usare [aggettivo verbale uso]
Nella maggior parte delle occorrenze ha costruzione transitiva (attiva o passiva) e vale " adoperare ", " impiegare ", " servirsi di " qualche cosa: non si dee chiamare citarista chi tiene la cetera in casa per prestarla per prezzo, e non per usarla per sonare (Cv I IX 3); nulla cosa è utile, se non in quanto è usata (I IX 6); è una figura questa, quando a le cose inanimate si parla, che si chiama da li rettorici prosopopeia; e usanla molto spesso li poeti (III IX 2); Se credi bene usar quel c'hai offerto, / di maltolletto vuo' far buon lavoro (Pd V 32); di tipo affine i luoghi di Pg XXIV 28, Pd XXVII 42, Detto 217.
In Cv I X 3 quello che lungamente è usato corrisponde alle " usanze osservate in passato ", come l'espressione le cose usate e servate del paragrafo precedente.
Il frequente nesso verbo più sostantivo-oggetto, che rimanda a un significato derivato di segno semantico più semplice, risponde assai probabilmente a un'abitudine della lingua antica e non a una specifica volontà espressiva dello scrittore, per quanto trasmetta alla frase maggiore articolazione, e, talora, maggiore concretezza: è il caso di ‛ u. lo freno ' per " raffrenare ", " infrenare ", e ‛ u. lo sprone ' per " spronare ", nell'occorrenza di Cv IV XXVI 7, dove si allude all'azione regolatrice della ragione sull'appetito irascibile e concupiscibile: Lo freno usa quando elli caccia, e chiamasi quello freno temperanza... lo sprone usa quando fugge, per lui tornare a lo loco onde fuggire vuole. Lo stesso si dica per Cv IV VI 19 Beata la terra lo cui re è nobile e li cui principi [cibo] usano i[n] suo tempo, a bisogno e non a lussuria, e per altri esempi (XXVI 8, ‛ u. dilettazione ' per " dilettarsi "), tra i quali di particolare interesse quelli che contengono i sintagmi ‛ u. una lingua o un idioma ' per " parlare in quella lingua o idioma ", ‛ u. parole ' per " parlare ": e perché l'uno quella [lingua] non sa usare come l'altro, nasce invidia (Cv I XI 16); dal principio de la mia vita ho avuta con esso [il volgare] benivolenza e conversazione, e usato quello diliberando, interpetrando e questionando (XIII 8); questi è Nembrotto per lo cui mal coto / pur un linguaggio nel mondo non s'usa (If XXXI 78); una vegghiava a studio de la culla, / e, consolando, usava l'idïoma / che prima i padri e le madri trastulla (Pd XV 122; v. anche XXVI 114); Virgilio inverso me queste cotali / parole usò (Pg XXVII 119; v. anche If XIX 103). In molte di queste occorrenze è evidente, dove più e dove meno, la notazione di un uso abituale, notazione che diventerà poi costante nel participio passato, come si vedrà più oltre.
Ricollegabile ai precedenti è l'esempio di Pg XXVI 99 il padre / mio e de li altri miei miglior che mai / rime d'amor usar dolci e leggiadre, dove D. ricorda G. Guinizzelli come ‛ padre ' suo e degli altri rimatori di stile dolce (‛ u. rime ' è qui lo stesso che " poetare ").
Comune l'unione del verbo con un oggetto astratto al fine di precisare una particolare modalità di comportamento: quando si dice l'uomo vivere, si dee intendere l'uomo usare la ragione (Cv II VII 3: ‛ u. la ragione ' sta per " affidarsi alla guida della ragione " e simili, come in IV VII 11 e 12 [due volte, in integrazione]; all'opposto chi da la ragione si parte, e usa pur la parte sensitiva, non vive uomo, ma vive bestia, II VII 4); ne le corti anticamente le vertudi e li belli costumi s'usavano, sì come oggi s'usa lo contrario (II X 8); lo rettorico dee molta cautela usare nel suo sermone (IV VIII 10); La frode, ond'ogne coscïenza è morsa, / può l'omo usare in colui che 'n lui fida (If XI 53); Questa lor tracotanza non è nova; / ché già l'usaro a men segreta porta (VIII 125); Qui si conviene usare un poco d'arte (Pg X 10). Altri sintagmi: u. ‛ l'officio imperiale ' (Cv IV III 6 e IV 11: esercitare i doveri inerenti alla dignità imperiale); u. l'abito de l'arte e de la scienza (III XII 2: mettere a profitto nello studio le cognizioni scientifiche acquisite); li sollazzi... debitamente (IV XVII 6: " divertirsi " in modo opportuno e con misura); le vie (XXIV 12: " percorrerle "; contestualmente in senso metaforico); la vigilia (Pg XV 138: " spendere " bene il tempo in cui si è intellettualmente svegli e attivi); li... atti ne li loro tempi ed etadi (Cv IV XXIV 8: soggetto è l'anima nobilitata che sa " agire " in modo coerente al tempo e all'età).
Talvolta l'uso presuppone un dato ‛ intendimento ' della cosa fruita, come a proposito del senso allegorico che D. si propone di adoperare secondo che per li poeti è usato (Cv II I 4), e non come lo prendono i teologi.
In altre occasioni il verbo ha il senso di " esercitare ": ne l'ultima bolgia de le diece / me per l'alchìmia che nel mondo usai / dannò Minòs (If XXIX 119), senso che par doversi chiamare in causa anche per VII 48 papi e cardinali, / in cui usa avarizia il suo soperchio, in cui cioè l'avarizia " esercita il suo eccesso ".
