BONIVARD, Urbain
Nacque in Savoia nella prima metà del sec. XV da Pierre, signore di Saint-Michel e di Déserts, e da Margherita, figlia di Gui de Grolée, signore di Saint-André de Briord e di Bonne de Chalant-Fénis. La sua famiglia, proveniente da Chambéry, di origine borghese, era stata infeudata nel sec. XIII: un prozio del B., Aymon, figura tra i cavalieri che ricevettero l'ordine del Collier (più tardi dell'Annunziata) all'atto della sua fondazione nel 1362.
Monaco professo dell'abbazia di S. Maria di Pinerolo, il B. ne divenne abate nel 1466; gli erano, inoltre, assegnati i priorati cluniacensi di Contamine-sur-Arve nell'Alta Savoia e di Saint-Victor di Ginevra. A quest'epoca egli faceva già parte del consiglio ducale, come risulta dalla sua presenza accanto al duca Amedeo IX quando questi il 7 ott. 1466 confermò da Pinerolo i privilegi di Perosa. Il 2 dicembre dello stesso anno, poi, il B. sottoscrisse le lettere con cui Amedeo IX sospendeva l'attività del consiglio cismontano, incaricato fino ad allora del disbrigo degli affari piemontesi, per sostituirlo con il consiglio cum domino.
Il 4 maggio 1467 il B. fu eletto vescovo di Vercelli (la relativa bolla pontificia è del 4 giugno successivo); conservava in commenda il priorato di Contamine e l'abbazia di S. Maria di Pinerolo. L'assunzione del vescovato non rallentò la sua attività politica: nello stesso 1467 egli prese parte alle trattative con Galeazzo Maria Sforza, che si conclusero con l'accordo del 14 novembre del medesimo anno. Egli era ormai uno dei più intimi consiglieri della duchessa Iolanda, la quale, a causa del peggioramento della salute di Amedeo IX, aveva assunto la direzione effettiva dello Stato sabaudo.
La situazione del ducato era allora particolarmente grave: alle ostilità da un lato di Milano, dall'altro della Francia - ostilità ormai tradizionali per la Savoia - si aggiungevano difficoltà interne create dai fratelli del duca - in primo luogo il conte di Bresse, Filippo Senza Terra - che, insofferenti della supremazia di Iolanda, tramavano contro di lei cercando appoggio nel duca di Borgogna, Carlo il Temerario. Quest'ultimo, a sua volta, aveva tutto l'interesse ad inserirsi nella confusa situazione dello Stato sabaudo.
Nel giugno del 1471 gli ambasciatori borgognoni assalirono il castello di Chambéry. Il tentativo fallì e Iolanda riuscì a mettersi in salvo rifugiandosi a Montmélian con il duca: il B. era al suo seguito. Iolanda iniziò allora negoziati con il fratello Luigi XI di Francia, con i duchi di Milano e di Borgogna, e specialmente con i cognati. Il B. la rappresentò nel corso di tali negoziati; in particolare prese parte alle trattative, consigliate a Iolanda dal fratello, con il duca di Milano che si conclusero con il trattato di Mirabello del 13 luglio 1471. Egli fu anche presente, il 5 ottobre del medesimo anno, alla ratifica del trattato stesso avvenuta a Vercelli.
Sempre a Vercelli, il 30 marzo 1472 il B. assistette sul letto di morte il duca Amedeo IX. E a Vercelli Iolanda convocò l'assemblea degli Stati che giurò fedeltà al giovane duca Filiberto e conferì a lei la reggenza. Il B., designato come rappresentante dell'imperatore, ricevette nelle proprie mani il giuramento della reggente. Fu poi inviato a Milano, ove il 27 aprile rinnovò il trattato di Mirabello.
Il B. diventò il principale consigliere politico di Iolanda, che rappresentò regolarmente in tutte le assemblee degli Stati sia in Piemonte sia in Savoia. Parte importante ebbe nella decisione, presa da Iolanda contro il parere del fratello, di appoggiare Carlo il Temerario nella lotta contro la lega dei cantoni svizzeri: il 30 genn. 1475 il B. portò a Moncalieri l'adesione sabauda all'alleanza tra il duca di Borgogna e Galeazzo Maria Sforza. La lotta si risolse, però, a favore della lega svizzera; e Carlo il Temerario, sconfitto a Morat, per assicurarsi da eventuali sbandamenti sabaudi, fece catturare Iolanda alle porte di Ginevra e la tenne prigioniera. Il giovane duca riuscì a stento a mettersi in salvo, mentre il ducato, privo di governo, passava nelle mani di Luigi XI. Il vescovo di Ginevra, fratello del defunto duca, era nominato governatore della Savoia e il conte di Bresse governatore del Piemonte. In questa situazione il B. decise di recarsi alla corte del re di Francia per ottenerne l'intervento necessario alla liberazione di Iolanda. La missione ebbe successo e si rivelò estremamente opportuna anche ai fini personali del B., poiché nel ducato si era scatenata una violenta lotta contro i più fedeli consiglieri della reggente, come rivela l'assemblea degli Stati riunitasi a Torino nella quale vennero risolutamente attaccati il B. e il vescovo di Torino, il savoiardo Compeys-Draillans. Il ritorno della duchessa fece rientrare tale opposizione e consentì al B. di riacquistare la sua autorità politica. Egli continuò ad essere il consigliere prediletto di Iolanda: alla morte di questa (29 ag. 1478), riscattò una parte dei suoi gioielli per la somma di 5.215 fiorini.
