MINUTOLO, Urso
MINUTOLO, Urso (Orso). – Appartenne alla famiglia napoletana ascritta alla nobiltà di «seggio» i cui membri in età angioina ricoprirono importanti incarichi sia politico-amministrativi sia nella vita ecclesiastica. Non sono noti l’anno di nascita e i nomi dei genitori, ma l’epigrafe sepolcrale, in cui il M. è definito «Philippi vera propago», fa esplicitamente riferimento al lignaggio dell’autorevole arcivescovo di Napoli Filippo (morto nel 1301).
Nel 1314 risulta canonico diacono della cattedrale di Napoli (Napoli, Biblioteca nazionale, Mss., IX.C.16, c. 152). Il 15 febbr. 1329 fu nominato da Giovanni XXII arcivescovo di Otranto (Arch. segreto Vaticano, Reg. Vat., 448), e il 2 luglio dell’anno successivo trasferito alla Chiesa salernitana, dove rimase fino al 1333. Nel periodo del canonicato napoletano compare come delegato del vescovo di Chieti, che a sua volta agiva in rappresentanza della Sede apostolica, in una vertenza in cui il M. difese le ragioni del canonico napoletano Ligorio Marogano in merito al possesso di alcune terre, contestato da un gruppo di nobili napoletani, tra i quali esponenti delle famiglie Pignatelli, Rumbo, Spinelli, Guindazzo, Brancaccio (Napoli, Biblioteca nazionale, Mss., X.A.2, c. 27).
Sempre di carattere giuridico fu un intervento svolto nel periodo in cui governò la Chiesa salernitana: nel 1331 sostenne una controversia giudiziaria (cfr. Paesano) contro il conte di Satriano, Riccardo di Burson, che affermava il suo dominio su «certas terras et tenimenta in loco ubi dicitur yscla de portu in territorio Pecte», che secondo il M. appartenevano alla mensa e che un’improvvisa alluvione del fiume Sele aveva separate dal resto dei possedimenti diocesani, collegandole al territorio di pertinenza del conte. La vertenza si concluse con la vittoria delle ragioni della Chiesa salernitana.
Il M. morì il 3 dic. 1333 a Napoli, dove fu seppellito nella cappella Minutolo nel duomo, nella tomba opera di Tino di Camaino (autore della figura giacente del M.) e della sua bottega (cfr. Aceto).
L’epigrafe funeraria senza data recita: «iacet in hac tumba dominus Minutulus Ursus pontificalis apes quem prefert linea rursus virtutum vitis Philippi vera propago pontificum gemma cuncte probitatis imago / Partonopes natum Salernum pontificatum flentque tale datum moritur super omnia gratum Partonopeque tibi Salernum presulis huius commendat corpus animam Deus accipe cuius» (ibid.). Sui fiancali lo stemma della famiglia. Il monumento funebre costituisce una delle manifestazioni dell’aspirazione di rappresentazione del proprio prestigio da parte del lignaggio.
Fonti e Bibl.: Arch. segreto Vaticano, Reg. Vat., 448; Napoli, Biblioteca nazionale, Mss., X.A.2: C. De Lellis, Notizie di famiglie; IX.C.16: Apparatus historicus ad antiquos chronologos illustrandos opera studio laboribus P. Caroli Borrelli ex vetustis monumentis Neapolitanorum archiviorum collectus, t. III; F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra, VII, Venetiis 1721, col. 430; G. Paesano, Memorie per servire alla storia della Chiesa salernitana, Salerno 1855, pp. 206-224; F. Aceto, Per l’attività di Tino di Camaino a Napoli: le tombe di Giovanni di Capua e di Orso M., in Prospettiva, 1988-89, nn. 53-56, pp. 134-142; Hierarchia catholica, I, p. 430.
G. Vitale