ALTAVILLA, Unfredo d'
Detto anche Abelardo, figlio di Tancredi e della sua prima moglie Muriella, venne in Italia con i suoi due fratelli Guglielmo Bracciodiferro e Drogone, inserendosi subito nelle lotte tra il principe di Salerno Guaimario e quello di Capua, appoggiando prima quest'ultimo e passando poi al servizio di Guaimario, che offriva maggior compenso, con la spregiudicatezza che caratterizza queste prime vicende degli Altavilla. Fu poi in Sicilia, con i fratelli ed altri trecento normanni, come mercenario dell'impero bizantino.
Lo Hesckel (Die Historia Sicula des Anonyrnus Vaticanus und des Gaufredus MalaterTa, Kiel 1891, p. 38 n. 16), seguito dallo Chalandon (Histoire de la domination...I, p. 82), ritiene che Unfredo sia venuto in Italia più tardi, solo tra il 1043 e il 1045; in tal caso non avrebbe potuto partecipare alla spedizione in Sicilia. Certo egli non è nominato nelle ripartizioni che i dodici capi normanni si fecero del territorio pugliese verso il 1042 a Melfi, ove sono pur tuttavia ricordati i fratelli Guglielmo e Drogone. Se invece accettiamo la testimonianza di Goffredo Malaterra e di Amato per cui l'A. venne in Italia con i fratelli, allora il silenzio su di lui significa solo che egli era ancora in una posizione di secondo piano.
Alla fine del 1046 era signore di Lavello, ove era stato posto dal fratello Drogone e dove a lui si rivolse Riccardo Quarel; contemporaneamente s'accordava con Bari insorta contro Bisanzio. Durante le lotte fra Normanni e Bizantini del 1048, U. conquistò Troia e Vaccarizza, aiutando il giovane Roberto, da poco venuto a raggiungere i suoi fratelli, a farsi uno stato.
Morto assassinato Drogone nell'ag. 1051, l'A. fu posto a capo della spedizione, che punì i traditori; poco dopo, anche per la preoccupazione d'un'offensiva pontificia contro i Normanni, sia pur con qualche contrasto, successe al fratello nella posizione di capo del gruppo normanno; ed a lui infatti si rivolsero i baresi ribelli. L'A. operò allora contro i Bizantini in Puglia, che sembravano appoggiare le operazioni offensive del papa, il quale si era presentato in forze nell'Italia meridionale. Prese poi parte, in prima linea, alla decisiva battaglia di Civitate del 18 giugno 1053 e, dopo la vittoria, accompagnò il papa Leone IX a Benevento ove, il 25 giugno, ebbe luogo il convegno in cui si svilupparono attivamente i negoziati che durarono fino al marzo dell'anno successivo e rinnovarono profondamente i rapporti politici tra i Normanni ed il Papato. Morto Leone IX, assediò, ma senza risultato, Benevento. Intanto, guastatesi le relazioni fino ad allora buone tra i longobardi di Salerno e l'A. che aveva sposato una sorella di Guido, zio di Gisulfo di Salerno, il conte normanno iniziò una serie di operazioni militari nel Principato, che devastò in più luoghi.
Potente e ricco di prestigio, già insidiato però dal genio di Roberto il Guiscardo, l'A. moriva nei primi mesi del 1057, lasciando erede suo figlio Abelardo. Fu sepolto nella Trinità di Venosa.
Fonti e Bibl.: De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius auctore Gaufrido Mala terra, in Rer. Italic. Script., II ediz, V, 1, a cura di E. Pontieri, pp. 5. 9, 14-16, 18; Romualdi Salernitani Chronicon, ibid., 2 ediz., VII, I, a cura di O. A. Garufi, pp.181-183, 188; Amato di Montecassino, Storia de' Normanni, a cura di V. De Bartholomaeis, Roma 1935, pp. 60, 67, 111, 120, 137, 149, 155,157-161, 181 s., 224; J. Gay, L'Italie méridionale et l'Empire Byzantin, Paris 1904, pp. 453,470, 486, 488, 490, 502 s., 505,513, 517, 534; F. Chalandon, Ristoire de la domination normande en Italie et en Sicile, I, Paris 1907, pp. 81 s., 91, 106, 111, 118, 129 s., 132, 136 s., 139, 142-144, 147-149, 170, 180, 284.