Anche dopo la morte di Iolanda il B. riuscì a conservare una certa influenza politica, destreggiandosi abilmente tra gli zii del giovane duca manovrati da Luigi XI. Offrì i suoi servizi al vescovo di Ginevra, nominato governatore del Piemonte al posto del conte de La Chambre nel 1479, e con lui si recò a Torino. Poco dopo il conte de La Chambre, valendosi dell'appoggio della nobiltà savoiarda ostile ai Francesi, imprigionò il duca Filiberto. Il B. si schierò con Luigi XI e provvide ad assoldare a Pinerolo gli uomini necessari a portare a termine l'ordine impartito dal sovrano francese a Filippo di Bresse di arrestare il conte de La Chambre. L'arresto fu eseguito il 18 genn. 1482. Poco dopo il duca si recava a Lione per incontrarvi Luigi XI: il B. appose la sua firma alle lettere patenti che il 17 marzo 1482 nominavano il vescovo di Ginevra governatore del ducato.
Ma il 22 aprile successivo Filiberto moriva; Luigi XI si proclamava tutore del fratello cadetto di Filiberto, Carlo, che a questo succedeva. Tali avvenimenti allontanarono, per ragioni non chiare, il B. dalla scena politica del ducato. Vi ricompare soltanto con la reggenza di Bianca di Monferrato, senza, tuttavia, occupare un posto nel consiglio ducale; partecipa alle assemblee degli Stati riunite in Piemonte soltanto in qualità di abate di S. Maria di Pinerolo.
Nel corso della sua lunga carriera politica il B. non tralasciòdi tutelare gli interessi del suo vescovato e della sua abbazia. A Vercelli dovette fronteggiare il provvedimento di Sisto IV che smembrò la diocesi per creare il vescovato di Casale. In compenso egli ottenne il conferimento alla mensa vescovile della prepositura di S. Graziano (1474). Nel 1493 ottenne di avere un coadiutore nella persona di Gian Stefano Ferrerio. Nel 1495 fondò un collegio di sei poveri chierici, annesso alla cattedrale, per servire il capitolo nel canto corale. Aggiunse inoltre alla mensa vescovile la prepositura e chiesa di S. Bartolomeo, ceduta dal cardinale Orsini che ne era commendatario.
Ancora più importanti sono i suoi interventi a favore di Pinerolo, città che predilesse sopra ogni altra e che elesse a sua residenza ordinaria. Restaurò e abbellì la chiesa di S. Maria e fece eseguire importanti riparazioni nel castello di Pinerolo. Non si discostò dalla politica dei suoi predecessori verso i Valdesi, incoraggiando l'azione inquisitoria nei loro confronti nel vano tentativo di riportarli alla Chiesa cattolica. Sottoscrisse, infatti, l'ordine impartito il 23 genn. 1476 dalla duchessa Iolanda ai castellani di Pinerolo e di Cavour e al podestà di Luserna per invitarli ad osservare le disposizioni dell'inquisitore. I suoi rapporti con la comunità di Pinerolo furono abbastanza buoni. Egli costruì nuovi mulini, permise la riscossione di imposte a profitto della comunità, e in varie occasioni anticipò la somma necessaria a versare il contributo fiscale dovuto al duca da Pinerolo. Si deve infine ricordare che dal 1478 al 1498 fu titolare della castellania di Pinerolo: in questa veste sottoscrisse per primo l'atto con il quale il duca Carlo III approvò alcuni regolamenti relativi a Pinerolo.
Il B. morì nella sua abbazia il 16 luglio 1499: il suomonumento funebre si conserva nella chiesa di Abbadia Alpina.
Fonti e Bibl.: L. Menabrea, Chroniques de Jolande de France..., Chambéry 1859, pp. 92, 102, 108; Atti e doc. delle antiche assemblee rappresentative nella monarchia di Savoia, in Mon. hist. patriae, XIV, Comit., I, a cura di F. E. Bollati, Augustae Taurinorum 1879, pp. 338, 359, 376; S. Guichenon, Histoire généalogique de la royale maison de Savoye, Lyon 1660, pp. 551, 1564 s., 570 s.; P. Caffaro, Not. e doc. della Chiesa pinerolese, I, Pinerolo 1893, pp. 161-170; F. Gabotto, Lostato sabaudo da Amedeo VIII ad Emanuele Filiberto, II, Torino 1893, pp. 43-45, 82, 88, 245, 248, 297, 309; M. C. Daviso di Charvensod, La duchessa Iolanda, Torino 1935, pp. 106, 130; L. Marini, Savoiardi e piemontesi nello Stato sabaudo, I, Roma 1966, ad Indicem.