NONO, Urbano
NONO, Urbano. – Figlio del bergamasco Francesco Luigi e di Rosa Della Savia, originaria di Udine, fratello maggiore del pittore Luigi, nacque a Venezia il 5 gennaio 1849.
Nel 1851 la famiglia si trasferì a Sacile e Nono compì gli studi tecnici a Treviso, per poi rientrare nuovamente nella cittadina friulana. Approdò relativamente tardi alla scultura, essendo rimasto fino ai 35 anni nello studio di un ingegnere mentre aiutava il padre nell’ufficio di «dispensiere delle privative» (Prima esposizione internazionale, Venezia 1895, p. 158). Dal 1883 amico e compagno dello scultore Enrico Chiaradia – vincitore del concorso per il Monumento equestre dedicato al Vittoriano al padre della patria Vittorio Emanuele II – ebbe modo di frequentarne lo studio, modellandovi un Busto del padre, prima manifestazione del suo talento plastico (De Gubernatis, 1889, p. 331).
Entrato nel 1884 come disegnatore nell’Ufficio tecnico dello stabilimento di costruzioni ferroviarie Layet, a S. Elena a Venezia, quello stesso anno fu incaricato dalla nobildonna Giovanna Barnaba Pegolo di eseguire la scultura tombale, un aggraziato angelo seduto, per la figlioletta Elvira nel cimitero di Sacile. L’anno successivo modellò a Mogliano, nello studio del fratello, la sua prima opera celebre, A rimbalzello, gesso condotto a termine con tale rapidità da lasciare stupiti gli amici scultori Emilio Marsili e Antonio Dal Zotto. L’opera, appartenuta alla collezione Treves, ottenne il premio Principe Umberto all’esposizione di Milano del 1885 e fu nuovamente in mostra all’Esposizione nazionale artistica di Venezia del 1887.
La figura di ragazzo nudo, grande al vero, intento a scagliare un sasso a fior d’acqua (il gioco del rimbalzello, appunto), era esempio di quel vivace naturalismo plastico, amante delle pose estemporanee e dei quotidiani dettagli narrativi, diffusosi in Italia a partire dagli anni settanta dell’Ottocento.
All’esposizione di Venezia presentò altre tre opere: il gesso dipinto Belisario (Trieste, Museo Revoltella), vincitore della medaglia d’oro, minuzioso nella tecnica e incline alla narrazione di genere, con la figura attualizzata del veterano dell’imperatore Giustiniano cieco e mendicante affiancata da quella della figlia affranta dagli stenti; Latro, ripresentato a Parigi all’Universale del 1889 (medaglia d’argento), raffigurante un ladro crocifisso disteso, colto nel momento dell’agonia e studiato con estremo realismo nei suoi dettagli più tragici (l’espressione del volto, la contrazione degli arti, il ventre infossato); infine Cristotentato, dove è rappresentato Gesù che sul Monte Oliveto affronta Satana (Munaro, 1887).
Nel 1886 sposò Ginevra Charmet, cognata di Riccardo Selvatico, sindaco di Venezia dal 1890 al 1895 e ideatore della biennale Mostra internazionale d’arte. È probabile che l’amicizia con Selvatico abbia agevolato per Nono l’ottenimento di alcune commissioni. Nel 1888 all’Esposizione nazionale di belle arti di Bologna presentò il gesso Il torrente, opera innovativa e prova di bravura improntata a un concetto «bizzarro, ardito, immaginoso» (Gatti, 1888, p. 186) che traduceva allegoricamente la prorompente forza naturale dell’acqua corrente in una figura maschile asciutta e nervosa, in equilibrio su un solo piede, colta nell’atto di spiccare il salto da una roccia trascinando con sè un ciottolo e un ramo strappato.
All’esposizione di Monaco di Baviera dello stesso anno propose nuovamente Belisario, che già a Venezia aveva ottenuto il plauso dall’imperatore Federico III, il quale avrebbe voluto acquistarlo per un ospizio di veterani a Berlino (acquisto poi sfumato), e che in questa occasione gli valse ancora la medaglia d’oro. All’indomani delle guerre di Indipendenza il gruppo era stato letto in chiave moderna, come «un vecchio soldato della patria, che la patria, come suole avvenire tante volte, ha generosamente dimenticato» (Belisario, 1887).
Ben inserito nell’ambiente artistico veneziano, fu coinvolto insieme a Domenico Morelli, Guglielmo Ciardi e al fratello Luigi, presidente del Circolo artistico, nelle onoranze per l’amico pittore Giacomo Favretto, morto prematuramente nel 1887. Fu scelto per modellarne il busto commemorativo in bronzo, collocato nel cortile interno dell’Accademia di belle arti di Venezia, dove fu inaugurato nel 1888 con un discorso di Selvatico. In quello stesso anno partecipò – senza successo – al concorso, riservato ad artisti residenti a Venezia, indetto dal comitato per il monumento a fra’ Paolo Sarpi a Venezia. Vinse invece il concorso per il Monumento a Daniele Manin da erigersi nell’omonima piazza del capoluogo fiorentino, oggi in piazza Galilei, inaugurato il 9 febbraio 1890.