Per Cv III VI 2 E queste ore usa la Chiesa, quando dice Prima, Terza, Sesta e Nona, e chiamansi ore temporali (formula ripresa in IV XXIII 15) occorre pensare a un u. come " adoperare " per gli uffici religiosi (si noti che nella seconda occorrenza il verbo è transitivo solo se si accoglie l'integrazione proposta dagli editori: la Chiesa usa, ne la distinzione de le ore, [le ore] del dì temporali).
L'infinito attivo, dopo negazione (come dopo sanza: cfr. Pg V 65, VI 135), può assumere significato passivo: E poi che prese l'uno e l'altro dardo, / disse: " Drizzate i colli: / ecco l'armi ch'io volli; / per non usar, vedete, son turbate... " (Rime CIV 62); e un significato passivo sembra doversi attribuire anche all'infinito retto da ‛ utile a ': questo non [si] può fare nel dono se 'l dono per transmutazione non viene più caro; né più caro può venire, se esso non è più utile ad usare al ricevitore che al datore (Cv I VIII 11).
Con reggenza infinitiva corrisponde ad " aver la consuetudine ": per lo mondo io non intendo qui tutto 'l corpo de l'universo, ma solamente questa parte del mare e de la terra, seguendo la volgare voce, ché così s'usa chiamare (Cv III V 3).
Il participio passato ha per lo più funzione aggettivale e vale " consueto ", " solito ", " usuale ": Se lo saveste, non poria Pietate / tener più contra me l'usata prova (Vn XIV 12 6); io mi senti' svegliare lo tremore usato nel cuore (XXIV 10). Sulla stessa linea usato modo (Cv II II 7; modo usato in Pg IV 126), usate oppinioni (Cv IV IX 17; passo testualmente controverso in cui la lezione usate è stata preferita dal Parodi e dal Pellegrini alle forme visate, viziate, date dai codici e accolte da alcuni editori; cfr. Busnelli-Vandelli), usato orgoglio (Pg II 126), usato pianto (XX 144), usato parlare (Cv IV Le dolci rime 8; parlare usato in IV II 2).
Nel noto passo di Cv I XIII 12 Questo sarà luce nuova, sole nuovo, lo quale surgerà là dove l'usato tramonterà, e darà lume a coloro che sono in tenebre e in oscuritade per lo usato sole che a loro non luce, l'espressione usato sole (anticipata dal semplice usato) allude metaforicamente al latino, in contrapposizione con luce nuova, sole nuovo che è il volgare. Da respingere l'ipotesi di S. Santangelo (" Sole nuovo " e " sole usato ". Dante e Guittone, in " Annuario R. Istituto magistrale di Catania ", Catania 1928) che ‛ sole usato ' indichi le Lettere di Guittone e ‛ sole nuovo ' il Convivio (cfr. M. Barbi, in " Studi d. " XIII [1928] 158-159). Si potrebbe ricordare, come antecedente del modulo dantesco, un passo del Boezio volgarizzato da Alberto della Piagentina: " Allora via la notte discacciata, / m'abbandonâr le tenebre, e 'l vigore / ritornò primo con la luce usata " (Il Boezio e L'Arrighetto nelle versioni del Trecento, a c. di S. Battaglia, Torino 1929, I m. III 1-3).
Di particolare interesse un luogo del Paradiso - l'affocato riso de la stella, / che mi parea più roggio che l'usato (XIV 87) - dove più... che l'usato deve intendersi " più del solito " e il senso del participio-aggettivo si approssima a quello di un sostantivo vero e proprio.
Un certo numero di occorrenze mostra u. seguito da ‛ di ' più sostantivo o verbo: Ricchezza la spietata, / ch'unquanche di pietà non seppe usare (Fiore CCXXXII 2); a più aprire lo intendimento di questa canzone, si converrebbe usare di più minute divisioni (Vn XIX 22); li dolorosi mestieri che a le corpora de li morti s'usano di fare (XXIII 10); e v. Cv II XI 2. Questa costruzione richiede per il verbo l'ausiliario ‛ essere ' e ci avvia verso la sfera degli usi intransitivi: Io era ben del suo ammonir uso (Pg XII 85); Pietosa mia canzone, or va piangendo; / e ritruova le donne e le donzelle / a cui le tre sorelle / erano usate di portar letizia (Vn XXXI 17 74; v. anche Fiore CLXXXIX 4).
Come intransitivo, assolutamente, ha in un'occasione il significato di " solere ", " essere avvezzo a " fare qualcosa: Ma vedi Eünoè che là diriva: / menalo ad esso, e come tu se' usa, / la tramortita sua virtù ravviva (Pg XXXIII 128).
Per quanto riguarda la frase con cui Piccarda velatamente accenna a coloro che la rapirono dalla dolce chiostra (Uomini poi, a mal più ch'a bene usi, Pd III 106), il modulo a mal... usi, " avvezzi al male ", volto ad alleggerire, dalla prospettiva del Paradiso, la colpa dei Donati e dei loro complici, forse contiene un'eco del soprannome popolare di Malefami che secondo il Villani (III 39) veniva attribuito ai familiari di Corso.
‛ U. con qualcuno ' ha lo stesso valore che " frequentare qualcuno ", " stare in compagnia di qualcuno " (non necessariamente " essere amico di qualcuno "): Usa con esso donno Michel Zanche / di Logodoro (If XXII 88); con meco ciascun vada usando (Fiore XCIX 5: forma sovrabbondante); al figurato: sono con esso volgare tutto mio tempo usato (Cv I XIII 9).
Con espressioni locative, " frequentare un luogo ": vi dirò la veritate / del luogo dov'io uso e dov'i' stoe (Fiore LXXXVIII 4; similmente in C 11 e CLXIV 11).