MASNADA, Uomini di
S'incontrano nell'Italia settentrionale e nella Sardegna dal sec. XII al XV, e ne è assai controversa l'origine e tanto dissimile la condizione nei varî esempî che ce ne fornisce la storia. Alcuni (Fontanini) li fanno derivare dai servi massari longobardi, altri (Muratori) vedono in essi dei liberi entrati spontaneamente in questo stato (de masnata, maxinata, macinata), come i vassalli; altri ancora (Ricotti) li considera schiavi innalzati dal proprio signore all'onore della milizia e che perciò avevano avuto in dono una certa libertà. Più probabile sembra l'opinione (Pertile) che essi non siano se non la continuazione dei ministeriali, sia per il nome (da mansio, casa: cioè gente di casa), così chiamati perché abitavano nella stessa casa del signore ed erano impiegati nei servigi di essa; sia per i rapporti che esistevano col signore. Nei documenti tridentini i vocaboli ministeriale e masnadiero sono adoperati come sinonimi. Avevano feudi non solamente ad usum curiae, ma anche ad usum regni, con facoltà di giurisdizione e di esigere tributi; insigniti, per questo, del titolo di signori, di conti, oppure di nobile masnada, o di vassalli; esenti dai pesi che incombevano sulla plebe. Ciò non pertanto erano chiamati servi nei riguardi del loro signore, che li poteva alienare inter vivos o mortis causa col fondo a cui erano addetti, e impediva loro il matrimonio con persona appartenente a masnade straniere: né avevano facoltà di alienare o trasmettere a estranei i loro beni che, in mancanza di eredi legittimi, spettavano al loro signore. Per rompere questo vincolo di soggezione, occorreva la manumissione come per gli schiavi. A ogni altra occupazione prevale quella delle armi, e le parole masnada e masnadiero ebbero tristo significato in seguito alle ribalderie che questi commettevano nelle compagnie di ventura.
Bibl.: A. Pertile, St. del dir. it., 2ª ed., Torino 1894, II, pp. 105-112.