uom
Acrostico risultante dalle iniziali (Vedea, O, Mostrava), ognuna ripetuta quattro volte di seguito, delle terzine che svolgono gli esempi di superbia punita (Pg XII 25-60). Si tratterebbe in D., secondo il Flamini, più che di un artificio del gusto, di un artificio del concetto. Onde non pare inverosimile la supposizione che l'acrostico uom indichi l'uomo come reo di ogni superbia degna di essere calpestata (si tenga presente che i bassorilievi che esprimono gli esempi di superbia si trovano scolpiti sul ripiano della prima cornice, e quindi vengono calpestati e dalle anime e da Dante).
Più difficile resta spiegare il perché del quadruplice succedersi delle singole parole. La cosa, come osserva il Grabher, risponde certo a una simmetria esteriore, ma sembra che il poeta non intenda ripetere semplicemente una maniera e uno stile, specie se si fa caso che " i diversi gruppi di esempi nel passo in questione non son privi di tocchi poetici, anzi sono differenziati da un diverso modo di concepire e sentire ": infatti nelle quattro terzine che iniziano con Vedea l'esempio è più che altro ‛ figurato ', nelle quattro che iniziano con O è sviluppato soprattutto il sentimento della figurazione, e nelle altre quattro terzine che cominciano col verbo Mostrava torna a predominare il ‛ figurato ' ma con minor potenza che nella prima serie. " L'ultima terzina (la tredicesima) raccoglie poi i tre motivi di cui le parole iniziali sono spunto interiore e non indice esteriore ".
Sarebbe questo (v. nel Parodi), pur se con carattere strettamente medievale, un esempio di bello stile desunto da Virgilio maestro e autore.
Ma al di là del suo contenutismo, l'acrostico resta per noi moderni ‛ un gioco ', come osserva il Porena, pur se non è da condividere a pieno il giudizio negativo che espresse il Momigliano, il quale trovò il complesso " uno dei peggiori esempi degli artifici costruttivi di D., di significato morale e di gusto medioevale, artisticamente affatto inutili e dannosi ". V. anche ACROSTICO.
Bibl. - A. Medin, Due chiose dantesche, Padova 1898; F. Flamini, Il canto XII del Purgatorio, in Lett. dant. 899-912; E.G. Parodi, Gli esempi di superbia punita, in Poesia e storia della D.C., Napoli 1921, 240-242 (Venezia 1965²).