Epiteto attribuito a coloro che durante la peste di Milano del 1630 furono sospettati di diffondere il contagio ungendo persone e cose con unguenti velenosi; contro di essi si scatenò spesso l’ira popolare e si dette anche corso a persecuzioni giudiziarie. Le unzioni effettivamente ci furono, ebbero carattere di continuità e, nel colmo della peste, furono assai frequenti, soprattutto da parte degli stessi monatti che, interessati a perpetuare con la peste il proprio guadagno, potevano veramente diffondere l’infezione spargendo intorno il marciume degli appestati.