USTASCIA
. In croato, ustaša è un derivato dal verbo ustati: "alzarsi in piedi, insorgere, ribellarsi", ed era stato già usato dagli Slavi balcanici per indicare le rivolte popolari per amore di libertà. Ante Pavelićse ne servì per indicare il movimento di ribelliom antiserba da lui promosso. La data di fondazione del movimento ustascia si fa risalire all'ottobre 1928, quando Pavelić in un comizio a Zagabria proclamò la lotta aperta per l'indipendenza della Croazia; e poco dopo, il 7 gennaio 1929, all'indomani della dittatura di re Alessandro, costituì formalmente l'Ustascia. Gli ustascia, fra i quali c'erano patrioti entusiasti, perseguitati politici, ma anche autentici criminali, seguirono il loro capo in esilio, prima in Germania, poi in Ungheria e infine in Italia. I loro campi di raccolta più noti erano quelli di Janka Puszta in Ungheria, e di Borgotaro e delle Lipari, in Italia. Nel settembre 1932 effettuarono uno sbarco sulla costa adriatica facendo insorgere la Lika; questo fatto impressionò enormemente i governanti di Belgrado, che procedettero a severissime rappresaglie contro la popolazione che li aveva accolti. Seguì un periodo di stasi durante il quale Pavelić pubblicò un opuscolo, in tedesco, per informare l'opinione pubblica sui postulati del popolo croato, e un altro in croato sui capisaldi del movimento di liberazione degli ustascia, che costituirono poi la base ideologica del nuovo stato croato indipendente (aprile 1941). Intanto la lotta fra gli ustascia e la polizia serba continuava feroce; e quando nel settembre 1934 cadde per mano di un sicario, che fu detto essere stato mandato da re Alessandro stesso, il colonnello Stevan Duić, aiutante di Pavelić, gli ustascia dall'estero dichiararono la lotta aperta contro la dinastia. Infatti allorché il re fu assassinato a Marsiglia il 9 ottobre 1934, gli ustascia furono accusati del regicidio. Rimasti nell'ombra per quattr'anni (1937-41), gli ustascia internati in Italia videro venire la loro ora con lo sfacelo della Iugoslavia, nell'aprile 1941, quando tornarono a Zagabria sulla scia delle truppe tedesche e italiane e formarono il partito unico dello Stato croato indipendente.
Gli ustascia e la loro milizia ebbero mano nel massacro, pare, di non meno di 700.000 ortodossi serbi della Croazia, della Bosnia e dell'Erzegovina. Quelli, fra essi, che non sono stati giustiziati o non hanno trovato rifugio all'estero, sono ora riparati nei boschi della Slavonia, ove alimentano il movimento dei cosiddetti "crociati" contro il regime di Tito.
Bibl.: A. Pavelić, Aus dem Kampfe um den selbständigen Staat Kroatien, Vienna 1931; D. Crljen, Naćela hrvatskog, ustaškog pokreta, Zagabria 1942; M. Bzik, Ustaška borba. Državni promicbeni nred, Zagabria 1942; id., Ustaška pobjeda, Zagabria 1942; C. Umiltà, Jugoslavie e Albania, Milano 1947.