UNITÀ ITALIANA
. Associazione segreta che si formò in Napoli nel giugno del 1848, quando, dopo i fatti del 15 maggio, i patrioti di quella città decisero di congregarsi al fine di abbattere il governo borbonico, con aspirazioni verso Carlo Alberto e il Piemonte.
Ne furono principali rappresentanti Filippo Agresti, Michele Pironti e Luigi Settembrini. L'ordinamento della setta dell'Unità Italiana ebbe molti punti di contatto con la Carboneria e la Giovine Italia, se non che, mentre quest'ultima, anche quando nel 1847 si trasformò nell'Associazione nazionale italiana, perseguì sempre l'unità della patria sotto un'unica forma di governo, sia pure repubblicano, la setta dell'Unità Italiana ebbe aspirazioni federative, rinviando "l'unificazione della penisola intera a una seconda fase del movimento", limitandosi in un primo tempo a "liberare l'Italia dalla tirannide interna dei principi e da ogni potenza straniera, riunirla e renderla forte e indipendente". Ebbe con le altre sette somiglianza d'ordinamento interno, perché ebbe un Gran Consiglio, circoli generali, provinciali, distrettuali e comunali, allo stesso modo che la Giovine Italia ebbe congreghe centrali e congreghe provinciali, con ordinatori e iniziati. Anche il giuramento della setta dell'Unità Italiana, al quale erano costretti gli affiliati, ormeggiava assai da presso quello della Giovine Italia. Secondo le istruzioni che furono diramate, i consigli provinciali avrebbero dovuto propagarsi per tutta la penisola; ma sta di fatto che la setta rimase esclusivamente napoletana, o almeno è certo che non varcò i confini dell'Italia meridionale. Diffuse proclami al popolo, all'esercito, e fu partecipe alle dimostrazioni del 5, 6, 7 settembre 1848 quando per le vie di Napoli, s'innalzò il tricolore al grido di "viva la costituzione", com'era avvenuto per la Giovine Italia nel 1833; ma la propaganda che fu intrapresa con i militari fu la causa principale della scoperta di quella setta, poiché alcuni degli ufficiali dell'esercito si affrettarono a rivelazioni (novembre 1848), che condussero ai primi arresti. Ciò nonostante, la setta dell'Unità Italiana tentò di riorganizzarsi, iniziando persino la preparazione di un moto rivoluzionario che avrebbe dovuto scoppiare all'anniversario del 15 maggio, approfittando che un corpo d'esercito napoletano si avviava verso lo stato pontificio per restaurarvi l'autorità di Pio IX, al qual fine lanciò un ardente proclama Ai popoli Napoletani, che fu attribuito al Settembrini. Denunziati il 23 aprile 1849 da certo Iervolino, furono arrestati il Settembrini (23 giugno), il Poerio (19 luglio) e altri principali rappresentanti della setta dell'Unità Italiana, e imbastito un processo che si concluse con la condanna a gravissime pene contro un grande numero di patrioti napoletani, che giacquero per più anni nei bagni penali di Nisida, di Santo Stefano, di Montesarchio, fino a quando una parte di essi furono liberati nel dicembre del 1858. I rimanenti dovettero attendere l'ingresso vittorioso di Garibaldi in Napoli (7 settembre 1860).
Bibl.: G. Paladino, Il processo per la setta l'"Unità Italiana" e la reazione borbonica dopo il '48, Firenze 1928. Ivi la citazione degli scritti precedenti sull'argomento.