URIM e TUMMIM
. Erano un particolare tipo di sorti sacre, mediante le quali nell'antico ebraismo si consultava la divinità e se ne provocava l'oracolo.
Il doppio termine è in ebraico 'ūrīm- e tŭmmīm, che di solito è riportato rispettivamente alle radici 'ur "risplendere", e tmm "esser compiuto, perfetto": ma è etimologia assai problematica (altri, per il primo vocabolo, ha pensato a una derivazione da 'rr "maledire"). I Settanta traducono rispettivamente con δήλωσις (o δῆλοι) e ὰλήϑεια (ο ὁσιότης); la Volgata latina in varie maniere, ad esempio nell'episodio di I samuele (Re), XIV, 41, con ostensionem (= Urim; il testo ebraico ivi è lacunoso)... sanctitatem (= Tummim).
Sono nominati, come mezzo per conoscere l'oracolo divino, insieme con quello dei sogni o dei profeti (I Sam. [Re], XXVIII, 6, ivi la Volgata ha inesattamente sacerdotes per Urim); secondo Levitico, VIII, 8, facevano parte dell'indumento del sommo sacerdote chiamato efod. Che forma avessero è del tutto ignoto, ma Certo non ha fondamento l'opinione di antichi espositori che ritennero trattarsi di piccole statuette (v. terafim). Sembra che l'uso divinatorio di queste sorti andasse sempre più perdendosi lungo il periodo monarchico, e dopo l'esilio babilonese fosse scomparso del tutto.