upamana
Strumento di valida conoscenza (➔ pramāṇa) consistente in un’analogia e accettato come strumento indipendente da Nyāya e Mīmāṃsā, mentre le altre scuole filosofiche lo riconducono a parola come strumento conoscitivo (śabda) e inferenza (anumāna). Nella sua forma di base, viene definito nel Nyāyasūtra come «lo strumento che permette di stabilire ciò che si vuole stabilire in base alla somiglianza con qualcosa di ben noto». Secondo l’esempio che poi diverrà standard, si conoscerebbe così un gavaya (bovino selvatico) sulla base della sua somiglianza con una mucca. Ma tale impostazione può essere criticata, perché in effetti la conoscenza che si ha del gavaya prima di averlo visto è solo vaga. Il commento al Nyāyasūtra illustra perciò l’esempio parlando di un cittadino cui venga detto che un gavaya è simile a una mucca e che poi si rechi effettivamente nella foresta. Nel vedere un gavaya, capisce che a questo si riferivano le parole che ha udito e lo conosce come gavaya. Nel commento al Mīmāṃsāsūtra, però, si sostiene che la conoscenza del gavaya una volta giunti nella foresta è dovuta a percezione sensibile (pratyakṣa) e non a u.; questo deve perciò riferirsi alla conoscenza del fatto che «una mucca è simile a un gavaya» conseguita da chi, precedentemente edotto sulla somiglianza del gavaya a una mucca, veda finalmente un gavaya. Infatti, un mezzo di valida conoscenza deve, secondo la Mīmāṃsā, permettere di conoscere qualcosa di nuovo, ma la conoscenza del gavaya una volta visto è dovuta alla percezione diretta, mentre quella della sua somiglianza a una mucca è dovuta alla Parola come strumento conoscitivo di chi abbia detto al cittadino che «un gavaya è simile a una mucca». L’unico oggetto che resta all’u. è perciò la somiglianza della mucca con il gavaya. Nel suo subcommento, Kumārila specificherà ulteriormente che l’oggetto di u. è la mucca in quanto qualificata dalla somiglianza con un gavaya, così come l’oggetto dell’inferenza (➔ anumāna) è una montagna qualificata dal fuoco (il quale, nella sua forma generale, è già noto). Forse proprio a causa di queste limitazioni, l’u. ha avuto un ruolo secondario nell’epistemologia indiana.