Del 1894 è il monumento funebre in marmo e bronzo dedicato a Carlo Padoan presso il cimitero di S. Michele in Isola a Venezia. In occasione della I Esposizione internazionale d’arte di Venezia, nel 1895, venne coinvolto nell’esecuzione della facciata del Palazzo dell’esposizione, ideata da Mario De Maria, per cui realizzò la scultura Gloria, posta all’apice del timpano sopra l’ingresso. Alla stessa mostra espose Alla berlina e il bronzo Il turbine, agile figura di ragazzo in equilibrio su un globo, in cui mescolava l’estremo naturalismo del volto e dei particolari anatomici con l’intenzione idealistica. L’opera fu acquistata dal Ministero della Pubblica Istruzione per 8000 lire e destinata alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma.
Attorno a quest’epoca aderì all’Associazione italiana tra pittori e scultori. Presente con costanza alle Biennali veneziane, a quella del 1897 espose il bronzo Filo a piombo, nudo di giovane dallo sguardo concentrato, donato quello stesso anno dal conte Filippo Grimani alla Galleria internazionale di Ca’ Pesaro, e il gruppo in gesso Respha, accompagnato nel catalogo da una lunga citazione del passo biblico a cui era ispirato (2 Samuele, 21).
La scultura scardinava la classica centralità nella costruzione dei gruppi statuari, proponendo due punti focali e mostrando ancora una volta come Nono avesse scelto, nella rappresentazione del nudo pesantemente abbandonato e consunto dalla morte, la strada di un pungente realismo che suscitò vivaci reazioni da parte della critica.
Alla Biennale del 1899 presentò il gruppo in gesso Dal torrente e il bronzo dorato Il moscone, ritenuti da Vittorio Pica (1899, p. 158) prova di «futilità d’immaginazione» e non riscattati dall’eccellenza dell’esecuzione plastica.
La vivacità d’invenzione che l’aveva pungolato per molti anni iniziava ad attenuarsi, facendolo ripiegare su soluzioni più tradizionali. Nel 1900 eseguì in marmo la Tomba de Parisi al cimitero di S. Anna a Trieste, caratterizzata da una struttura piramidale al cui vertice risalta la figura solenne e composta del Redentore; più in basso una fanciulla accovacciata, di vaga ascendenza neoclassica, prega mestamente. Quello stesso anno gli fu affidata la lapide in marmo e bronzo per la tomba del commediografo veneziano Giacinto Gallina nel cimitero di S. Michele in Isola a Venezia, oltre al busto in bronzo dello stesso Gallina per il teatro Filodrammatico di Trieste.
Alle Biennali veneziane dell’inizio del secolo fu una presenza costante fino al 1910; tuttavia, ai successi degli esordi si sovrappose un certo affievolimento dei riscontri critici. Nel 1901, anno dominato da Auguste Rodin, Pietro Canonica, Paolo Troubetzkoy e Domenico Trentacoste, espose il gesso Decaduti, mentre nel 1903, quando fu chiamato a far parte del comitato ordinatore, presentò i gessi Tatuaggio e Lotta. Nel frattempo, il bronzo Al nuoto, esposto alla Quadriennale di belle arti di Torino del 1902, era stato acquistato dalla Casa reale.
Del 1903 è anche il busto in bronzo raffigurante, con composto e schietto realismo, Luigi Pastro, medico e patriota mazziniano, tra i frequentatori a Longarone di villa Malcom, di proprietà di un altro cognato di Nono, Carlo Padoan. Più tardi, nel 1914, avrebbe eseguito un secondo ritratto dell’anziano senatore Pastro (il gesso dipinto è conservato presso il Comune di Villorba, Treviso).
Alla Biennale del 1905 espose il gesso Ex marmore excusa vita e l’anno successivo, alla grande mostra organizzata a Milano per l’inaugurazione del Sempione, un ritratto e Sull’abisso. Ancora alla Biennale di Venezia, nel 1907, mise in mostra A Pompei (bronzo), figura di scavatore che estrae dalla terra la testa di una statua, e il nudo femminile Iris (gesso), ispirato alla protagonista dell’omonima opera in tre atti di Luigi Illica musicata da Pietro Mascagni. Per Pieve di Cadore modellò, offrendolo con liberalità civile, il Monumento a Pietro Fortunato Calvi, rappresentato con il foglio semilacerato della capitolazione di Udine nella mano sinistra e la spada nella destra, inaugurato il 4 luglio 1909 con un discorso di Antonio Fradeletto. Alla Biennale del 1909 espose il gesso bronzato David e il bronzo Discobolo, figura di giovane uomo, snello e salcigno, con il busto in torsione, l’espressione ben caratterizzata, versione antieroica del soggetto classico, ripresentata all’Esposizione internazionale di belle arti di Buenos Aires del 1910, anno in cui espose inoltre la fontana in gesso Oceanide alla Biennale di Venezia.
