UNIONE FRANCESE (Union Française)
Nuovo schema giuridico-costituzionale entro il quale la Francia cerca di modellare il suo impero dopo la seconda Guerra mondiale. Esso è di origine recente ed è sorto, poco dopo la disfatta del 1940, come tentativo di soluzione pratica di fronte ai problemi gravi che la capitolazione di Vichy da un lato e l'adesione di regioni africane a De Gaulle dall'altro avrebbero fatto sorgere al momento della liberazione della Francia. Così resistenza extra-metropolitana e partiti della resistenza interna (socialisti e comunisti), con un ritorno per alcuni alla tradizione giacobina dell'assimilazione unitaria (decreto del 16 piovoso dell'anno II) e per altri a quella federalistica dell'associazione, si proposero di trasformare l'Impero francese in una Unione ispirantesi più o meno direttamente al Commonwealth britannico (v. anche francia, in questa seconda App., I, pp., 971-72).
Tale principio trionfò alla conferenza di Brazzaville, aperta da De Gaulle e svoltasi dal 30 gennaio al 7 febbraio 1944 sotto la presidenza di un cittadino francese di razza nera, il governatore generale Eboué. Più tardi il CFLN di Algeri pubblicò una dichiarazione che prevedeva la costituzione di una Federazione indocinese nel quadro dell'Unione francese (24 marzo 1944). Ma, una volta superata la tormenta, il risorgere del tradizionale nazionalismo nel MRP, la dubbia volontà di De Gaulle di mantenere gl'impegni e insieme avvenimenti come la grave rivolta della Kabilia algerina nel maggio 1945, il fermento nazionalista arabo, che in Algeria si manifesta con l'aumento degli effettivi del partito del Manifesto, creato il 10 marzo 1943 da Ferhat Abbas, e più tardi col risorgere del Partito del popolo algerino di Messalj Hadj, e l'intricata e sanguinosa questione dell'Indocina incominciarono a far sentire il loro peso sulla situazione. Così la commissione di esperti che doveva mettere a punto le decisioni di Brazzaville, nel suo rapporto del 6 luglio 1945 già ripiega: pur dichiarandosi favorevole al suffragio universale nelle colonie, consiglia l'uso del doppio collegio, che viene a riaffermare la distinzione tradizionale fra cittadini e non cittadini; a loro volta, gli assertori del vecchio status quo agitano la minaccia della dissoluzione dell'impero e si fanno difensori di un federalismo accentrato, che è ben diverso da quel federalismo democratico sostenuto dai socialcomunisti ad Algeri nel 1944. Di questo contrasto traccia evidente è rimasta nel primo progetto costituzionale del 19 aprile 1946, ove - anche se la tesi comunista e dei deputati autoctoni di una costituente dell'Unione francese è accantonata - la sinistra marxista impose i proprî principî, ma con un compromesso alquanto incerto fra la dottrina unitaria della assimilazione (art. 44, che dà la cittadinanza francese a tutti i popoli di colore) e quella federalistica dell'associazione (art. 41, che insiste sul carattere volontario dell'Unione).
Respinto il progetto al referendum del 5 maggio 1946, l'iniziativa passò alla destra, ai radicali e al MRP che, con l'energico intervemto di Bidault del 19 settembre 1946, fecero, contro ogni federalismo flessibile, che lasciava ampie possibilità di sviluppo ai membri dell'Unionei prevalere un federalismo accentrato. Questo schema che ha alla base le assemblee locali e al vertice il presidente della repubblica e - puramente consultiva - l'assemblea dell'Unione con metà dei membri di origine e di elezione metropolitana (fu inaugurata Versailles il 10 dicembre 1947), è stato messo in serie difficoltà dalla torbida situazione dell'Indocina, dalla rivolta malgascia e dal fermento algerino; tuttavia esso è uscito rafforzato sia dalle elezioni alla Assemblea algerina (4 aprile 1948), sia dal riconoscimento del Viet-Nam (v.) "nell'ambito dell'Unione francese" (8 marzo 1949).
Bibl.: Deniau, Avec tes défenseurs... Présent et avenir de l'Union Française, Parigi 1947; F. Pinardel, La France et l'Union Française, ivi 1947.