UTICA (Utĭca, 'Ιτύχη)
L'antichità della fondazione, che, secondo la tradizione, sarebbe avvenuta ad opera di coloni di Tiro nel 1101 a. C., la faceva considerare come la sorella maggiore di Cartagine; di fronte peraltro allo sviluppo politico e marittimo di questa, favorito forse soprattutto dalla sua migliore posizione, essa rimase seconda, riprendendo momentaneamente il suo primato solo nel breve periodo intercorso fra la distruzione di Cartagine del 146 e la sua restaurazione a opera di Cesare e di Augusto.
La storia di Utica si può pertanto dividere in tre periodi. Il primo, più antico, va dalla sua fondazione al 146 a. C. La sua eguaglianza politica, tuttavia soltanto formale, di fronte a Cartagine si dimostra nel fatto che essa sola fra tutte le altre città dell'Africa è nominata accanto alla metropoli nel secondo trattato con Roma (seconda metà del sec. IV a. C.) e in quello con Filippo di Macedonia (215); è probabile che con la metropoli stessa essa avesse un particolare trattato di alleanza che ne sancisse i diritti fino dal sec. V. Utica, il cui nome è probabilmente di origine fenicia, era allora sul mare, occupando un'isoletta vicino alla costa, e le alture che su questa dominano da sud-ovest la spiaggia. Agatocle la prese a viva forza; durante la guerra dei mercenarî, fu dapprima fedele a Cartagine, più tardi invece le si ribellò e fu riportata all'obbedienza da Amilcare. La stessa fedeltà essa mantenne nella seconda guerra punica, resistendo all'assedio di Scipione. Al principio della terza punica invece, nel 149, si schierò, ancora prima dell'inizio delle ostilità, dalla parte di Roma, dalla quale pertanto nel 146 ebbe riconosciuta la libertà e grandemente aumentato il territorio. Fatta capitale della nuova provincia dell'Africa, essa ebbe per circa un secolo e mezzo la posizione di primato che era stata di Cartagine: fu questo il secondo periodo della sua storia. Accanto alla propria amministrazione cittadina, costituita dagli ἂρχοντες (termine greco che traduce con ogni probabilità quello fenicio di sufeti) e dal senato, essa accolse l'amministrazione provinciale romana; in gran numero vi accorsero negozianti e artigiani italici, che formarono a loro volta un conventus; presso di essa aveva stanza l'esercito di guarnigione della provincia. La città ebbe pertanto una parte di primo ordine nelle guerre civili fra Cesare e Pompeo: nel 49 è assediata invano da Curione, nel 46 vi si ritira Catone, che, vista inutile ogni resistenza dopo la sconfitta dei pompeiani a Tapso, si uccide, mentre la città, che da una lex Iulia, non bene precisata nella sua portata, aveva già in passato ricevuto benefici da Cesare, si dà al dittatore. Da Ottaviano Utica fu nel 36 fatta municipio (Municipium Iulium Uticense), ma di lì a pochi anni la restaurazione e il rapido rifiorimento di Cartagine determinano il suo declino. Utica batte moneta fino al tempo di Tiberio, da Adriano riceve il diritto di colonia (Colonia Iulia Aelia Hadriana Augusta U.) e da Settimio Severo lo ius Italicum; alla metà del sec. III è già sede episcopale. Ma la vicinanza della metropoli, e soprattutto il progressivo interrimento e avanzamento della costa in questo punto determinato dalle alluvioni del Bagradas, mutato di corso da quello che era in antico, la íanno via via discendere di prosperità e d'importanza: lo Stadiasmus maris magni la dice già priva di porto.
Le sue rovine sono anche oggi assai modeste, né sono state mai ampiamente e metodicamente esplorate, il rilievo fattone da A. Daux e ripubblicato da C. Tissot (v. bibl.) essendo quasi del tutto prodotto di fantasia. Esse sono oggi lontane di qualche km. dal mare: si vedono poche tracce dei porti, l'area di un teatro e di un anfiteatro, un grande sistema di cisterne con l'acquedotto connesso, un edificio termale. Vi si trovarono altresì tombe puniche del sec. VI-V a. C., e stele, pure di arte punica, ma più tarde.
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., VIII; St. Gsell, Hist. anc. de l'Afrique du Nord, II, Parigi 1928, p. 144 segg.; VII e VIII, ivi 1928, passim; C. Tissot, Géogr. prov. Rom. d'Afrique, II, ivi 1888, p. 57 segg.; atlante, tav. II seg.; Atlas arch. Tunisie, f.° 7; O. Meltzer-U. Kahrstedt, Geschichte d. Karthager, Berlino 1879-1913, passim.