasio. Accanto all'influsso neo-ellenico, subirono un po' tutti, ma in special modo Ienăchiţă, quello della poesia popolare romena.
Bibl.: A. Odobescu, Opere complecte, Bucarest s. a., II, p. 43; R. Ortiz, Pietro Metastasio, il settecento rumeno e i poeti VăcăreŞti in Giorn. st. d. lett. it., LXIII (1914), pp. 193-280; LXIV (1914), pp. 48-88; N. Iorga, De unde a învăţat italieneŞte Ienăchiţă Văcărescu, in Omagiu lui Ramiro Ortiz, Bucarest 1929, p. 101 segg.