In quest’epoca ebbe l’incarico, per pubblica sottoscrizione, di eseguire il busto commemorativo in bronzo del patriota Jacopo Tasso, inaugurato con un discorso di Giovanni Bordiga nel 1911 nell’omonima piazza a Longarone, luogo natale di Tasso e residenza della famiglia Nono (alcune opere di Nono che si trovavano nella villa Malcom sono andate perdute nel disastro del Vajont del 1963). Fu inoltre autore della statua di Gesù Nazareno, collocata al centro della scenografia monumentale creata nel 1913-14 dall’architetto Luigi Broggi per la cappella della duchessa Giulia Melzi d’Eril Branca al cimitero Monumentale di Milano.
Quale dono della città di Venezia a Roma, eseguì attorno al 1916 la copia del leone alato di S. Marco per il palazzo di Venezia, collocata nell’angolo su via del Plebiscito. Nel 1918 realizzò il busto commemorativo in bronzo del fratello Luigi per il Cortile interno dell’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Morì a Longarone il 5 novembre 1925.
Fonti e Bibl.: G.A. Munaro, L’Esposizione artistica nazionale illustrata, Venezia 1887; Belisario, in Illustrazione popolare artistica dell’Esposizione di Venezia 1887, 24 novembre 1887; A. Gatti, Rassegna artistica-I, in Bologna Esposizione 1888, 1888, nn. 24-25, p. 186; A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi… , Firenze 1889, ad vocem, pp. 331-333; S. D. Paoletti, I corrieri delle arti. Pittori e scultori, in Lettere e arti, 27 aprile 1889, p. 11; Bici, Gazzetta artistica. Per un monumento a fra Paolo, in Gazzetta di Venezia, 7 maggio 1889; V. Pica, L’arte mondiale a Venezia nel 1897, Bergamo 1897, p. 264; Id., L’arte mondiale a Venezia nel 1899, Bergamo 1899, p. 158; A. De Carlo, Salon de Venise 1901, Roma 1901, p. 22; N. Lazzaro, La VII Esposizione internazionale d’arte a Venezia-III. (1). Scultura, in Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia, 14 ottobre 1907, p. 6218; A. Fradeletto, Inaugurandosi il monumento a Pietro Fortunato Calvi, discorso tenuto a Pieve di Cadore il 4 luglio 1909, Venezia 1911; G. Bordiga, 10 settembre 1911, inaugurazione del monumento a Jacopo Tasso in Longarone, discorso, Belluno 1912; G. Pavanello, L’Ottocento, in La scultura nel Friuli Venezia Giulia. Dal Quattrocento al Novecento, a cura di A. Goi, Pordenone 1988, II, pp. 275-373 (311 s., 347); Arte d’Europa tra due secoli: 1895-1914. Trieste, Venezia e le Biennali, a cura di M. Masau Dan - G. Pavanello, Milano 1995, pp. 106-108, 328 s.; G. Ginex - O. Selvafolta, Il cimitero Monumentale di Milano. Guida storico-artistica, Cinisello Balsamo 1996, pp. 72 s.; L. Bellocchi, Le sculture dei cimiteri triestini, Trieste 2001, p. 25; A. Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento e del primo Novecento, Torino 2003, pp. 652 s., 660 s.; A. Drigo, in Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di M. Masau Dan, Trieste 2004, pp. 232 s.; P. Serafini, Rapporti artistici e familiari tra le famiglie Nono e Selvatico, in Venezia nell’età di Riccardo Selvatico, a cura di T. Agostini, Venezia 2004, pp. 217-245; C. Beltrami, Un’isola di marmi: guida al camposanto di Venezia, Venezia 2005; S. Frezzotti, in Galleria nazionale d’arte moderna. Le collezioni. Il XIX secolo, a cura di E. di Majo - M. Lafranconi, Milano 2006, p. 355; Galleria internazionale d’arte moderna di Ca’ Pesaro, a cura di F. Scotton, Venezia 2006, p. 83 s.; P. Serafini, Il pittore Luigi Nono (1850-1918), I-II, Torino 2006, passim; C. Tonini, Il monumento a Paolo Sarpi in campo S. Fosca, in Ripensando Paolo Sarpi, Atti del Convegno…, a cura di C. Pin, Venezia 2006, pp. 715-720; L. Pastro, Ricordi di prigione, a cura di E. Raffaelli, Udine 2009, pp. 90 s., 93; N. Stringa, Con gli occhi di Arturo: breve viaggio nella scultura attorno al 1911 (appunti), in 1911. Le arti in Friuli e Veneto, a cura di C. Beltrami, Treviso 2011, pp. 83-87, 91; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, p. 509.