uoma
s. f. e agg. Donna che ha tratti del carattere fortemente maschili; che ha tratti interiori simili a quelli di un uomo.
• «Sì, ho avuto degli esempi femminili molto più forti di quelli maschili. Mia madre, quando è stata trombata da tre tedeschi, e io le ho chiesto, mammina raccontami, un po’ con la tenerezza del figliolo, un po’ con la curiosità della perfidia frocia, mi ha detto solo “Ovvia Paolo, ci si lava ed è bell’e finita”. Una vera “uoma”» (Paolo Poli riportato da Irene Bignardi, Foglio, 25 agosto 2008, p. 2) • Quando si sveglia la mattina si sente più Mauro o Platinette? «Molto più Mauro. La mia parte “uoma” sta prendendo il sopravvento» (Mauro Coruzzi intervistato da Barbara Romano, Libero, 21 giugno 2009, p. 17, Italia) • E se l’uomo si addolcisce, «la donna negli spot 2017 è una “uoma” al centro della storia, protagonista, così all’uomo restano parti da comprimario ‒ nota Lorenzo Marini fondatore dell’omonimo gruppo pubblicitario ‒. Perché oggi è perdente la dimensione dominante tipicamente maschile, che ieri era incarnata nelle ideologie, nei partiti per esempio. Mentre vince la dimensione dinamica della donna capace di quella velocità e liquidità tipica del nuovo tempo che viviamo». (Dario Di Vico e Enrica Roddolo, Corriere della sera, 26 marzo 2017, p. 30, Cronache).
- Mozione di genere del s. m. uomo che sviluppa una non ancora attestata forma f.
- Già attestato nella Stampa del 28 ottobre 1994, p. 21, Società e Cultura (Mirella Appiotti).